rassegna stampa

Effetto Zeman

(Corriere dello Sport-R.Maida) Proprio adesso che il sogno si è avverato, i romanisti sognano. E’ tutto come quindici anni fa. Non c’erano l’euro e gli smartphone, esistevano le torri gemelle e la speranza in un millennio più giusto.

Redazione

(Corriere dello Sport-R.Maida) Proprio adesso che il sogno si è avverato, i romanisti sognano. E’ tutto come quindici anni fa. Non c’erano l’euro e gli smartphone, esistevano le torri gemelle e la speranza in un millennio più giusto.

Eppure questa storia di ritorni e risarcimenti, di passioni forti e ineliminabili, riparte con un salto immediato dal 1997, quando per la prima volta quest’uomo enigmatico e affascinante è entrato a Trigoria. Ieri, dopo un lungo periodo di frustrazioni, Zdenek Zeman ha riabbracciato la sua gente rivelandosi attraente per il solo fatto di esserci. Non è una rivincita, questa, verso un calcio che l’ha rigettato?

 

TAMBURI - (...)I cancelli del centro sportivo cominciano a vibrare. Bum, bum, bum. Fuori, trecento persone battono il ritmo a colpi di mano. «Olè, olè, olè, olè, Zeman, Zeman!» . Un canto intonato e fedele, un rumore infernale di percussioni improvvisate, da stadio sudamericano. Il coro impazzisce nel momento in cui Zeman si avvicina per salutare la gente. Si è acceso il pulsante della voglia del popolo, irrefrenabile. «Apri il cancello, Baldini apri il cancello!» . Da dentro Baldini, che si sta rilassando con una sigaretta, accorre in prima linea. Si lascia travolgere anche lui dall’emozione, da una commozione che non sospettava potesse uscire. Poi ordina: «Aprite il campo della Primavera» .

MIGRAZIONE - La gente si riversa di corsa dall’altra parte, esonda attraverso l’ingresso della casa della Roma, si avvinghia alla rete del campo sintetico dedicato ad Agostino Di Bartolomei dove proprio in quei minuti si sta allenando una squadra di giovani talenti della squadra. E’ Tempestilli ad avvisarli che bisogna lasciare spazio all’amore. Quelli che erano trecento diventano cinquecento. I suoni della felicità aumentano, si accorpano, strabordano. «Vinceremo il tricolor» , «Dai boemo, portaci in Europa» . Zeman entra, si avvicina alla ringhiera, li saluta uno per uno. «Facce diverti’, facce sogna’» gli urlano. Lui raccoglie una sciarpa giallorossa, la mette al collo. Ai vecchi rituali non si nega mai. Zeman è uno di loro, è stralunato, è felice. Sulle tribunette anche qualche giornalista ha gli occhi lucidi, ricordando lo stesso giorno di 15 anni fa quando questo entusiasmo e questa carica, a Roma, erano abituali.

ACCENDINO - Ecco, se qualcuno aveva ancora dei dubbi sull’ingaggio di Zeman si sarà reso conto che quella della Roma non è stata una mossa intelligente. E’ stata l’unica mossa possibile. Narcotizzati da un calcio impersonale, lontano, negli ultimi anni anche i tifosi romanisti si erano distaccati fisicamente dalla squadra. Con Zeman no, si ricomincia. Il senso di appartenenza, di orgoglio, di sfida è stato riacceso. E i primi risultati sono qui a dimostrarlo. «Mi auguro che tutti continuino ad essere felici - spiega lui - Loro erano appassionati e vicini alla squadra anche nel 1999, quando sono andato via. Se poi qualcuno è scettico, proverò a convincerlo della bontà del mio lavoro. La speranza è di portare tanta gente felice allo stadio» .

TUTTI ALLO STADIO - Le premesse sono ottime. Molti, moltissimi, sono pronti ad abbonarsi dopo aver giurato di non farlo più. Tutto per Zeman, a prescindere dal mercato che verrà. Nei primi giorni di vendita riservata ai vecchi tesserati, già in 2.500 hanno rinnovato. E dal 15 giugno tocca a chi la prelazione non l’aveva: sono previste lunghe file davanti ai Roma Store. Se lo scorso anno gli abbonati della Roma erano 18.400, dopo la riapertura del girone di ritorno, adesso le proiezioni dicono che la cifra può raddoppiare. Significa avere già vinto senza essere, stavolta sul serio, schiavi del risultato.