rassegna stampa

Cole: Con Totti e i tifosi è impossibile non vincere

Ashley Cole si racconta ai microfoni di Roma Channel, ripercorrendo la sua carriera e lasciando anche qualche dichiarazione sul capitano della Roma

finconsadmin

Forse è venuto qui per concludere la carriera:  «Ma non certo per sdrairami in spiaggia» . La sottile distinzione è di Ashley Cole, il quale prima di partire per gli Stati Uniti ha avuto modo di spiegarsi con Roma Channel, come riporta oggi il Corriere dello Sport. Con più calma e agio di approfondire i discorsi di quanto non sia stato possibile alla presentazione, rapida e superficiale.

Perché Cole non è superficiale, tutt’altro, arriva dall’East End di Londra: «un quartiere difficile in una città fredda, dove ci si incontra all’angolo di strada e neppure ci si saluta. Per questo amo gli Stati Uniti e vado in vacanza a Los Angeles, dove la gente è cordiale» .

Errori. Buono a sapersi per i tifosi, che Cole ha già capito. Nel loro volto migliore e benevolo, almeno: «Si avverte la loro passione. Ogni giorno al campo di allenamento sono lì ad aspettarci e a incoraggiarci. Io corro sul campo e li sento gridare. Non vedo l’ora di vivere le emozioni di una partita vera» .

Ha lasciato l’Inghilterra per dimostrare a se stesso di saperci fare anche in Italia a differenza dei suoi connazionali. E anche per un’altra ragione: «Lì sulla stampa appaio come un mercenario e un simulatore, esattamente l’opposto di quel che mi ritengo io e di come mi vedono le persone che mi conoscono. Ho commesso errori, come tutti. E odio perdere. Mi piace condividere la gioia dei successi con i tifosi e con gli amici. E’ qualcosa che vorrei non finisse mai. Sarebbe una delusione se quest’anno non riuscissimo ad avere successo» .

Giovane calciatore, ha imparato che cosa significhi perdere una finale di Champions League, in seguito ha avuto modo sia di ripetere l’esperienza sgradevole sia di prendersi la rivincita. Giovanissimo calciatore, ha imparato a conoscere Totti. «Avevo 19 anni. Lui era straordinario. E adesso qui a Roma è un idolo, una specie di divinità, la sintesi stessa della squadra. Magari un giorno parleremo con calma, io e lui. Anche se sono un ragazzo timido» . Quelli che avevano cercato di spaventarlo nell’East End hanno smesso di considerarlo tale da tempo.