rassegna stampa roma

Vucinic l’asso di Coppa L’Ucraina gli porta bene

(Il Romanista-G.Dell’Artri) Otto gol in campionato, zero in Champions. Finora. Persino nel 2006/07 Mirko Vucinic aveva fatto meglio. In quella sua prima sfortunata stagione romanista, rovinata per metà da una interminabile serie di problemi...

Redazione

(Il Romanista-G.Dell'Artri) Otto gol in campionato, zero in Champions. Finora. Persino nel 2006/07 Mirko Vucinic aveva fatto meglio. In quella sua prima sfortunata stagione romanista, rovinata per metà da una interminabile serie di problemi fisici,

riuscì comunque a segnare un gol in Coppa Campioni. E nell’occasione più importante, all’andata dei quarti di finale con il Manchester United. Il gol (meraviglioso, alla Vucinic) al Lecce potrebbe adesso farlo sbloccare anche in Champions.

Eh già, Mirko potrebbe essere tornato Genio proprio al momento giusto, quasi alla vigilia di un appuntamento decisivo. Quello con lo Shakthar, domani sera. In fondo, l’Ucraina gli porta bene. Kiev, stagione 2007/08, è il 27 novembre, girone all’italiana. La Roma di Spalletti vuole archiviare il prima possibile il discorso qualificazione. In campo tiene ritmi indiavolati. Va in in vantaggio praticamente subito. Un cross di Panucci finisce direttamente in fondo alla rete della Dynamo. Inizialmente sembra esserci un tocco di Vucinic, poi la Uefa chiarisce: la paternità del gol è di Christian. Ma Mirko è in stato di grazia. Come Giuly, che lo imbecca in contropiede. Vucinic mantiene una freddezza glaciale e porta la Roma sul 2-0. Prima la spada, poi il fioretto. Nella ripresa, un destro da limite del Genio di Niksic non perdona il portiere della Dynamo, Rybka. Quel gol fissa il risultato sul 4-1. È il più largo punteggio della Roma (che vola agli ottavi con una giornata d’anticipo) nelle trasferte di Champions. Ok, era Kiev e non Donetsk, era novembre e non marzo. Ma per Vucinic potrebbe cambiare davvero poco.

Con Montella alla guida, pare rinato. Sembra un altro giocatore rispetto all’indolente Mirko, che tanto faceva arrabbiare Ranieri. A Bologna, per la prima in panchina dell’Aeroplaino, era stato addirittura supersonico. Attaccava e difendeva, facendo a tratti il terzino aggiunto (a Riise). Contro il Lecce è stato forse meno efficace. Forse. Perché quando ha trovato lo spazio giusto, si è ricordato di essere uno dei più forti calciatori al mondo. Uno che vale da solo il prezzo del biglietto. Si divincola dall’abbraccio mortale di un avversario, osserva il piazzamento della difesa leccese, si accentra e spedisce la palla là dove Rosati non arriva. È un gol d’autore. Che non basta per battere la squadra salentina, perché la Roma si fa riprendere, e serve un fallo da rigore per uscire dal tunnel. Ma tant’è, stavolta Vucinic il suo lo fa.

Montella gli sta chiedendo di fare l’esterno d’attacco a sinistra nel 4-2-3-1. Il modulo sembra cucito su misura per Mirko, che in questa posizione ha sempre fatto vedere le cose migliori. Soprattutto in Coppa Campioni, che storicamente è sempre stato il suo paloscenisco preferito. È nella competizione più importante che ha scritto pagine di classe. Come nella stagione 2007/08, proprio quella della doppietta alla Dynamo, quando con un gol al Bernabeu assicura alla Roma il passaggio ai quarti. Ecco, domani non vogliamo un Mirko qualsiasi. Domani ci serve Vucinic, il Genio di Niksic.