rassegna stampa

Emozione Pjanic, paradiso Bosnia

Pjanic non è commosso. Pjanic piange. Piange così fragorosamente, di getto, di pancia, di amore, da non riuscire a parlare.

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Pjanic non è commosso. Pjanic piange. Piange così fragorosamente, di getto, di pancia, di amore, da non riuscire a parlare.

Come riporta l'edizione odierna del Corriere dello Sport,  Pjanic aveva due anni nel 1992, quando la sua terra è stata deflorata e dilaniata da uno dei peggiori massacri del Novecento. Nel periodo della disgregazione della Jugoslavia era il perfetto epicentro degli scontri, che erano etnici e pure religiosi. Pjanic ricorda poco ma sa, per questo porta da 21 anni quel magone addosso. E’ stato fortunato, rispetto ai 100.000 che sono morti lui non ha sentito neppure un kalashnikov.

Ma questo Mondiale è un miracolo di ricostruzione, tanto che dopo la qualificazione Dzeko urla una “minaccia” che mira a ripristinare la normalità competitiva: «Mando un saluto al Brasile. Quando arriveremo là, mostreremo di che pasta è fatta la Bosnia». Perché da ora in poi deve diventare solo una questione sportiva.