rassegna stampa

Largo a Dodò: che occasione

Era lì davanti ad aspettare che gli aprissero la strada, come un cavaliere ai piedi di un ponte levatoio, e ha sobbalzato quando sono venuti a chiamarlo per dirgli che poteva entrare dall’ingresso di servizio. Cosa che per lui va benissimo. 

Redazione

Era lì davanti ad aspettare che gli aprissero la strada, come un cavaliere ai piedi di un ponte levatoio, e ha sobbalzato quando sono venuti a chiamarlo per dirgli che poteva entrare dall’ingresso di servizio. Cosa che per lui va benissimo. 

Come riporta l'edizione odierna del Corriere dello Sport, José Rodolfo Pires Ribeiro, rinominato Dodò per l’amore dei brasiliani verso appellativi inesplicabili (a questo non sarà estraneo il volto da bimbo cresciuto), eccoti la fascia sinistra del campo abbandonata da Maicon. Ma Maicon non se ne sta rigidamente a destra? Certo, ma non preoccuparti, da quella parte mettiamo Balzaretti, tu pensa a non far passare nessuno su questo lato. E già non è un compito facile per un difensore brasiliano che avrebbe meritato di nascere ala sinistra.

 

Non è più soltanto una fragile alternativa a Balzaretti, è diventato il primo cambio della difesa in assoluto, tenendo presente che i centrali a gioco regolare si sostituiscono di rado se non ce n’è la necessità.

Aurelio Andreazzoli aveva cominciato a insegnargli i rudimenti dell’arte della difesa che in Brasile non gli sembravano elemento strutturale del gioco di un terzino. Con Zeman, a parte le possibili ironie, Dodò non aveva avuto neppure il tempo di correre da sano, non parliamo di imparare. Garcia gli ha fornito in più la convinzione di saper tracciare una diagonale e di essere in grado di colpire di testa. De Rossi gli ha insegnato a non strafare bloccandolo una volta o due in allenamento in modo non indolore quando il ragazzo si buttava in dribbling poco rispettosi degli avversari e dell’equilibrio della squadra.