rassegna stampa

Calcioscommesse, Di Martino: “La Seria A è intoccabile”

(Corriere dello Sport – A.Ramazzotti) – Roberto Di Martino, il pubblico ministero che sta conducendo l’inchiesta sul calcio scommesse, si accomoda sul divano di casa sua e risponde alle nostre domande.[…]

Redazione

(Corriere dello Sport - A.Ramazzotti) - Roberto Di Martino, il pubblico ministero che sta conducendo l’inchiesta sul calcio scommesse, si accomoda sul divano di casa sua e risponde alle nostre domande.[...]

 

Dottor Di Martino, che idea aveva del calcio prima di questa inchiesta?

«Diversa e, se devo dire la verità, non mi aspettavano che le cose stessero così. Mi sono un po’ meravigliato. Si può immaginare che qualche gara possa essere combinata, ma pensavo che si trattasse di casi più rari. Lo confesso, ci sono rimasto male. Ora veramente quando guardo una partita ho qualche perplessità e mi chiedo sempre se ci sia qualcosa dietro. Mi sa che aveva ragione mia moglie...».

Cosa diceva sua moglie?

«Lei non segue il calcio eppure in passato si chiedeva “chissà quanti incontri sono truccati”. Da sportivo mi ribellavo all’idea e le spiegavo che negli eventi internazionali più importanti difficilmente si possono fare combine».

I primi sei mesi dell’inchiesta che sta conducendo insieme al capo della Squadra Mobile Lo Presti dimostrano il contrario.

«L'esito dell’inchiesta è stato positivo: sono state accertate tante cose e tante altre verranno accertate. Avverto comunque un senso d’impotenza perché non potrò portarla avanti tutta la vita e rimarranno molti interrogativi che non avranno una risposta definitiva. Se si mettono insieme atti e interrogatori finora sono state attenzionate, non so, cento partite, ma sarà tanto riuscire a dare un giudizio certo su 20 o 30. E poi c’è il discorso sulla Serie A... Ogni volta che viene sfiorata, avverto sia una maggiore omertà dei calciatori sia una levata di scudi da parte di tutti. C’è disagio e la A sembra innominabile. Mi lascia perplesso che della B e della Lega Pro si possa dire di tutto, mentre della A...».

A giugno quando illustrò la sua «sensazione» che il giro delle scommesse si sarebbe allargato alla Serie A fu molto criticato

. «In quell’occasione ammetto di aver sbagliato la scelta della frase e quando parlai di sensazione mi saltarono tutti addosso. In realtà volevo solo essere... prudente. Adesso ci troviamo di fronte a 7, 8, 10 partite di Serie A che rimarranno almeno con interrogativi pesantissimi. Alcune le ha indicate Gervasoni, altre i “collaboratori” in Finlandia e in Germania, altre gli zingari... E poi basta leggere gli atti: se ci sono nominate anche le gare di A, e più volte, è difficile che si tratti di una combinazione. E’ impossibile pensare che tutti parlino a vanvera».

Prevede ulteriori sviluppi sulla Serie A?

«Penso che qualcosa debba ancora venir fuori. Penso e spero... Questa non è un’inchiesta in cui dici “se viene fuori tutto, mettiamo tutti in galera”. Sarebbe bello chiarire ogni aspetto e ripartire da zero, con un calcio pulito. Magari con gli stessi giocatori che hanno sbagliato perché sono anche dei grandi calciatori e sarebbe sciocco perderli. Però è necessario un quadro con maggiori certezze. Questo lo dico più da sportivo che da magistrato. Forse è un’illusione perché il fenomeno è mondiale e non è facile ottenere un risultato del genere. Non possiamo risolvere i problemi delle altre nazioni, ma c’è una collaborazione internazionale che è importante e fruttuosa».

Peccato che non sia ancora servita ad arrestare Gegic...

«Penso che sia difficile che Gegic si sottragga molto a lungo all'arresto. Dovrebbe non giocare più, non tornare più in Svizzera e, anche se risulta avere due nazionalità diverse, il rischio di essere arrestato per lui è molto forte».

Ci saranno nuovi indagati delle prossime settimane?

«Senz'altro. Gli indagati ci sono già, ma non ho avuto il tempo materiale di procedere alla loro iscrizione. Ci sono persone seriamente coinvolte, soprattutto quelle indicate per una pluralità di partite, non una sola. Il problema è che a febbraio dovrò occuparmi della strage di Piazza della Loggia e per me non sarà facile trovare il tempo per fare tutto».

A febbraio di cosa avrà bisogno per portare avanti questa inchiesta?

«Che l’organico della mia Procura sia completato perché fatico a fare il procuratore con inchieste del genere. Così non riusciamo ad andare avanti. Non posso seguire solo il calcio...».

Due giorni fa ha smentito che nell’inchiesta fossero coinvolti Buffon, Fabio Cannavaro e Gattuso. Conferma?

«Anche in passato quando c’è stato da dire (intende da smentire, ndi) l’ho fatto. I nomi non erano inventati, ma appaiono nelle carte in contesti che non autorizzano né a iscrizioni nel registro degli indagati o né ad approfondimenti».

E’ giusto considerare Gervasoni il grande pentito di questa seconda fase dell’inchiesta?

«Secondo me Gervasoni ha detto la metà di quello che poteva dire. Ha assunto un atteggiamento di collaborazione, ma di Doni ha parlato solo quando gli è stato comunicato che l’atalantino aveva parlato di lui. I pentiti veri e propri non esistono o io non ne ho mai trovati: ci sono persone che assumono un comportamento più collaborativo e altri che raccontano solo il minimo indispensabile».

Su cosa si concentrerà nel 2012?

«Sono stati fatti tanti nomi e bisogna trovare dei riscontri su quello che ha detto Gervasoni. Ora però è più urgente chiarire i contorni di alcune partite ancora da definire».

Che tempi prevede per arrivare ad un processo?

«Non escludo che ci siano degli “stralci”, che le cose “mature” siano mandate avanti (a processo, ndi), ma penso che la fase istruttoria andrà avanti ancora un annetto».

Il processo rimarrà di competenza del tribunale di Cremona?

«Per ora sta a Cremona e legittimamente. I criteri che ho seguito sono ripresi dal Codice e poi è difficile stabilire dove viene consumato il reato associativo. Ricorrono dei criteri, uno di questi è chi ha proceduto per primo all'iscrizione (la Procura di Cremona appunto, ndi)».

Che calcio vorrebbe vedere in futuro?

«Pulito e spettacolare, con più reti e meno catenaccio. Mi ricordo che negli anni ‘60 quando l'Inter e il Milan vincevano la Coppa dei Campioni nelle partite di ritorno c’erano grandi catenacci, 0-0 eroici con difese strenue. Anche quella era una prova di bravura, ma per gli esteti non era il massimo. A me piacciono più i pareggi per 3-3 rispetto agli 0-0. Basta però che non sia tratti... Over. Perché, capitemi, adesso quando vedo un 3-3 in campionato penso male. E quest'anno ce ne sono state parecchie di gare con tante reti...».