rassegna stampa

Conte: “Datemi l’Europa. Pirlo o De Rossi. Verratti? Deve anche correre”

le parole del nuovo ct azzurro

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Ecco un estratto delle parole del ct Azzurro Antonio Conte in un'intervista rilasciata all'edizione odierna del Corriere dello Sport:

Tanti juventini ed ex bianconeri nel gruppo azzurro. Ma con gli altri l’impatto com’è stato?

«Il fatto di fare un giro per le squadre, andare a trovare allenatori e calciatori, è stato positivo. Ho avuto subito disponibilità. E in quelle visite ho potuto capire, parlando con i giocatori, che la mia idea di calcio era in parte conosciuta: mi avevano affrontato da avversari per tre anni, tante nozioni non erano nuove per loro. Mi avevano studiato... Questo mi ha reso tutto più semplice. Difficile sarebbe stato se avessi dovuto allenare una squadra straniera. Invece tutti conoscevano i miei concetti base: le due punte molto vicine, gli inserimenti dei centrocampisti, gli esterni alti... Tutto molto positivo».

Ha firmato un contratto biennale. Ma l’idea di restare più a lungo e di andare al Mondiale la alletta?

«Da calciatore ho avuto il piacere e la fortuna di giocare sia l’europeo che il mondiale (e siamo arrivati sempre secondi: abbiamo perso con la Francia al golden gol e poi ai rigori con il Brasile). Sono stati percorsi importanti, queste manifestazioni ti lasciano qualcosa dentro. Aver firmato per due anni è stato non dico un obbligo, ma una prassi: sapete bene che tra due anni ci sarà la scadenza di questa presidenza federale. E poi io sono uno che le cose se le vuole guadagnare: a me oggi piacerebbe guadagnarmi la qualificazione agli europei, è importante per il calcio italiano»

Guadagnarlo sul campo, il rinnovo: il risultato minimo da centrare agli Europei?

«Oggi la mia mente è rivolta alla doppia sfida con Azerbaigian e Malta. Dobbiamo toglierci quella presunzione che tante volte ci accompagna e capire che bisogna dimostrare con i fatti che l’Italia può tornare a certi livelli, sia a livello di club che di Nazionale. L’obiettivo immediato è la qualificazione, poi lavoreremo sodo, senza obiettivi minimi».

Cosa chiede Conte a un suo giocatore?

«Di essere un professionista. C’è un punto a mio favore: fino a pochi anni fa ero insieme ai calciatori. Mi aiuta il fatto di essere stato capitano tanti anni alla Juve. Quando parlo, oggi dico loro: “Tanto lo so cosa state pensando”. Al calciatore chiedo professionalità, durante gli allenamenti e nelle riunioni tecniche. Il calcio che faccio richiede una grandissima presenza mentale, la squadra deve memorizzare le giocate: se non sei attento, se vai per i fatti tuoi e pascoli in campo, non vai bene per me».

Quanto siamo indietro rispetto all’Europa?

«Dal punti di vista tattico, per me gli allenatori italiani sono i più preparati in assoluto. Dobbiamo migliorare sul ritmo partita. L’intensità possiamo ritrovarla negli allenamenti. E’ un momento particolare per il calcio italiano: prima andavamo a prendere i campioni e c’era la gara a venire da noi, oggi uno come Kramer ha detto che non sarebbe mai venuto in Italia».

Un calciatore che avrebbe voluto alla Juve e che “finalmente” ha potuto avere in Nazionale?

«Non dico un nome o due. Ma è chiaro che c’erano giocatori “inaccessibili” (tipo De Rossi). Ora da ct ti senti padrone, di scegliere un calciatore che non potevi avere. E padrone di dettare una linea: l’input dato in due partite è puntare su giocatori carismatici e affiancare loro dei giocatori di 23-24 anni. Abbiamo giocato con De Sciglio, Darmian, Florenzi, Immobile, Zaza. E poi c’erano Poli, Destro: hanno entusiasmo, gamba, voglia di iniziare un bel percorso in Nazionale»

Tra i giocatori da “scoprire” in azzurro c’era De Rossi.

«Con Daniele mi sono trovato molto bene. E’ un ragazzo che ha patito molto, come altri: erano e sono tuttora lacerati dalla delusione del Mondiale, perché giocare la coppa del mondo in Brasile era il top e non essere riusciti ad esprimersi al massimo ha lasciato in tanti di loro una grande rabbia. Ma una rabbia positiva. Anche loro capiscono il momento particolare del calcio italiano: c’è voglia di dare un segnale importante».

Nell’anno degli Europei, sarebbe opportuno far partire prima il campionato?

«Certo. Ci sarebbe anche la possibilità, alla fine della stagione, di dare uno stacco importante ai giocatori. Sacchi e Zoff, prima delle convocazioni per Mondiali e Europei, ci davano sette giorni liberi».

Un tecnico internazionale che ammira?

«Guardiola ha portato qualcosa di importante nel calcio. E poi stravedo per i vincenti, quindi per Mourinho: perché non si vince mai per caso, chi vince ha sempre qualcosa di speciale. Senti dire: “Sì, ma tatticamente...“. Però lui ha vinto. E poi Van Gaal mi intriga molto, è l’unico tecnico straniero che sono andato a studiare quando era all’Az Alkmaar. Sono questi i punti di riferimento.