Improvvisamente Rudi Garcia si è reso conto di non essere capitato nei giardini dell’Eden. Semmai in un più prosaico orto maltrattato dagli elementi e bisognoso di molte cure e molta attenzione per produrre frutto. Naturalmente se lo immaginava, però voleva capire fino a che punto fosse necessario lavorare giorno e notte sulla Roma e quanto invece fosse possibile lasciar fare alla natura, al puro talento di cui la squadra non è sprovvista. Come riporta il quotidiano corrieredellosport, Garcia ha assaggiato la vittoria su Mourinho, il Chelsea l’ha spuntata all’ultimo fiato sulla Roma perché l’ha meritato, perché ha una rosa più ricca e perché entra in area più facilmente dei giallorossi, ancora appesi alle corde di salvataggio distribuite da Totti. D’altra parte per mezz’ora buona una Roma privata di De Rossi e Pjanic dall’aria condizionata americana - mescolata in un cocktail micidiale con il caldo umido di Washington - ha giocato meglio del Chelsea. E questo non lo dimentica nessuno. Tanto meno Garcia, al quale ha fatto più rabbia che tristezza l’abbandono della partita nel secondo tempo. Siccome non è tipo da chinare la testa e tirare avanti, si è sfogato: «Buono il primo tempo, con diverse occasioni da parte nostra. Poi loro hanno inserito gente fresca e noi ci siamo abbassati. Ma quando mancano le gambe bisogna giocare con la testa. Magari tenere la palla. Il problema secondo me è stato questo, il calo fisico non è la questione più importante».
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Garcia: «Manca la testa»
Improvvisamente Rudi Garcia si è reso conto di non essere capitato nei giardini dell’Eden. Semmai in un
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