(Corriere dello Sport - G.Febbo)Il pentagono delle meraviglie. Cinque punti di riferimento essenziali per il Rinascimento zemaniano. Zdenek si è mosso per quasi un anno all'interno di questi spazi dove l'humus era fertilissimo per sé e per gli altri. Ha seminato il suo verbo, distribuito pillole di saggezza calcistica e, mentre questo magnifico e non debellabile virus si insinuava nella sua creatura fino a farla diventare invincibile, il boemo si è rilassato (...)
rassegna stampa
Dentro Pescara c’è tanto Zeman
(Corriere dello Sport – G.Febbo) Il pentagono delle meraviglie. Cinque punti di riferimento essenziali per il Rinascimento zemaniano.
ABITUDINI - La sua avventura pescarese è cominciata bene ogni mattina, quando dopo il caffè si affacciava dal terzo piano della sua casa sulla riviera nord, Lungomare Matteotti, e vedeva persone di ogni età dedicarsi allo jogging con dietro uno sfondo azzurro, declinato in ogni totalità, fino all'intersecarsi dell'orizzonte tra mare e cielo. « In questa città corrono tutti e pure gratis », disse una volta ai suoi giocatori, « a maggior ragione dovete farlo voi che siete pagati ». Insigne, Immobile e Verratti si guardarono terrorizzati, solo dopo capirono.
Ogni giorno lo stesso rito. Sigaretta in bocca, al volante della sua Citroen C4 nera, direzione Città Sant'Angelo: dieci chilometri di strada in direzione nord sul lungomare fino allo svincolo autostradale, poi si va a scollinare verso l'interno, strada facile facile fino al Poggio degli Ulivi, la sua seconda casa. E qui, in un crescendo rossiniano di entusiasmo, man mano che il suo Pescara comincia a diventare irresistibile, Zeman è sempre più oggetto del desiderio.
(...) Il boemo parla poco, ma ricambia a gesti. Sempre disponibile, mai scontroso, Pescara comincia a diventare il suo habitat naturale. Si trova a suo agio ancora di più all'ora dei pasti. Non è vorace, piuttosto un buongustaio. La moglie Chiara, che abita a Roma, lo raggiunge il sabato precedente alle partite casalinghe, insieme ai figli Karel e Andrea, gli prepara i sughi per la settimana. Zdenek spesso li dimentica nel frigorifero e va fuori per l'immancabile seduta conviviale. Il suo ristorante preferito è da "Franco", specialità pesce, locale elegante e cordiale, incastonato nell'incantevole Porto Turistico, in via Papa Giovanni XXIII. Ma non disdegna il resto.
Frequenta volentieri la "Murena", nei pressi del porto canale, e anche la pizzeria California, in zona Colli, dove gli arrosticini (spiedini di carne di pecora nostrana) sono teneri e saporiti. E poi c'è "L'Osteria numero Mille", in pieno centro, nella zona vecchia di Pescara, proprio dietro la casa natale di Gabriele d'Annunzio. E con la benedizione del Vate, Zeman si gusta, insieme ai dirigenti, una memorabile polentata. Il tutto mentre può ripassare i suoi schemi dal momento che il titolare ha fatto stampigliare su tutti i tovaglioli la scritta "4-3-3", seguita dalla storica frase del boemo pronunciata nel momento più delicato della stagione, quello in cui la squadra rimase bloccata due mesi dalla neve: "mo' ce lo faccio vedere io se zemanlandia è finita". Già, la neve.
DAL DOLORE AL SOLLIEVO - Di quel periodo si ricorda uno Zeman armato di pala che cerca di liberare il campo di allenamento. E dire che in questo angolo dell'Adriatico la temperatura è quasi sempre mite, incredibile come per quasi un mese la città sia rimasta paralizzata dai cristalli ghiacciati del blizzard. Poi, una primavera per nulla dolce, anzi maledetta. L'improvvisa morte di Franco Mancini, che il boemo considerava un figlio, due settimane dopo la disgrazia di Morosini durante Pescara-Livorno allo stadio Adriatico. Zeman è devastato dal dolore, ma riesce a reagire. Parla di meno, ha perso il sorriso, trova un po' di sollievo solo sul campo da golf. E' quello di Miglianico, venti chilometri a sud-ovest della città, in Contrada Cerreto 58, è proprio un gioiellino. A volte si confronta con gli imprenditori Mario Dragonetti e Marco Tuccella, handicap 16 come lui, vince anche un torneo. Ma se la spassa veramente solo quando sfida il suo vice, Vincenzo Cangelosi, che da fedele e silenzioso scudiero, si trasforma sul green in un irascibile e rissoso sparring partner. Il fatto è che il "maestro" è troppo forte per lui.
Girano diverse leggende metropolitane sulla coppia che scoppia. Una è questa: sono alla terza delle 18 buche. Dopo il tiro quasi perfetto di Zeman, tocca a Cangelosi e va così così, diciamo pure fuori direzione. Vincenzo prova a consolarsi: "però, ha suonato bene"! Il perfido Zdenek, di rimando: "la prossima volta portati una chitarra che suona meglio". Il furente Cangelosi abbandona il campo urlandogli di tutto, mentre il boemo continua da solo indifferente e con la sigaretta in bocca. Non si potrebbe, ma a lui è concesso. Niente paura, si riconcilieranno presto. Lo fanno soprattutto il sabato, allo stadio Adriatico, in viale Pepe, ultimo spigolo del pentagono. E lì che Zeman ricostruisce il suo mito, portando il Pescara in serie A dopo vent'anni, primo posto in classifica con 90 gol fatti, una storia nella storia. Domani tornerà per la prima volta da avversario in quel piccolo teatro: spera che lo accolgano bene, sapendo che se non dovesse succedere, sarà solo per il dolore di un amore finito troppo presto.
LA GRANDE FESTA - L'ultima volta che è stato visto in giro per la città si trovava su un pullman scoperto con 100mila tifosi che lo osannavo e lo imploravano di restare. Non poteva, di fronte al richiamo irresistibile della Roma. Qualcuno se l’è presa a male, altri hanno capito, ma Zeman a Pescara sarà sempre di casa. Due settimane fa, proprio il giorno dopo la sconfitta nel derby, un altro richiamo irresistibile: gli arrosticini di Giacomino a Villa Celiera, nella provincia, 30 chilometri da Pescara, insieme al presidente Daniele Sebastiani. Giurano di aver parlato di tutto tranne che di calcio. C’è da credergli, tra loro c'è un’empatia che va oltre. Una volta si sono fatti fotografare insieme su un calesse per ironizzare sull'uscita infelice del sindaco di una città abruzzese che aveva mistificato le origini del tecnico. Sono fatti così. Si vogliono bene e sanno che domani è un altro giorno. Guarda un po', quello di Pescara-Roma.
g.f./GieffePress
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