(Corriere dello Sport - S.Agresti) E’ il giorno della Juventus, è il giorno di Totti. L’una e l’altro trasformano questo sabato di gennaio in qualcosa di indimenticabile, perché entrambi fanno a modo loro la storia.
rassegna stampa
La bandiera delle bandiere
(Corriere dello Sport – S.Agresti) E’ il giorno della Juventus, è il giorno di Totti. L’una e l’altro trasformano questo sabato di gennaio in qualcosa di indimenticabile, perché entrambi fanno a modo loro la storia.
Una storia piccola e parziale la Juventus: il titolo di campione d’inverno, che mancava da sei anni, è benaugurante ma non definitivo e (...). Semmai è confortante, per il mondo bianconero, la prova di forza della squadra in quel di Bergamo: una prestazione totale a tratti entusiasmante, che conferma (qualcuno ancora ne dubitava?) quanto sia auterovole la candidatura juventina per lo scudetto.
E’ invece definitivo e sensazionale il capitolo di storia scritto da Francesco Totti, che è diventato - una volta per tutte - la bandiera delle bandiere: nessuno, nella storia del nostro calcio, ha segnato 211 volte con la stessa maglia in serie A (e questo campionato esiste dal 1898). Un record pazzesco, che acquista valore perché incastonato nel momento d’oro della Roma: anche ieri, con il Cesena, i giallorossi sono piaciuti tantissimo. Antonio Conte ha costruito una Juventus speciale: feroce e bella, aggressiva e affidabile, veloce e attenta. Ma, se dovessimo individuare un solo tratto caratteristico della squadra bianconera, sceglieremmo proprio l’agonismo: questa ferocia, questa cattiveria, questa fame sono qualità decisive, che trasformano ottimi calciatori (come Lichtsteiner o Pepe o lo stesso Giaccherini) in semifenomeni. Del resto di fuoriclasse conclamati la Juve ne ha due, non di più: Buffon e Pirlo (oltre al panchinaro Del Piero). Sono la voglia e l’organizzazione che permettono ai bianconeri di volare, mettendo sotto in modo evidente anche un’ottima squadra come l’Atalanta. Così oggi il Milan è obbligato a vincere per non perdere terreno dalla capolista (...). Francesco Totti, l’altro eroe di giornata, ha scavalcato Gunnar Nordahl, un mito milanista che - guarda caso - ha giocato (e fatto gol) pure nella Roma. Il capitano giallorosso è dunque un monumento alla fedeltà, oltre che alla classe, e ci viene da sorridere se pensiamo che non da mesi, ma da anni c’è chi lo ritiene pronto per la pensione, e lo ribadisce non appena sbaglia una partita. Noi, più semplicemente, pensiamo che il calcio non abbia età: se un calciatore è migliore degli altri, non si capisce perché debba essere messo in discussione solo a causa della carta d’identità. In questo l’Inter è un esempio: nessuno si sogna di chiedere l’accantonamento di Zanetti, benché abbia ampiamente superato i 38 anni; finché corre più degli altri (e continua a farlo, visto il derby?), lo abbracciano e lo ringraziano. Per dubitare del futuro da calciatore di Totti, aspettiamo che fallisca non un incontro o due, ma una stagione intera. Finora non è mai successo, nemmeno stavolta, nonostante l’avvio non sia stato felice, più per i pregiudizi altrui che per suoi demeriti. La doppietta lampo di Totti ha lanciato la Roma verso un successo agile e troppo facile contro il Cesena (e il 3-0 all’8’ è un altro piccolo record). Esclusa la pausa forzata di Catania, per i giallorossi si tratta del quarto successo consecutivo: una continuità significativa, che ha permesso a Luis Enrique di scalare la classifica avvicinando le posizioni di vertice, più adatte al valore del gruppo. E adesso per la Roma arriva un test importante, cioè i quarti di finale della Coppa Italia, in programma martedì a Torino proprio contro la Juventus. I bianconeri non hanno l’Europa, i giallorossi l’hanno buttata: in questo momento, anche la bistrattata coppetta di casa nostra assume un notevole valore. E l’ultima grande Roma di Luis Enrique ha tutto per confrontarsi con la capolista del campionato. Tutto, sì: a cominciare dalla bandiera delle bandiere.
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