«Io vengo da Boston. Non è importante quanto Roma dal punto di vista della storia universale, però è fondamentale per la storia degli Stati Uniti d’America, che sono nati lì. Se siamo riusciti a fare qualcosa di buono a Boston negli ultimi trent’anni, non vedo perché non dovremmo riuscirci a Roma». Così dice Pallotta, al quale Marino si adatta a fare da traduttore simultaneo.
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“Ci giocherà anche Totti”
«Io vengo da Boston. Non è importante quanto Roma dal punto di vista della storia universale, però è fondamentale per la storia degli Stati Uniti d’America, che sono nati lì.
Marino ci tiene a puntualizzare: «E’ sbagliato nutrire sentimenti negativi nei confronti di questo tipo di iniziative. Ma noi eserciteremo i doveri di sorveglianza che ci spettano. Allo stesso tempo prendiamo l’impegno di valutare il progetto, che riceveremo tra 15-20 giorni, nel giro di tre mesi, come del resto richiede la nuova legge sugli stadi. Non vogliamo nuovo cemento nell’agro romano, mentre diciamo sì alla rivalutazione di aree giù urbanizzate. Forse non si è capito, ma con quest’amministrazione Roma ha voltato pagina».
D’altra parte Marino si rende conto perfettamente di che cosa significherebbe un nuovo stadio, come riporta l'edizione odierna del Corriere dello Sport, per i fan della Roma e per l’intera città. «Sarebbe la dimostrazione che a Roma si possono realizzare opere importanti. E io spero di vedere Francesco Totti giocare nella casa della Roma».
Che non può più essere l’Olimpico, secondo Pallotta. «E’ stato un grandissimo impianto, però ha fatto il suo tempo. Io voglio rendere la Roma il club più importante al mondo. Per riuscirci c’è bisogno di un nostro stadio, un terreno di gioco che incuta timore agli avversari». L’idea è far gestire la costruzione a una nuova società creata appositamente. Una volta realizzato, l’impianto diventerebbe proprietà del’As Roma con tutte le conseguenti opportunità di realizzare introiti oggi irraggiungibili.
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