(Corriere dello Sport - P.Giuadagno)Puntuale, puntualissimo, addirittura in anticipo sull'orario dell'intervista. La faccia da bravo ragazzo di Bojan Krkic viene confermata anche nei fatti, ovvero dai modi e dalla buona educazione. In testa, invece, questo ventiduenne spagnolo ha le idee chiare. Su quello che deve fare il Milan e, nello specifico, su ciò che deve fare lui. L'obiettivo è diventare sempre più importante e convincere la società a riscattarlo, versando oltre 12 milioni di euro al Barcellona a fine stagione. Pur essendo un attaccante, più che nei gol segnati (solo uno finora contro il Chievo), la sua utilità Bojan la dimostra agevolando i movimenti e le giocate dei compagni. El Shaarawy, ad esempio, è esploso con lui al fianco, proprio perché lo spagnolo gli apre gli spazi per i suoi tagli nell'area di rigore. La Roma, intanto, è già diventata un ricordo, una tappa di un percorso che lo sta facendo crescere, ma che in rossonero gli ha permesso di tornare a divertirsi facendo le stesse cose di Barcellona. Quella squadra, però, volava e incantava sul piano del gioco. Il Milan attuale è molto lontano da quelle vette, anzi arranca e fatica in campionato. Domani, però, a San Siro arriva la Juventus e allora perche non pensare di riuscire a fare il colpaccio? Bojan è il primo a crederci.
rassegna stampa
Bojan: “Via da Roma perchè la società preferiva puntare e dare più spazio ai giocatori di sua proprietà”
(Corriere dello Sport – P.Giuadagno) Puntuale, puntualissimo, addirittura in anticipo sull’orario dell’intervista.
Bojan Krkic, Milan-Juve arriva nel momento giusto?
«Per noi si. Abbiamo pareggiato a Napoli, in rimonta e dopo una prestazione positiva. Poi abbiamo conquistato la qualificazione in Champions. Insomma, è aumentata la fiducia».
I bianconeri, però, corrono in campionato e hanno appena battuto il Chelsea campione d’Europa?
«Per noi è una grande occasione. E’ vero che ogni gara può essere utile per fare punti e migliorare la nostra classifica, ma battere la Juventus darebbe ulteriore forza al nostro momento».
Quindi non sarà una sfida dall’esito scontato?
«Basta pensare cosa è accaduto l’anno scorso nella semifinale di Champions, con il Chelsea che ha eliminato il Barcellona... Loro sono forti come squadra e pure come singoli giocatori. Anche da noi, però, di campioni ce ne sono. Poi saremo davanti al nostro pubblico e, soprattutto, noi siamo il Milan. Dovremo correre tanto, ma sappiamo di poter vincere».
Su cosa dovrà concentrarsi soprattutto il Milan?
«Nel giocare a calcio e nel mantenere il possesso del pallone. Dipende da noi. Se rimarremo compatti sia in difesa sia in attacco, allora avremo buone possibilità».
E magari evitare un avvio troppo tenero come in altre occasioni?
«Non è facile vivere una situazione come la nostra. Mancano certezze e ogni inconveniente abbatte la fiducia. Serve convinzione. Si nota subito quando una squadra crede in quello che fa».
Si ricorda quello che è successo l’anno scorso, con il gol non visto di Muntari?
«Mi ricordo. E’ sempre difficile per un arbitro dirigere questo tipo di partite. E, nello specifico, Tagliavento sa bene di aver sbagliato. E’ un errore che rimarrà nella storia, ma fa anche parte del passato».
Come vive tutte queste polemiche nei confronti degli arbitri?
«Devo ammettere che a volte si fa fatica ad accettare certe decisioni. A me è appena capitato a Napoli: ho subìto fallo (contrasto con Cavani, ndr) e mi sono preso un’ammonizione. Bergonzi aveva fatto più o meno la stessa cosa in un derby con la Lazio della scorsa stagione. La verità è gli arbitri possono sbagliare. Accade anche a noi calciatori nelle situazioni più semplici».
Nessun pensiero, quindi, sul fatto che ci siano dei favoritismi per una squadra piuttosto che per un’altra?
«Lo stesso tipo di discorsi viene fatto anche in Spagna, con Barcellona e Real Madrid. Uno la pensa in un modo, uno in un altro. Io non ci credo e voglio pensare che non esista nulla del genere nemmeno in Italia».
Cosa pensa della sua stagione finora?
«In generale devo dire di essere soddisfatto. E’ vero che in ogni gara si può fare di più, ma credo di aver sempre dato il mio contributo per aiutare la squadra».
Qualche gol in più magari?
«Mi mancano, è vero. Ma ho sempre pensato che un attaccante non può essere giudicato soltanto per le reti che segna. Semmai conta il lavoro che svolge per la squadra. A me, ad esempio, viene chiesto di fare gioco e di muovermi per agevolare le altre punte ad andare in profondità».
E’ questo il suo ruolo preferito?
«Non sono un centravanti d’area di rigore, che può metterla sul fisico contro Bonucci o Chiellini. In campo faccio ciò per cui il Milan mi ha preso, ovvero uscire a prendere palla per cercare il dialogo con le altre punte, ed è anche ciò che mi piace di più».
E per quanto riguarda il modulo?
«Con il 4-3-3 o con il 4-2-3-1 abbiamo disputato le migliori partite».
E’ cambiato qualcosa per lei rispetto a Barcellona?
«No, ciò che faccio qui è proprio ciò che facevo in Spagna. Mi divertivo allora e mi diverto adesso».
L’anno scorso alla Roma era diverso?
«Premesso che penso di aver disputato una buona stagione, mi venivano chieste altre cose. Tipo correre di più. Muovermi maggiormente senza palla. Insomma, fare un altro tipo di lavoro, più tattico. Tutte cose che non sono così naturali per me e per le quali, quindi, incontravo più fatica».
E’ per questo che è andato via?
«Mi trovavo bene a Roma. In realtà, credo che il calcio c’entri poco in questa scelta. Giustamente, dopo aver effettuato investimenti importanti e costosi, la società preferiva puntare e dare più spazio ai giocatori di sua proprietà. Non trovo nulla di sbagliato in questo, ma io ero lì solo in prestito».
Anche al Milan è arrivato con la stessa formula...
«Il mio obiettivo è quello di essere riscattato. Nessuno arriva in rossonero per restare soltanto un anno».
E se l’anno prossimo dovesse arrivare Guardiola?
«Non mi piace parlare di un altro allenatore o di cambi in panchina. Sono del Milan e il mio allenatore è Allegri. Poi ho già detto tante volte che innanzitutto devo stare bene io, devo pensare a me e non a quello che può succedere».
Con El Shaarawy si trova bene?
«Fino all’anno scorso non lo conoscevo. Da avversario mi ha subito fatto una buona impressione. In questa stagione è partito alla grande, sta segnando tanto. Per noi è importantissimo avere un giocatore che vede così facilmente la porta. Come caratteristiche siamo abbastanza simili, quindi ci integriamo bene».
E a Pato, invece, cosa succede?
«A me non interessa quello che accede fuori dal campo. Per me lui è un attaccante fortissimo. Uno dei più forti con cui abbia giocato e con cui mi sia allenato. Ma non è facile, dal punto di vista mentale, riprendersi dopo quello che ha passato. Lo sa lui e lo sa anche il Milan. Adesso sta bene deve solo concentrarsi nel tornare a fare quello che ha sempre fatto».
p.gua.
© RIPRODUZIONE RISERVATA