rassegna stampa

Alle origini di Borini

(Corriere dello Sport – F.Zara) – E’ andato a pescare col nonno.

Redazione

(Corriere dello Sport – F.Zara) - E’ andato a pescare col nonno.

Ha detto che non si diverte più a giocare a calcio. Succede. Quell’età è bellissima e insulsa. Un giorno sogni di vincere i Mondiali, quello dopo ti ritrovi a fare un katà con altri bambini vestiti di bianco che sembrate nani col camice da infermieri: siete tutti incazzati e costretti a urlare cose strane in giapponese, poi fate merenda. E’ l’estate del 2001, Fabio Borini ha dieci anni. Canna, mulinello, pastura. Nonno, non abboccano mai ‘sti pesci. Forse è Roncassaglia che li ha storditi. Stefano Roncassaglia è di Padulle, abita vicino ai Borini, fa l’allenatore, è uno tosto, vede lungo. Ci parli tu con Fabio? Ci parla lui. « Quell’estate ho convinto Fabio a tornare a giocare a calcio: mi sembrava uno spreco che non ci provasse ». Fabio è di Padulle, 1701 abitanti, nasce a Bentivoglio perché lì c’è l’ospedale, la prima società vera è il Persiceto 85: siamo in provincia di Bologna, distese di campi piani come una risma di A4, se alzi gli occhi le scie degli aerei scheggiano l’azzurro del cielo, l'aeroporto Marconi è a due passi. Nello statuto del Persiceto 85 c’è scritto: « Alle partite non giocano solo i più bravi, ma partecipano tutti i compagni di squadra, ognuno con il proprio ruolo, ma insieme protagonisti delle vittorie o delle sconfitte ». Bello. Facciamo anche finta che sia vero. Ma sono i più bravi quelli che poi mandano in sede la maglia del Chelsea n.45, e sopra col pennarello ci scrivono: grazie. Gli altri diventano adulti, si appoggiano al bancone del bar e guardano la maglia dentro la teca: un caffè corretto, grazie, molto zucchero per addolcire i ricordi.

Sognando Del PieroI temi che ti dà la prof sono sempre quelli, come se si fossero messi tutti d’accordo da quando esiste la scuola. Descrivi il tuo campione preferito. « Il mio campione è Alessandro Del Piero. Ha iniziato a giocare a calcio nel Padova, poi quando la società non fu più soddisfatta di lui, lo volle mandare in un’altra squadra. Uno dei dirigenti del Padova, però, lo volle tenere, così, dopo qualche anno, fu notato dalla società calcistica Juventus. (...) Poco tempo fa Del Piero è partito per il Giappone per giocare i Mondiali Fifa 2002. Nel 1998, agli Europei di Francia, sbagliò due goal e tutti lo criticarono, ma per me restò e rimane sempre il grande campione ». Firmato: Fabio Borini. Posso consegnare, prof? Consegna, Fabio. Fa la prima media alla Andrea Ferri di Sala Bolognese. Testo di riferimento: l’almanacco Panini. Giudizio del tema: buono, scrive come gioca, di corsa. Un unico errore: i gol Del Piero li ha sbagliati a Euro 2000, quelli del ‘98 sono i Mondiali, non gli Europei. Chi vuole può leggerla come una premonizione. E’ Fabio, oggi, quello che sta correndo per gli Europei. « L’ho sentito ieri al telefono: il suo obiettivo è quello », assicura Roncassaglia. « Magari fosse vero », sogna Moretti mentre di fronte al campo sportivo ci racconta che prendeva il pallone lì, diciamo a metàcampo, da lì e arrivava lì, che poi sarebbe la porta.

Di corsaCi sono famiglie che sono fatte per lo sport. Papà Roberto è un quattrocentista amatoriale, « Il mio tempo? 52” », mamma Cinzia fa le maratone, è appena tornata dalla 100km del Sahara. Gloria, la sorella di Fabio, salta in lungo. Corrono tutti, che da qualche parte si arriva sempre. Padulle, Sala Bolognese, Longara, Calderara, San Giovanni Persiceto, Bologna, Londra, Swansea, Parma, Roma: certe vite vanno di fretta, devi stare al passo. « Il primo pallone l’ha avuto a quattro anni, era un Tango ». Anche Del Piero giocava col Tango di gomma. Alt, raccontiamo: è martedì 19 dicembre del 2006, al dall’Ara c’è Bologna-Juventus, serie B. Fabio ha quindici anni. Il suo agente, De Marchi, lo porta allo stadio. Ha giocato nella Juve, il Dema. Fabio gli ha chiesto di fargli conoscere Del Piero, quello del tema. Succede a fine partita, nell’antistadio. Fabio si fa fare l’autografo. Ora la foto, dai facciamo la foto. Fabio sbianca. Ha dimenticato la macchinetta fotografica a casa. Sarà per la prossima volta. Ciao, ciao. Questa è la storia della foto che non è mai stata scattata.

Lui o l’altro? Chi prendiamo? Lui o l’altro. Prendono l’altro. E lo portano in ritiro con la prima squadra. E’ capitato a Fabio. A Bologna ci cascano, ogni tanto. Nel 1988 arrivarono a Casteldebole due ragazzi. Uno solo ne potevano prendere. Decidere. E decidere in fretta. Presero l’altro, anche quella volta: si chiamava Hugo Eduardo Rubio, detto il Passero e non certo per doti calcistiche. L’altro era Ivan Zamorano. E’ la verità. Anche stavolta a Bologna toppano. Quello che resta giù dal pullman è Fabio Borini. L’altro si chiama Andrej Galabinov, è un bulgaro, se volete avere sue notizie dovete leggere il « Giornale di Vicenza »: gioca nel Bassano, si è perso per strada. Non si sono mai presi, Borini e il Bologna. E’ una storia di scelte sbagliate, fuori tempo massimo. Racconta Domenico Moretti, presidente factotum del Persiceto 85: « Nel 2002 vendemmo a Bologna Fabio, Michael Vandelli e Alessio Gambini, i tre ‘91 più forti. Per Fabio ci pagarono sei milioni di lire in tre anni. Poca roba. Ci fecero anche firmare una carta dove rinunciavamo al premio di valorizzazione ».

Vandelli difende la porta dell’Anzola, sulla via Emilia dei dilettanti: le uscite basse sono ancora il suo forte. Gambini fa il dj, pensa un po’. Sono quelli i tempi, e parliamo di quando Fabio sta negli Allievi del Bologna, che Ciccio Marocchi - all’epoca responsabile del settore giovanile - e Marco De Marchi vanno in sede a Casteldebole: fategli un contratto, questo vale. Il Bologna tentenna, non è convinto. Arriva il Chelsea. Il responsabile dell’Academy Frank Arnesen e Carlo Jacomuzzi, che scova talenti in giro per il mondo, fanno una proposta ai Borini. Quattro anni, 500.000 euro netti a stagione, biglietti aerei per andare e tornare. Good bye Padulle. Il 6 agosto del 2007 Fabio vola a Londra. Abita a Cobham, l’hanno messo in famiglia: i Carnes, marito, moglie, tre figli. Come un ragazzo dell’Erasmus. Solo che lui si allena con Terry e Drogba, non si limita alla lesson one. Oggi impariamo i verbi. Come si declina: ho nostalgia dell’Italia? Papà Roberto ricorda: « A pensarlo là mi veniva il groppo in gola, però era giusto così ». Fabio l’emigrante per distrarsi si iscrive ad un corso di chef. Occhio, perché cucina bene. Ma questa è un’altra storia. […]