(Corriere dello Sport – P.Torri) - Oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente.
rassegna stampa
C’è una trattativa clamorosa: Toti a giugno lascerà la Virtus, DiBenedetto e soci potrebbero subentrare
(Corriere dello Sport – P.Torri) – Oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente.
Con totale rispetto della poetica di Giorgio Gaber, nella fattispecie, sintetizziamo: Polisportiva Roma. L’idea, il progetto, la cosa la chiamerebbe Franco Baldini, c’è. Perché agli americani piace. Perché c’è un terreno fertile da esplorare. Perché la Polisportiva Barcellona, è un punto di riferimento: basket, pallamano, calcio a cinque, hockey, pattinaggio, rugby, pallavolo, tutti con la stessa maglia, tutti con lo stesso brand. Perché, appunto, vuoi mettere il brand? E perché, per esempio, da meno di 48 ore la gloriosa Virtus Roma di pallacanestro è in vendita, parole del proprietario dottor Claudio Toti, «a fine anno lascio», dopo oltre un decennio di indubbi investimenti ma risultati non corrispondenti. E allora, perché non cominciare da qui, Polisportiva Roma?
ANTEFATTO - Ce ne sono almeno tre. E in comune hanno la certezza della possibilità di un ingresso degli americani anche nel basket romano. Ovvero nessuna porta chiusa. Il primo indizio risale agli ultimi giorni di agosto: il 18 dello stesso mese la società di calcio era passata una volta per tutte al consorzio a stelle strisce. In quei giorni romani Di Benedetto, allora presidente con deleghe, tra i molti incontri che ebbe, ne archiviò uno con Claudio Toti, come del resto con diversi altri costruttori romani, in piedi c’è la storia dello stadio giallorosso. Si parlò anche di basket. Con il dottor Toti che non fece nulla per nascondere come a un eventuale ingresso degli stessi americani nella sua società, non avrebbe opposto le barricate. Il secondo è risalente a un paio di giorni prima della trasferta della Roma a Parma, 25 settembre, quando, sempre il dottor Toti, si è incontrato con mister Andrea Gabrielle (presente in tribuna al «Tardini»), membro del Cda giallorosso, grande amico di DiBenedetto. Il terzo è databile dopo il 6 gennaio, dopo l’arrivo, cioè, di mister James Pallotta nella Capitale, socio forte del consorzio born in the Usa, italoamericano, imprenditore che con gli hedge found ha costruito una fortuna, che comprende anche una notevole partecipazione azionaria nei Boston Celtics; per chi sa di pallacanestro non c’è bisogno d’aggiungere nulla. Non è stato un caso, qualche giorno fa, che sia trapelata la notizia che tra i futuri soci della Roma vip, presto potrebbe esserci l’ingresso di Kevin Garnett, stella dei Celtics, uno soprannominato The Revolution. In questa occasione, il dottor Toti si è incontrato con Mark Pannes, grande amico di mister Pallotta, membro pure lui del Cda giallorosso. Come è quella storia che tre indizi fanno una prova?
LA CHIAVE - Il 10% della Roma. Spieghiamo. Ricordate i patti parisociali tra consorzio americano e Unicredit, stipulati una prima volta a Boston, metà aprile, e poi riscritti da capo nell’estate romana? Bene, tra le tante clausole scritte, ce n’è una che prevede come l’Istituto Bancario, sino a fine marzo di quest’anno, possa vendere una parte del suo 40% (fino a un massimo del 35) a un terzo investitore, a patto che sia italiano. Dal primo aprile, che non è certo lontano, l’investitore potrà essere pure cinese (non a caso). Perché, allora, da qui al 30 marzo, non può essere che il dottor Toti faccia il suo ingresso minoritario nella Roma (8-10%) e, contemporaneamente, gli americani mettano la prima pietra del progetto, cosa, idea della Polisportiva Roma?
SORPRESA - Ha un nome e cognome che non ha bisogno di presentazioni, soprattutto da queste parti: Giovanni Malagò, imprenditore romano dall’indubbio fascino, un incontro, nei mesi scorsi, con James “Albertone tuffatore” Pallotta. […]
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