rassegna stampa

L’americano è l’uomo giusto al posto giusto

(Corriere dello Sport-A.Maglie) Per una sera la Roma non ha sofferto. Buona notizia per i tifosi e anche per Zeman che non ha visto all’opera la squadra

Redazione

(Corriere dello Sport-A.Maglie)Per una sera la Roma non ha sofferto. Buona notizia per i tifosi e anche per Zeman che non ha visto all’opera la squadra migliore della sua carriera, ma nemmeno la più dissennata e non solo perché Marquinhos conferma, partita dopo partita, di avere le qualità per essere un ottimo centrale difensivo. Qualcosa è cambiato e se lo spettacolo non ne ha tratto giovamento, almeno un beneficio minimo lo hanno tratto gli equilibri. E il discorso cade inevitabilmente su Bradley che è stato sistemato nel cuore del centrocampo per mancanza di concorrenti. (...) Inspiegabilmente, perché l’americano non è propriamente il più scarso della compagnìa e perché quel ruolo (...) lo ha interpretato, con notevole profitto, nel Chievo. Ma, per una di quelle stranezze che appartengono all’imprevedibile mondo del pallone, nelle gerarchie di Zeman il ragazzo ricopriva l’ultima posizione disponibile (quella appunto, dell’estrema ratio), largamente alle spalle del giovane greco Tachtsidis. (...)

Se l’altra sera la Roma ha sofferto meno che in altre recentissime occasioni, il merito è da attribuire in buona misura all’americano, l’unico che abbia interpretato con precisione e spiccato senso tattico il ruolo, che si è sacrificato nella protezione dei difensori fungendo da libero aggiunto, abbassandosi sulla linea dei centrali. L’apporto dell’americano è stato prezioso soprattutto nell’ultima parte della gara quando gli attaccanti persa palla rimanevano troppo alti, spaccando in due la squadra, lasciando metri di campo incustoditi. E se le voragini lasciate da Balzaretti, eccessivamente arrembante ma troppo lentamente rientrante, sono state colmate con qualche successo, il merito va attribuito anche a Bradley che con la sua attenzione tattica ha garantito ai difensori di ruotare limitando al minimo le zone di campo incustodite (...).

I problemi evidentemente non sono tutti risolti. Perché è difficile tenere raccolta in una trentina di metri una squadra che fatica a muoversi all’unisono e non muovendosi all’unisono tende a “spaccarsi” quando gli avversari ripartono, di qui i tre attaccanti, di lì tutti gli altri. Non sempre le “linee” sono perfette. L’altra sera, ad esempio, solo nel primo tempo, in fase difensiva, si sono intraviste: i due attaccanti esterni allineati alle due mezze ali, i quattro difensori e in mezzo il “regista”. Il problema della Roma è proprio questo: riuscire a replicare in tutti i novanta minuti, quando non ha il possesso-palla, questo “disegno” geometrico sul terreno di gioco. (...)