Vista da quassù, dal Campidoglio, dalla scalinata che porta all’aula Giulio Cesare, Roma è bellissima, illuminata da una di quelle giornate in cui le nuovole attraversano con discrezione il cielo azzurro quasi per non disturbare tanta magnificenza.
rassegna stampa
Bradley e Ederson ricevuti in Campidoglio “Vinciamo insieme contro il razzismo”
Vista da quassù, dal Campidoglio, dalla scalinata che porta all’aula Giulio Cesare, Roma è bellissima, illuminata da una di quelle giornate in cui le nuovole attraversano con discrezione il cielo azzurro quasi per non disturbare tanta...
Come riporta l'edizione odierna del Corriere dello Sport, deleterio guastare tanta bellezza con un derby macchiato dalla violenza o dal razzismo. Il sindaco, Ignazio Marino, sventola con lui e con Michael Bradley, la maglietta bianca con un messaggio dal senso inequivocabile: «Il razzismo non gioca a Roma». L’immagine che accompagna lo slogan, d’altro canto, indica la strada della competitività leale: un romanista e un laziale abbracciati.
Semplice l’invito di Ederson che tradisce le origini brasiliane solo con quella «erre» arrotata, alla francese: «Ci auguriamo che ci sia rispetto in campo tra i giocatori, tra le società e tra le tifoserie» . La sala Giulio Cesare, con la sua maestosità, intimorisce e intimidisce. Il sindaco Marino, che è il padrone di casa, sorride disinvolto mentre gli regalano le maglie di Roma e Lazio con il nome che sormonta il numero «1». In questi giorni si è speso per rasserenare gli animi, per fare in modo che il derby sia realmente una festa.
Indica i giocatori come esempi dal punto di vista dello stile di vita in una società che «rischia di essere vittima della propria opulenza». Loro, gli sportivi, invece, usano il corpo, si alimentano in maniera appropriata. Spiega perché certi comportamenti non sono compatibili con il derby e con la Capitale: «Roma è una città accogliente e ironica» ; «lo sport si tenga lontano da fenomeni odiosi come il razzismo e da qualsiasi forma di violenza» . Luca Pancalli che è assessore agli stili di vita e allo sport chiude augurandosi che «il segnale venga raccolto dalle tifoserie».
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