rassegna stampa
Garcia: “Non siamo ancora al livello delle big”
Rudi Garcia aveva la gloria in mano ma ha avuto paura. Voleva vincere ed ha profarlo a farlo. I gironi di Champions League lo respingono da sempre.
Rudi Garcia aveva la gloria in mano ma ha avuto paura. Voleva vincere ed ha profarlo a farlo. I gironi di Champions League lo respingono da sempre.
Fortuna, esperienza. «Era una partita molto equilibrata. Palla dentro per loro, palla fuori per noi. Per passare in queste situazioni serve anche un po’ di fortuna e la fortuna ha scelto gli avversari. I giocatori del City hanno più esperienza di queste partite che valgono come finali. Noi stiamo imparando. Per raggiungere il loro livello ci serve ancora tempo».
Adesso c'è l'Europa League. «Non solo. Resta l’Europa League, che è una competizione di alto livello, ma soprattutto resta il campionato. E’ la priorità. Bisogna giocare alla grande per vincerlo».
La reazione della Roma è stata una reazione nervosa. «Avremmo dovuto fare meglio, è vero. Ma abbiamo saputo che il Bayern stava vincendo con il Cska. A quel punto ci sarebbero servite due reti. E’ stato un brutto colpo, dal punto di vista psicologico. Per il resto, abbiamo sviluppato il nostro gioco. Nel primo quarto d’ora avremmo potuto segnare con Holebas. Il calcio è fatto anche di un palo, di un pallone che entra oppure no. Il City è forte: se non c’è Aguero c’è Dzeko, se non c’è Silva c’è Nasri. A proposito, certi giocatori non andrebbero lasciati tirare in libertà. E noi non abbiamo sostenuto sufficientemente le punte. Così è andata male».
Garcia sta ripensando alle sclete e a quella strada in discesa che, dal Sassuolo al Manchester, si è complicata. «De Rossi non era al meglio. Lo hanno espulso in campionato, ha vissuto giorni complicati. Ho preferito lasciarlo riposare. Lo avrei inserito se avessimo avuto un risultato da difendere. Non c’è stata la possibilità. Niente rimpianti. Giocare per lo 0-0 con il City sarebbe stato un suicidio. Mi dispiace per i ragazzi, ma adesso da loro mi attendo un campionato e un’Europa League al massimo. Ora usciamo da questa Coppa, però il prossimo anno voglio disputarla di nuovo».
Con una squadra migliorata. «Questa è l’ambizione». Prima. «Ma non c’è paragone tra quello che succedeva a Lilla e ciò che faccio con la Roma. Qui vogliamo costruire un club che si avvicini alle grandi, che competa con loro. E per riuscirci, per avere anche gironi meno terribili di questo, dobbiamo giocare regolarmente in Europa. Ecco perché il campionato è in testa ai pensieri». Adesso c’è un’Europa League, che la Roma affronta senza neppure essere testa di serie.
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