rassegna stampa

De Rossi: “Uniti per vincere il derby. Con Luis”

(Corriere dello Sport – A. Santoni) – Non ha sbagliato di un secondo il suo ritorno “in campo”. Come un magnifico Hugo Cabret giallorosso, Daniele De Rossi si è preoccupato di riaccomodare subito un ingranaggio, quello...

Redazione

(Corriere dello Sport - A. Santoni) - Non ha sbagliato di un secondo il suo ritorno "in campo". Come un magnifico Hugo Cabret giallorosso, Daniele De Rossi si è preoccupato di riaccomodare subito un ingranaggio, quello romanista

, che stavolta poteva andare in mille pezzi, definitivamente, dopo il tonfo di Bergamo, al quale lui ha assistito inerme in tribuna, punito per un ritardo di qualche minuto alla riunione tecnica pre gara, per scelta inappellabile di Luis Enrique. Se uno si chiama da tempo Capitan Futuro un motivo c'è. E De Rossi ha capito che il futuro di questa Roma era adesso. E siccome nella capitale, quando si perde duro, il ponentino diventa inarrestabile come un urugano, ecco che ieri pomeriggio il giocatore ha preso tutti sul tempo, togliendo la ribalta prevista a un compagno, il deb Borini, concedendosi a telecamere e taccuini per chiudere sul nascere ogni polemica, potenzialmente dirompente nella settimana pre derby. «Ho deciso di parlare perché sembrava che avessi da nascondere qualcosa o avessi fatto chissà quale fattaccio. Si può sbagliare ma, se permettete io ho la mia classifica di sbagli, preferisco chiarire il motivo della mia punizione. In campo mi è capitato di eccedere, tra gomitate e cose varie. Per cose extracalcio questa è la prima volta» .

IN DIFESA DI LUIS - Ma non era per salvaguardare se stesso che Daniele si è esposto. La sua missione era un'altra: «Massacrare l'allenatore non è giusto, non è giusto dire che con me in campo non avremmo preso quella bambola a Bergamo. Perché le abbiamo prese anche quando c'ero io, vedi Firenze. Bisogna essere equilibrati. E domenica ci aspetta qualcosa di molto importante» . Poi, articolato e sincero, è andato avanti: «Non ci sono problemi con l'allenatore, ne ho sempre parlato in modo positivo, continuerò a farlo. Ho detto che mi piace perché non guarda in faccia a nessuno, lnon potrei cambiare opinione proprio adesso. Certo per me non è stata una giornata positiva, mi è dispiaciuto andare in tribuna, non giocare, però ci tenevo a precisare alcune cose visto che stavano uscendo storie e storielle. La società ha spiegato quello che è successo, lo ha fatto il mister dal suo punto di vista. Non c'è stata mancanza di rispetto, non ho risposto male né ho trattato male nessuno. Magari sono stato poco professionale, un po' disattento diciamo» .

VERITA' - Poi la scelta studiata di dire e non dire: «Ricostruire i fatti? Sono un uomo di spogliatoio, il mister ha detto di non entrare nel dettaglio, lo ha invece fatto la società fondamentalmente; però se l'allenatore dice di non parlarne facciamo così, restiamo uniti, quando lui vorrà, chiarirà lui. Di sicuro niente«Il nostro tecnico continua a piacermi, ne parlerò sempre bene Non ho fatto a botte con Kjaer così come non ho mancato di rispetto Sono stato poco professionale» di grave: non ho fatto a botte con Kjaer come ho sentito: lui era accanto a me in tribuna, vive a casa mia, magari litigheremo se non mi paga l'affitto.. Capisco che la gente possa aver pensato strane cose. Per questo sono qui. E non sono scappato: alle 9 ero a colazione, alle 11 ero lì per il pranzo... strano fossi scappato per la riunione. Bastava una multa? Non lo so non faccio l'allenatore, sono in un gruppo di persone per bene, così continuo a fidarmi delle sue scelte e del suo modo di gestire il gruppo. Spero che continui a farlo anche la tifoseria. Tornando a me, qui non si tratta di eseguire ordini, detto così sembra una caserma, noi non viviamo in un regime nazista, dove si sta sulle spine. Anzi diciamo pure che si vive abbastanza bene, non facciamo ritiri, tranquilli, quando giochiamo alle 8 di sera arriviamo alle 5; oltre che una professione meravigliosa, in un mondo dorato, viviamo nella fattispecie un'avventura molto comoda. Rigida come lavoro in campo, come voglia del mister. Ma se avessi avuto allenatori così intransigenti, calcolando le ore, avrei fatto qualche anno in meno di ritiro e avrei fatto di sicuro meno fatica. Comunque, senza polemica dico che non ho bisogno di Baldini o di Luis Enrique per sapere che gli atteggiamenti corretti pagano. Io ho un codice di comportamento che mi hanno datto mio padre e mia madre» .

GIUDIZI - Logico che sulla vicenda siano impazzati i commenti. Due tra tanti, giudicati da Daniele: «Cosmi e Zeman mi avrebbero cazziato ma fatto giocare? Li stimo però ognuno dice la sua, e ognuno giudica, e ognuno giudica dopo un 4-1. Un fatto brutto, in caso contrario saremmo qui ad esaltare un allenatore irreprensibile. Invece siamo dietro in classifica, in un'annata un po' così. Dunque si giudica un allenatore che quando sbaglia ha sul suo conto anche questa situazione» . Sull'appoggio di Prandelli alla decisione di Luis Enrique, De Rossi ha poco da dire: «Anche il ct ha dimostrato che con il codice etico non scherza. Diciamo che, se uno rispetta le regole,«Anche con me o Osvaldo in campo abbiamo subito brutte sconfitte Non credo che la squadra si sia innervosita per la mia esclusione Io non vedo la situazione così nera» in campo ci va e non viene punito. Staremo più attenti la prossima volta. Una lezione per i giovani, come dice Prandelli? Forse. Io però da ragazzino sono sempre arrivato puntuale. E' evidente che la società sta facendo un lavoro etico importante, un po' come qua in Nazionale. Io comunque credo di avere molto altro alle spalle e la società penso lo abbia specificato bene» .

IL PESO DELL'ASSENZA - Il tema delle regole si è intrecciato con quello del rendimento della squadra. Netto il punto di vista di De Rossi: «I ko di Firenze e Bergamo legati alle esclusioni disciplinari di Osvaldo e alla mia? Perché a Cagliari è andata meglio, o a Siena? Dite che la squadra è stata innervosita da questa vicenda? Credo di no, spero di no. Ma non mi sento colpevole di quella pesante sconfitta» . Sconfitta alla quale ha assistito da spettatore, rendendosi conto di alcune cose: «Ho visto una partita come purtroppo altre quest'anno, bisogna ancora lavorare tanto. Quello che mi fa ben sperare è che in questa stagione in casa non abbiamo sbagliato mai l'approccio. Col Milan si può perdere, pure con la Lazio, che è una squadra forte, ma eravamo in dieci. Però con l'Inter, con la Juve, pur decimati abbiamo fatto bene. La situazione non è così nera» .

I CASI D'ALTRI - De Rossi ha poi chiuso con gli altri casi del momento: «Osvaldo deluso per l'esclusione? Non ci ho parlato. Le tensioni di Milan-Juve? Io credo che le cose in Italia si stiano normalizzando grazie ad allenatori come il mio che mettono regole ben precise. Ma anche tra 50 anni Milan-Juve che vale lo scudetto sarà calda. Siamo latini, italiani, viviamo per il calcio. Buffon? Posso parlarne perché ci sono passato. Ho fatto gol con la mano, volontariamente (Roma-Messina, 9 marzo 2006 ndr). E lì mi sono sentito di confessare questa cosa, ma se dovessi fare gol in fuorigioco non andrei a dire all'arbitro: guarda ho fatto gol in fuorigioco. Per questo c'è il direttore di gara. Se uno alza la mano e la butta dentro allora ha il dovere di dirlo»