(Corriere dello Sport) Con la debacle di Lecce salgono a 12 le sconfitte della Roma in questa stagione: 3 all’Olimpico e 9 lontano dalla Capitale.
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Dodici sconfitte in 31 giornate Dietro si sbanda: incassati 41 gol
(Corriere dello Sport) Con la debacle di Lecce salgono a 12 le sconfitte della Roma in questa stagione: 3 all’Olimpico e 9 lontano dalla Capitale.
Numeri impietosi: peggio hanno fatto, in termini di scivoloni esterni, solamente Genoa, Novara e Cesena, club che lottano nei bassifondi della classifica di Serie A. Sotto la gestione Luis Enrique la difesa è il reparto che scricchiola di più: con i 4 gol subiti da Di Michele e Muriel le reti incassate diventano in totale 41 (in 31 partite), di cui 26 in trasferta (in 16 partite).
Sono invece 49 i gol realizzati finora: 31 in casa e 18 in trasferta. E’ la terza volta che la Roma prende 4 reti in una sola partita: oltre al Lecce, sono entrate nel club del poker anche Atalanta e Cagliari, mentre Fiorentina e Milan si sono fermate al tris. I giallorossi realizzano almeno un gol da otto turni consecutivi: Bojan e Lamela hanno aumentato la striscia che parte dal 19 febbraio, quando la Roma superò il Parma grazie a Borini dopo la sconfitta contro il Siena.
Questa squadra non conosce mezze misure, non a caso è il club che ha pareggiato di meno nel massimo campionato italiano: appena 5 le volte che Osvaldo e soci hanno diviso la posta in palio (Catania, Bologna, Juventus, Siena e Inter).
L’ultimo pareggio risale a inizio febbraio quando, a Catania, De Rossi rispose alla rete di Legrottaglie per l’1-1 finale. Nel 2012 c’è da registrare un altro 1-1, quello maturato all’Olimpico contro il Bologna. Solo in un'occasione la banda di Luis Enrique ha chiuso i novanta minuti sullo 0-0: a San Siro contro l’Inter, a inizio stagione. Lamela sale a quota 3 nella classifica dei cannonieri, nel Salento ha segnato per la prima volta da fuori area (sempre di sinistro), mentre Bojan aumenta lo score personale (6 gol stagionali) diventando il terzo marcatore giallorosso alle spalle di Osvaldo e Borini.
Lorenzo Scalia/Infopress
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