rassegna stampa

Cerci: “Cara Roma, niente sconti”

(Corriere dello Sport – A.Barillà) – Alessio Cerci, tra due giorni tornerà all’Olimpico… «E non sarà una partita qualsiasi. Non lo è mai contro la Roma.

Redazione

(Corriere dello Sport - A.Barillà) - Alessio Cerci, tra due giorni tornerà all'Olimpico... «E non sarà una partita qualsiasi. Non lo è mai contro la Roma. Ho vestito la maglia giallorossa per la prima volta a undici anni, ho vissuto al pensionato di Trigoria, conservo un'infinità di ricordi e mi sento legatissimo alla società». 

Cominciamo dall'inizio: i sogni di bambino... «Partecipai a un torneo con il Valmontone, la squadra del mio paese, e nonostante sfidassimo avversari più blasonati conquistammo la semifinale: giocai bene e segnai tanti gol, gli osservatori della Roma annotarono il mio nome e vennero ancora a vedermi, in estate fui convocato per uno stage. Chiamò Bruno Conti in persona (...)

Andiamo avanti, l'adolescenza: quanto ha pesato il marchio di predestinato?  «Ho ricevuto tanti complimenti, forse anche troppi, però non ci ho mai fatto caso più di tanto. Ero spensierato, pensavo solo a giocare, non realizzavo che il calcio potesse diventare il mio futuro».

Ultimo atto: l'addio da talento incompiuto... «Ero in scadenza di contratto e mancava chiarezza, si dicevano cose e se ne facevano altre, mi sentivo scontento e la società non fece passi: lasciare la Roma mi dispiacque un sacco, però non mi andava di rimanere in mezzo al guado. Volevo stare dentro il progetto, oppure fuori».

Rimpianti?  «Dopo l'ottima stagione al Pisa, in prestito, Spalletti voleva mettermi in rosa: c'erano stati già contatti, invece m'infortunai gravemente, sfumò tutto e ripartii dall'Atalanta...».

Crede abbia inciso anche la poca fiducia nei giovani imputata in generale al nostro calcio?  «Sono capitato in un periodo importante, mi circondavano campioni grandissimi: difficile trovare spazio se ti alleni con Totti, De Rossi, Batistuta, Montella, Emerson, Cafu... Nella Roma

Conti la definì suo possibile erede...  «E' inarrivabile, ma restano parole bellissime: mi è stato vicino e ha sempre creduto in me, non smetterò mai di ringraziarlo».

La qualità di Francesco Totti che più l'ha colpita?  «L'umiltà. E' incredibile come un fuoriclasse assoluto, che ha scritto la storia della Roma, possa essere rimasto genuino. Aiutava tutti noi giovani, cercava di farci sentire a nostro agio».

Un ricordo di De Rossi...  «I consigli. Me ne ha dati tantissimi. Quando non mi allenavo bene, era sempre lì a spronarmi»

Cosa pensa di una sua possibile cessione?  «Non mi permetto di entrare in situazioni personali, la mia speranza è che resti: Daniele è una parte importante della Roma e la Roma è parte di lui».

Il giallorosso che sente di più?  «Aleandro Rosi. E' della mia generazione»

Un flash su Rosella Sensi?  «Ci ho parlato tante volte: è una brava persona e s'intende di calcio».

I nuovi proprietari americani?  «Non li conosco. Spero facciano il bene della Roma».

Un giudizio su Zdenek Zeman?  «Lo reputo bravissimo, un grande allenatore: in alcune partite è stato sfortunato, potrebbe avere tranquillamente sei o sette punti in più. Detto questo...» (...)