rassegna stampa

Addio Amadei ottavo re di Roma

Pane e pallone.

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Pane e pallone.Definizione che racchiude in estrema sintesi vita e carriera di un campione a tutto tondo come l’indimenticabile “Fornaretto” che ci ha lasciato ieri mattina all’età di 92 anni.

Tra storia e leggenda scappò di casa il giovanissimo Amedeo Amadei per andare a fare un provino con la Roma perfino con il parere contrario dei suoi genitori. Inforcò la bicicletta e invece di consegnare il pane appena sfornato dai suoi genitori, si tuffò giù per la Tuscolana verso un sogno improbabile. E invece alla Roma piacque quel ragazzo dal tiro forte e secco, dalla punta di velocità inconsueta per quel periodo. Ok ragazzo, gli diedero un bel paio di scarpini neri e i lacci bianchi, e l’appuntamento per il giorno dopo a Campo Testaccio.

Precocissimo, Amadei debuttò in serie A il 2 maggio del 1937 quando non aveva ancora 16 anni stabilendo un record ancora imbattuto nel campionato italiano. Segnando un gol contro la Lucchese nella settimana successiva, Amadei si prese anche un secondo record che gli appartiene tutt’ora: giocatore più giovane ad aver realizzato il suo primo gol in serie A.

Aveva il gol nel sangue, Amadei.  Amedeo divenne in breve uno dei più prolifici e temuti cannonieri italiani. Scatto, progressione, tiro forte e preciso. Un centravanti moderno, che anticipava un po’ i tempi quanto a rapidità e velocità di pensiero in area di rigore. Un salto di qualità e generazionale rispetto al modo di interpretare il ruolo di altri campionissimi come a esempio Piola e Meazza. «No, non somiglio affatto a Francesco Totti. Lui, oltre a segnare una marea di gol, è  soprattutto un grandissimo regista d’attacco. Io ero un attaccante puro e avevo proprio nel tiro e nel senso della rete la qualità migliore». Fece 174 gol in Serie A, come riporta il Corriere dello Sport. 

Coi primi soldi aiutò i genitori a riacquistare il forno che andò perso prima per un debito di gioco e poi per il bombardamento dei tedeschi su Frascati. E, conquistata subito una maglia da titolare, Amadei si dedicò alla sua attività preferita: fare gol. Trenta presenze e 18 reti nell’anno del primo scudetto della Roma, del quale fu sicuramente il giocatore più determinante, tanto da meritarsi un altro appellativo piuttosto impegnativo: “Ottavo Re di Roma”. Precoce ma anche longevo Amadei. Quando nel 1948 la Roma fu costretta a cederlo per problemi economici, Amadei continuò a segnare grappoli di gol, prima con la maglia dell’Inter e poi ancora con quella del Napoli dove continuò a giocare e a segnare regolarmente fino all’età di 35 anni. Ma quando fu ceduto all’Inter disse chiaro e tondo «Il giorno che incontreremo la Roma io non giocherò, dovesse pur essere una partita decisiva per lo scudetto. Non potete pretendere che io pugnali mia madre». Appesi gli scarpini al chiodo, Amadei tornò a casa sua, al suo forno, a pochi passi dalla cattedrale di San Pietro, nella quale domani pomeriggio i frascatani ma anche tanti tifosi della Roma gli tributeranno l’ultimo applauso.