rassegna stampa roma

Zeman ha una rosa infinita

(Il Romanista – D.Galli)  Il paradosso è che c’è talmente tanta Roma, e talmente tanto bella, che adesso l’abbondanza diventa un dilemma. Che ora che torna Lamela, in 12 presenze 8 gol, di cui 7 consecutivamente, è probabile ma non...

Redazione

(Il Romanista - D.Galli)  Il paradosso è che c’è talmente tanta Roma, e talmente tanto bella, che adesso l’abbondanza diventa un dilemma. Che ora che torna Lamela, in 12 presenze 8 gol, di cui 7 consecutivamente, è probabile ma non automatico che giochi dal primo minuto a Verona. 

Perché chi togli? Totti non si discute, si ama. Pjanic sta facendo vedere cose favolose, e le sta facendo vedere là davanti, mica da intermedio. Destro è invece (forse) diventato il centravanti titolare, complice l’ingiustificabile, irrazionale, espulsione di Osvaldo in Coppitalia, la quarta con la maglia della Roma. Lamela è l’esempio più clamoroso. Può un campione in itinere(avanzato) stare fuori dal campo, se sta bene? No, chiaro.

Eppure, ragionate sull’undici tipo. Sull’undici tipo adesso, non sull’undici tipo di tre settimane fa, prima che Lamela si infortunasse col Torino. Qual è? «Mi piacciono le concorrenze, spero solo che chi non giochi non si lamenti». Zeman l’ha detto dopo il 3-0 all’Atalanta, dopo aver sperimentato - si fa per dire - una Roma 2 che non è affatto una Roma 2, perché De Rossi non può essere considerato mai una riserva. Riserva di chi? Riserva uno che farebbe il titolare in qualsiasi altra squadra al mondo? Il punto è che questa è la teoria, che per un romanista nel caso di De Rossi non è teoria, ma una specie di verità assoluta. Poi però c’è la pratica, c’è la realtà, c’è una squadra titolare che siede in panchina e che in ogni reparto crea dubbi, partorisce punti interrogativi, genera incognite. Splendide incognite.

Partiamo dal portiere. Stekelenburg o Goicoechea? A parte un’incomprensione con Burdisso, l’olandese ha disputato un ottavo di Coppa da campione. Ha del miracoloso l’intervento su Parra da pochi metri, una parata di puro istinto, un gesto tecnico che legittima ambizioni da titolare. Il fatto, però, è che le ambizioni ce le ha anche Goicoechea, che si è già fatto perdonare la mezza papera del derby. Il resto della difesa invece è definito. Piris a destra, dove davvero non ci sono alternative realistiche, Balzaretti a sinistra (il tempo di Dodò non è ancora venuto), Marquinhos e Castan al centro, con Burdisso in panchina e Romagnoli che sta crescendo.

Il centrocampo è un rebus. Se Zeman sposta Pjanic in attacco, ok. Altrimenti, Houston, c’è un problema. Perché Florenzi s’è guadagnato le stellette da intoccabile, stellette che in questa Roma hanno solo Totti e (al momento, sperando che questo momenti duri all’infinito) Marquinhos. Perché Bradley dà ordine alla manovra, ha testa e piedi intelligenti. E chi va in panchina? De Rossi? E pure Pjanic, appunto, se va annoverato tra i centrocampisti.

Ipotizziamo invece che Miralem continui a fare l’esterno d’attacco. Chi gli fa posto? Altro che l’imbarazzo della scelta, è così scintillante l’attacco romanista che scegliere diventa complicato. Ci sono due maglie per tre posti. C’è Totti, poi c’è il resto. C’è Destro. Nelle ultime tre gare di campionato, Zeman lo ha sempre schierato titolare e Mattia ha sempre segnato. Ha segnato anche in Coppa. Destro segna, come fai a levarlo? C’è Osvaldo. Che si sta autoeliminando dalla contesa, ed è un peccato perché è uno che tendenzialmente la butta dentro con discreta continuità: 8 reti in 11 presenze in Serie A, 9 con la Coppa. Un cecchino. C’è soprattutto Lamela. Che se l’infortunio alla caviglia non l’ha scalfito, se è quello che era prima, non c’è discussione, gioca per forza. Totti, Lamela, Pjanic, più uno tra Destro e Osvaldo. E Stek o Goicoechea, e De Rossi e un qualsiasi altro centrocampista. Dentro Zemanlandia non esistono certezze. L’unico dogma che non vacilla è una serie di numeri in rapida successione: 4-3-3.