(Corriere dello Sport - S. Di Segni) - Perfino le cicale della pineta di Fregene si fanno più discrete, mentre il feretro di Aldo Maldera, un cuscino di rose rosse e la maglia della Roma, viene adagiato ai piedi dell’altare all’aperto. Una voce rotta, senza volto, passa di bocca in bocca: «Era un gentiluomo. Troppo buono e troppo distante da questo calcio, per riuscire a convivere con intrallazzi e compromessi. Quando allenava le giovanili della Roma rimaneva scosso dal modo in cui alcuni padri avanzavano pretese per i propri figli». E’ un bisbigliare dolce, non disturba la messa.
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L’addio a Maldera Campione gentiluomo
(Corriere dello Sport – S. Di Segni) – Perfino le cicale della pineta di Fregene si fanno più discrete,
Il bomber, Roberto Pruzzo, non si dà pace. Soffre e freme: sembra in straziante attesa di uno sguardo come di un cross, che non incrocerà più. Un pezzo dello scudetto ‘83 saluta il compagno e il campione dall’animo nobile: ci sono Bruno Conti, Franco Tancredi, Sebino Nela, Alberto Faccini e Franco Superchi. Con loro il dottor Ernesto Alicicco, lo storico massaggiatore Giorgio Rossi, il figlio del presidente Dino, Ettore Viola, Luciano Spinosi, Ezio Sella, Roberto Negrisolo, Antonio Di Carlo, Maurizio Cenci, il preparatore Gaetano Colucci, che in un vecchio poster della squadra tricolore è seduto proprio accanto ad Aldo. Gli sguardi dimessi di Giuseppe Giannini e Stefano Desideri testimoniano la breccia di Maldera, anche nei cuori delle nuove leve di quella Roma.[...]
Tra i banchi c’è Felice Pulici, un avversario terribile, con gli occhioni lucidi. I colori delle vecchie maglie di fronte a certi uomini si dissolvono: «Maldera era una persona fantastica e un professionista esemplare. Abbiamo giocato insieme nell’Under 23, ma sul campo lo ricordo soprattutto da avversario. Forte, rispettoso, leale. Da lui subii un gol pazzesco. Lo dico a voce alta: in troppi hanno ignorato il valore di quest’uomo, che meritava anche nel calcio di oggi un ruolo da protagonista in una grande società».
Conti ci restituisce «quel sorriso». E poi «le cavalcate, la botta». Ma l’uomo mantiene comunque il suo vantaggio sul calciatore, seppur maestoso: «Aldo era eccezionale, è stata dura riuscire a trovare la forza per comunicare la notizia della sua scomparsa ai nostri compagni di squadra».
Nela è attraversato ancora da «quella voce. “Sebino - mi diceva - sei una bestia”. E’ stato un esempio per tutti noi, una bandiera del Milan che non ha mai abusato della sua esperienza. Ci insegnò ad essere atleti, gli volevamo bene».
E’ sabato e i viali di Fregene sono un via vai di giovani che vanno incontro al mare. Raccontate anche a loro, chi era Aldo Maldera.
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