rassegna stampa

Garcia pesca tre jolly

I due punti persi a Torino non torneranno ed è meglio che la Roma superi in fretta qualsiasi accenno di depressione. D’accordo, la depressione non si affronta riflettendoci sopra.

Redazione

I due punti persi a Torino non torneranno ed è meglio che la Roma superi in fretta qualsiasi accenno di depressione. D’accordo, la depressione non si affronta riflettendoci sopra.Afferra i visceri e basta, non è un avversario della ragione. L’agire è una medicina molto più efficace. I giocatori della Roma tornerebbero in campo domani, anzi ieri, per far pagare al Sassuolo innocente le frustrazioni di domenica e riprendere più sereni la strada interrotta delle vittorie in serie.

Non è lecito e allora, come dice il Corriere dello Sport, cerchiamo di pensare. La squadra riprende ad allenarsi domani. Magari Rudi Garcia riuscirà finalmente a rivedere in faccia Gervinho e persino a riconoscerlo dopo tanta assenza. Seguiranno quattro giorni di preparazione alla partita, da vivere evitando di farsi montare dentro l’ansia da prestazione.

Restate calmi, come recitava il sottotitolo di un film su un’epidemia letale. La partita con il Torino ha presentato in passerella tutti i limiti della Roma di oggi. Si è scoperto che persino Garcia può sbagliare o ritardare un cambio, che qualche arbitro ancora nutre poco rispetto per questo club a volte scomodo, che il centrocampo è arciricco di talento ma povero di alternative, che in assenza di Gervinho e del suo fornitore abituale Totti la manovra manca di accelerazioni.

Ce n’è quanto basta per essere preoccupati. Non depressi, però. Questi sono problemi in parte contingenti, legati alla stanchezza di una partenza sparata o superabili per esempio attraverso un intervento ben modulato nel mercato di gennaio. A Torino si è vista però anche, forse soprattutto, una squadra del tutto in linea con il suo ruolo di capolista. La Roma ha commesso l’errore di credersi semiperfetta, in grado di gestire con comodo una vittoria dopo aver semplicemente segnato un gol passata da poco la metà del primo tempo.

Ma quando Meggiorini e Cerci hanno mostrato con decisione che niente è perfetto, neppure una difesa capace di incassare soltanto un gol in dieci partite, la squadra di Garcia e Garcia stesso non si sono né abbattuti né accontentati. Hanno reagito. E per venti minuti si sono accomodati nella metà campo avversaria a cercare la strada perduta della rete, in vari modi, con vari sistemi, non ultimo quello sbagliato di Maicon che prima si scavava gallerie lungo la fascia destra e poi superati gli sbarramenti si fermava ad aspettare che qualcuno lo malmenasse - senza che l’arbitro si sia mai commosso - invece di seminare semplicemente i difensori.

La Roma è una squadra con la testa aerata, sgombra da vittimismi, e con il fisico a posto. Altrimenti non avrebbe avuto la forza di trasformare la partita dopo aver subito il pari.

In più adesso al di là dei giochi di parole di Garcia non deve preoccuparsi di minuzie tipo le vittorie consecutive o i minuti di imbattibilità di De Sanctis. Può cominciare un cammino normale alla fine di una partenza di campionato anormale. Alla lunga, l’ossessione dei traguardi parziali si appende ai muscoli e li affatica. Il pareggio di Torino è duro da digerire perché spezza un’emozione. Il prossimo sarà soltanto un punto in più da aggiungere alla classifica.

Il terzo aspetto positivo della serata grigia di Torino sta nell’epifania di Adem Ljajic come possibile guru minimalista dell’attacco, surrogato di Totti nella dote di rendersi appoggio morale e tecnico della squadra intera, lama in grado di ferire di punta e di taglio. Sta solo alla Roma coprire con queste qualità i difetti raccontati più sopra. Si può fare, questo è ciò che conta.