(Corriere dello Sport - R.Maida) Li ha guardati lentamente, studiandone le facce una per una, guidando un corteo triste e scoraggiato.
rassegna stampa
La Sud, Totti, la Roma. La rabbia e l'amore
(Corriere dello Sport – R.Maida) Li ha guardati lentamente, studiandone le facce una per una, guidando un corteo triste e scoraggiato.
La Curva Sud urlava di tutto, pretendeva di avere la squadra a tiro di insulto, a pochi passi.«Andiamo allora» . Francesco Totti ha chiamato i compagni, ha accettato il confronto con la folla inferocita, piazzandosi due metri davanti agli altri per proteggerli, per tutelare la loro immagine. Quasi tutti erano a testa bassa, lui no. Senza muovere un muscolo del viso ha accolto la protesta dei suoi tifosi. Gli occhi di ghiaccio ma fieri, alla pari, senza vergogna. Totti era impassibile, paziente. Capitano. Con l’accento sulla “a”.
CAOS CALMO - «Ma non sei tu il problema!» urlavano i tifosi di prima linea, quelli attaccati al vetro che divide la curva dalla pista d’atletica dello stadio Olimpico. «Tu sei un grande, sono gli altri che fanno schifo» . E giù parolacce indirizzate a Rosi, a Kjaer, a molti dei giocatori che gli stavano accanto. Totti, uno scudo potente per il malessere della squadra, ha incassato e ha risposto: «Cosa posso fare?» . «Dije quanto so’ pippe!» , è stata l’esortazione, arricchita da epiteti che non si possono riportare. E poi, mentre la contestazione perdeva vigore, ha accompagnato la Roma all’uscita, nel tunnel sotto i Distinti, dove abitualmente i giocatori escono dopo le vittorie più belle. In questo caso, invece, c’era davvero poco da festeggiare. E la manifestazione di dissenso andrà avanti, civile ma decisa. Forse già oggi, a Trigoria, nella domenica di allenamenti che attende la squadra.
ELOGI - Il gesto di Totti è stato molto apprezzato dai giocatori. Ma anche da Luis Enrique, di cui lo stadio aveva chiesto la cacciata già dopo la sconfitta con la Fiorentina. «Francesco ha fatto un gesto bellissimo - spiega l’allenatore - io non sono andato perché in questo momento sarebbe stata una provocazione verso i tifosi. In ogni caso, sotto la curva non mi vedrete mai. Nemmeno se dovessi vincere dieci o venti partite di fila. Quelle sono cose da calciatori. Quando ero calciatore, mi godevo l’abbraccio della gente. Adesso no, sono un allenatore» . E Baldini lo difende, anche in questo: «Ognuno mette la faccia come vuole. Luis fa quattro conferenze stampa a settimana, si espone in una lingua che non è la sua, non mi sembra che si nasconda. Avete idea di quanto sia difficile? Quanto a Totti, non lo scopriamo mica in questo episodio. E’ sempre disponibile con tutti, sia in campo che fuori. Per noi è troppo importante. Spero che sia ancora lontano il giorno in cui dovremo rinunciare a lui» .
GEMME - In effetti, anche quando gioca, Totti è ancora un maestro di cui Luis Enrique non può fare a meno. A prescindere dai chilometri percorsi, dalle pause, dalle difficoltà che tutti i giocatori della Roma hanno incontrato nel secondo tempo mentre il Napoli si impadroniva della partita, il suo genio ha messo il marchio anche in questa serata. Prima ha costretto De Sanctis a inginocchiarsi con un tiro potente. E Gago, incredibilmente, non ne ha saputo approfittare. Poi, con tre pennellate di classe nella stessa azione, quella che aveva illuso la Roma, ha spinto la squadra verso il vantaggio. Che non è bastato a vincere, a risalire la classifica, e nemmeno a riconquistare la Curva Sud. Ma il giudizio popolare è stato chiarissimo: non è mica colpa di Totti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA