E’ il caveau che assicura al calcio italiano oltre un miliardo all’anno. Inclusa l’intermediazione su 945 milioni di diritti tv pagati da Sky e Mediaset soltanto ai 20 club della Serie A. E si appresta a cambiare padrone in un affare che muove cassa e potere, perché chi controlla il rubinetto dei soldi è in grado di orientare scelte, relazioni e alleanze tra i patron della Lega calcio e il vertice Figc.
rassegna stampa
La cassaforte della Serie A in cerca di un nuovo padrone
Benoit Bassi assieme al partner Robert Xavier gestisce per conto del fondo londinese oltre il 90% del gruppo Infront Sports Media, sede a Zug in Svizzera, uno dei colossi mondiali del marketing e della vendita di diritti tv dei maggiori eventi...
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La combinazione della cassaforte è nelle mani di Benoit Bassi, 59 anni, un passato al fianco di Vincent Bolloré, da tempo a capo della filiale di Parigi del fondo Bridgepoint. Assieme al partner Robert Xavier gestisce per conto del fondo londinese oltre il 90% (via Lussemburgo e il veicolo Global sporting rights) del gruppo Infront Sports Media, sede a Zug in Svizzera, uno dei colossi mondiali del marketing e della vendita di diritti tv dei maggiori eventi sportivi. Ha il monopolio virtuale degli sport invernali (sei discipline olimpiche, il circuito Fis World Cup), il basket in Cina, la produzione tv dei Mondiali di calcio e i diritti per l’Asia. Al comando Alla guida c’è un team di manager capitanato dal ceo Philippe Blatter, nipote del plenipotenziario della Fifa Sepp Blatter, dall’ex bomber del Borussia e Real Madrid Gunther Netzer e da Marco Bogarelli, formatosi in area Mediaset, molto vicino ad Adriano Galliani, fondatore della Media sports poi conferita alla Infront. Un manager che nel mondo del pallone italiano si muove come nel salotto di casa propria.
Adesso tutto questo sistema di soldi e potere si è messo in moto, alimentando, su vari fronti, aspettative oppure timori. La cassa del calcio è destinata a cambiare di mano e, tempo, due o tre mesi, lo sport più popolare negli stadi avrà un nuovo azionista. Bridgepoint ha ingaggiato Lazard France e inviato un info-memo riservato (che Corriere Economia ha potuto consultare) ai potenziali pretendenti. Dalla Caa di Beverly Hills con il sostegno del fondo Tpg (azionista eon il 35%) alla Img worldwide che ha alle spalle il private equity Silver Lake, da Vivendi a Blackstone e Cvc, dal fondo americano Providence al colosso cinese del property Dalian Wanda della famiglia Wang. Per finire con la U-Tour, il big del turismo di Pechino che Fosun ha imbarcato nella cordata per contendere il Club Med ad Andrea Bonomi. Un affare stimato attorno al miliardo, sulla base di un multiplo di 10-11 volte l’ebitda rettificato a piano nel 2015 (96,8 milioni) nonché del forecast di quest anno che indica un balzo dei ricavi a 831 milioni sulla scia dei Mondiali in Brasile. Infine l’info-memo di Lazard sottolinea i tassi di sviluppo della Infront nel periodo 2014-2018: 6,8% medio all’anno la crescita del gross profit e 10,8% l’ebitda con una proiezione di 137 milioni a fine piano.
Numeri che possono ingolosire i colossi con focus nel settore. Come Providence che controlla Learfield sports o Cvc, maggiore investitore del circuito di Formula 1 nonché della Moto Gp e Super-bike tramite la spagnola Dorna (ha fatto un’offerta per la Infront giudicata però sotto le aspettative di Bridgepoint). Per capire quanto pesala Infront nel calcio tricolore basta scorrere i dati aggregati dei bilanci a giugno 2013 delle 20 squadre della Lega A elaborati da Price Waterhouse. Totale ricavi, ma togliendo le plusvalenze del calciomercato, pari a 1,84 miliardi. Vendita dei diritti tv in Italia (Sky sul satellite e Mediaset per il digitale terrestre) e all’estero 987 milioni. Questo significa che oltre il 50% delle risorse che sostengono il calcio di prima serie, in perdita a livello aggregato, arrivano dall’intermediazione e dai minimi garantiti della società di Zug. La Infront ha fatto in pochi mesi un vero filotto. Prima ha gestito l’asta della Lega in veste di advisor (fino alla stagione 2019-2020) che porterà nelle casse dei club 945 milioni l’anno (104 in più del contratto precedente). Poi un mese fa ha vinto con un minimo garantito di 57 milioni l’anno l’asta Figc diventando l’advisor pubblicitario della Federcalcio di Carlo Taveccchio, inclusa la promozione della Nazionale azzurra. Infine ha gestito, come consulente, la gara della Lega sui diritti tv per l’estero finiti alla Mp Silva di Riccardo Silva, altro ex-Galliani boy e socio della prima ora di Bogarelli nella vecchia Media partners. Senza contare che Inftont ha in scuderia il marketing e la pubblicità a bordo campo di Milan, Inter, Lazio, Palermo, Udinese, Cagliari e le due genovesi.
Pretendenti Adesso resta da capire chi metterà le mani sulla cassaforte. Cioè a chi andrà il controllo della Infront che Bridgepoint ha deciso di vendere dopo aver estinto i vendor loan dei vecchi proprietari (a partire da Jacobs group, il big del cioccolato) grazie a prestiti di 300 milioni ricevuti l’anno scorso più altri 155 in estate dal pool Ubs, Nomura Credit Suisse e Goldman Sachs. Blackstone pare si sia sfilata e così Cvc. Vivendi non mostra grande interesse. In corsa con buone chance restano i due colossi Usa del settore. Ossia la Caa (Creative artists agency) con Tpg, che cura i contratti di David Beckham e Cristiano Ronaldo, e Img worldwide, rilevata un anno fa dalla talent agency William Morris e Silver Lake. L’espansione in Europa interessa anche Providence e i due cinesi Utour e Wanda, major sponsor i della Chinese league di football.
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