(Corriere dello Sport-A.Maglie) Del Piero porta la Juve alla semifinale di Coppa Italia segnando il primo gol di questa stagione. Una rete bellissima, quella del capitano bianconero che ha spento definitivamente la luce di una Roma
rassegna stampa
Del Piero-magia. La Roma si inchina
(Corriere dello Sport-A.Maglie) Del Piero porta la Juve alla semifinale di Coppa Italia segnando il primo gol di questa stagione. Una rete bellissima, quella del capitano bianconero che ha spento definitivamente la luce di una Roma
lenta e prevedibile, «tradita» alla fine anche dal suo «gioiellino» Lamela autore di un gesto (un calcione da terra a Chiellini a palla lontana) non degno di un atleta che vuole essere protagonista nel calcio italiano e internazionale. (...)
Ieri, oggettivamente, la partita è durata poco anche perché la squadra giallorossa, dopo essere andata in svantaggio dopo appena sei minuti, non è riuscita a cambiare registro, ad alzare il ritmo, la velocità del possesso-palla, a trovare le verticalizzazioni e i tagli degli attaccanti esterni. E fatta eccezione per un paio di episodi (una conclusione di testa di Kjaer, un tiro dalla distanza di Gago, una punizione di Pjanic, un assist di Totti sprecato da Borini), i ragazzi di Luis Enrique non hanno mai dato l'impressione di poter cambiare a proprio favore l'andamento della sfida. Dopo il raddoppio di Del Piero e l'espulsione di Lamela (a ventuno minuti dalla fine), la partita ha assunto i toni di una esibizione con una traversa colpita da Quagliarella, un salvataggio sulla linea di Kjaer (conclusione di Matri) che poi con un autogol (per anticipare sempre Matri) ha provveduto a eliminare tutti i dubbi relativamente al risultato finale con un autogol, quasi un epitaffio su una prova poco entusiasmante.
CATTIVA -C'è un aspetto impressionante di questa Juve: la «cattiveria», probabilmente concimata in stagioni di parche soddisfazioni. E quella determinazione coniugata con una condizione atletica straordinaria e una sistemazione tattica perfetta, ha decisamente spiazzato la Roma che è apparsa improvvisamente più piccola rispetto alle ultime prestazioni. La squadra di Luis Enrique è tornata indietro di qualche mese: possesso palla tutto in orizzontale, lento, con gli attaccanti che si muovevano poco in fase di possesso e non aiutavano i centrocampisti in quella di non possesso. Troppo veloce, la Juve, soprattutto sugli esterni; sempre in superiorità numerica in mezzo al campo con una linea di cinque che finiva per sovrastare i tre della Roma, con il povero Pjanic obbligato (come già nella gara di campionato) a mordere le caviglie di Pirlo estraniandosi, così dal gioco. Il primo gol dopo sei minuti non è arrivato per caso visto che tutto è nato da un lancio che Kjaer ha osservato distratto da un «velo» di Borriello e l'inserimento puntuale di Giaccherini completamente sfuggito al controllo di Simplicio. Il raddoppio di Del Piero, pur bellissimo (il classico gol alla Del Piero, tiro a giro all'incrocio alla sinistra del portiere avversario), è stato in qualche misura facilitato dalla scarsa reattività dei difensori giallorossi al limite dell'area (il capitano bianconero prima ha cercato l'imbucata per Borriello; rimpallo su Taddei e a quel punto ha tirato fuori dal suo cilindro una magia con Kjaer che con timidezza eccessiva andava al contrasto). Il primo tempo ha illustrato da un lato una Juventus che giocava da squadra e una Roma che balbettava calcio cercando qualche soluzione individuale. Oggettivamente troppo poco per poter pensare di creare fastidi ai ragazzi di Conte che si muovono in maniera collettiva, occupando in maniera organica tutte le zone di campo, assistiti da gambe toniche e, pertanto, molto veloci, con esterni che allargavano molto il campo aprendo spazi lateralmente ai quattro difensori romanisti obbligati a stringersi per difendere la porta ma non potendo contare su adeguati meccanismi di copertura da parte degli altri compagni.
CONTROLLO - Luis Enrique non è riuscito, nello spogliatoio, a cambiare la squadra. Soprattutto è emersa una certa fragilità nervosa della Roma perché con una ventina di minuti da giocare non si può lasciare in dieci la propria squadra per un raptus improvviso. Vale, ovviamente, l'attenuante della giovane età ma è chiaro che da quel momento in poi la partita non è più esistita perché la Juve che già controllava la gara è diventata insuperabile a livello difensivo e tremendamente efficace in contropiede (sprecava un paio di clamorose occasioni e trovava il terzo con un autogol). Il verdetto finale è inequivocabile: bianconeri in semifinale, la Roma che esce dalla seconda coppa dopo aver salutato già in estate l'Europa League.
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