La quarta vittoria consecutiva della nuova Roma di Spalletti comincia a mostrare un aspetto diverso e più rassicurante, un volto diverso della squadra giallorossa lanciata nella corsa alla Champions League con Inter, Fiorentina e Milan. Come scrivono Matteo Pinci ed Enrico Sisti su Repubblica.it, sono 7 i punti decisivi che hanno trasformato un gruppo spaurito, confuso e psicologicamente fragile - oltre che privo di gioco - in una squadra vera, determinata, a tratti divertente e finalmente vincente. Sette punti frutto di quanto emerso in questo primo mese della Roma 2.0 di Spalletti, durante il quale è evidente la ricerca di uno "stile" tanto caro al tecnico di Montespertoli. L'ex Zenit ha cancellato la strada battuta da Garcia, scrivono i due giornalisti e ha messo subito in chiaro che "i risultati non arrivano col bel gioco, non solamente, ma prima di tutto col lavoro".
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Roma, rivoluzione Spalletti: la svolta in sette punti
Il tecnico di Montespertoli ha cancellato la strada battuta da Garcia, ricostruendo ex novo il gruppo: attenzione agli atteggiamenti, lavoro intenso, duttilità nei ruoli, maggiore coinvolgimento di tutto lo staff di Trigoria, regole precise. E...
Quali sono questi 7 punti? Eccoli:
1. Trasformismo. Rivoluzione tattica che ha portato la squadra a essere più malleabile, con una difesa che passa da 4 a 3 in corsa e cambia identità. Il 4-2-3-1 che fece felici i tifosi tra il 2006 e il 2008 non è più un dogma irrinunciabile, Spalletti è diventato un narratore di spogliatoio più completo e creativo.
2. Allenamenti divisi. Ogni reparto di questa nuova Roma ha un suo allenatore, uno specialista che concentra i suoi sforzi per migliorare il settore. Luciano allena gli attaccanti, Baldini i difensori. Garcia non dava spazio al lavoro specifico e puntava al cosiddetto "mantenimento", pericoloso perché si perde l'intensità al mestiere.
3. Schemi e comunicazione istantanea. Partitelle interrotte di continuo, dialoghi serrati e personalizzati, ogni aspetto viene analizzato con i protagonisti di quella fase di gioco: un'organizzazione scientifica ripetuta all'esasperazione.
4. Coinvolgimento. Garcia blindava le sedute, nessuno - proprio nessuno, nemmeno i Primavera, i tecnici delle giovanili o altri dello staff dell'impianto - poteva passare davanti ai campi. Serrande abbassate, visuale oscurata. Spalletti ha cambiato le cose: gli under 19 partecipano alla partitella, anche Alberto De Rossi è più coinvolto.
5. Comportamenti. L'atteggiamento prima di tutto, Spalletti non ammette errori e non fa sconti. Allenamenti più intensi, uscite serali solo nei giorni di riposo, non vola una mosca durante le riunioni e gli allenamenti, si cura l'etica e lo stile. E in conferenza stampa si parla tantissimo di calcio giocato.
6. Duttilità. Nainggolan sta studiando da trequartista, Florenzi da quinto di centrocampo, De Rossi è ormai un difensore centrale: Spalletti sta ridefinendo i ruoli di alcuni, con un'attenzione maggiore verso il singolo affinché ne benefici il gruppo. Anche quanto sta facendo su Rudiger, centrale ma anche laterale destro è indicativo, tanto quanto El Shaarawy tornante.In fondo anche il ruolo di Totti è stato ridefinito: se possibile ancora più marginale. Tutti hanno dato disponibilità, anche il Capitano.
7. Il fattore "c". La fortuna non fa mai male, ci vuole. Ma quando c'è significa che qualcosa è cambiato, nei singoli e nel gruppo. "C" come condizione, comportamenti, convinzione, cambiamento, certezze, carattere, calma. E Champions.
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