rassegna stampa roma

Vucinic, il derby per ritrovarsi

(Il Romanista – D.Galli) – Dalla Puglia alla Puglia, da Lecce a Bari, dal Salento al San Nicola. Vucinic potrebbe riscoprirsi bello di notte nell’occasione più propizia, quella migliore da calendario, quella da non sbagliare.

Redazione

(Il Romanista - D.Galli) - Dalla Puglia alla Puglia, da Lecce a Bari, dal Salento al San Nicola. Vucinic potrebbe riscoprirsi bello di notte nell’occasione più propizia, quella migliore da calendario, quella da non sbagliare.

Per Mirko, Genio di Niksic ma leccese d’adozione, quello di domani con il Bari è un derby Roma-Lazio, un clasico Real-Barcellona, una sorta di Fla- Flu. Non è una semplice sfida tra popoli e dialetti, ma una guerra dei mondi. Perché Bari e Lecce sono nella stessa Regione esclusivamente sulla carta. Un anno fa, proprio di questi tempi, al San Nicola il Genio fa una cosa straordinaria. Anzi, Geniale. La Roma sta rincorrendo l’Inter, le rosicchia punti giornata dopo giornata, non si può permettere uno stop & go contro un Bari che non ha più nulla da chiedere al campionato. Totti dà il là all’azione, Toni inchioda la palla, Vucinic gliela strappa dai piedoni, fa qualche metro e la piazza alla destra di Gillet. Tutto qui? Macché. Il Genio corre verso la telecamera, si piazza davanti all’obiettivo e si mette a canticchiare de Lecce simu simu, la la la la. A dunca sciamu sciamu, lu core nui be tamu. Che tradotto dal salentino significa «di Lecce siamo, la la la la. Dove andiamo andiamo, il cuore noi vi diamo». Non è un semplice sfottò verso i cugini baresi. È una dichiarazione d’amore verso la terra che l’ha visto crescere. È lì che ha raggiunto con 29 gol in Serie A Pedro Pablo Pasculli, il Pruzzo leccese, è lì che ha trovato sia i grandi amici, con i quali ogni estate si riunisce, sia Stefania, l’unico grande amore. Ora capite. Bari per Vucinic significa l’esatto opposto. Bari che non sopporta i salentini, Bari capoluogo di regione che accoglierebbe volentieri le istanze separatiste leccesi, Bari che digerisce malvolentieri i commenti di chi esalta il barocco della Basilica di Santa Croce. Altri mondi, appunto. Pare scritto sul calendario questo appuntamento. Pare fatto apposta per Vucinic. Mirko ha l’occasione di vincere un derby, di canticchiare un’altra volta quel “simu simu” sotto la Nord retrocessa, di prendersi una rivincita su chi lo considera già da un’altra parte. Perché non è così. I gol non arrivano, e quando sbagli sotto porta come contro l’Inter e poi - repetita non iuvant- contro il Palermo, magari viene meno anche quella incrollabile certezza di chi si ritiene un attaccante di razza. Si dice che DiBenedetto, e non solo lui, ne apprezzi il talento a tal punto da rispedire le critiche al mittente, anzi ai mittenti. Mirko è al centro del progetto a stelle e strisce. E se lo è, come sembra, non si può parlare di un semplice "ritocco", quando andrà ridiscusso l’ingaggio. Serve un contratto da top player. Vucinic potrà dimostrare di meritarselo nella partita che solo sulla carta - ricordate il fatal Lecce nel 1986 e la fatal Venezia nel 2002? - è di una facilità disarmante. Con il Bari, domani, non sarà semplicemente un derby. Sarà una guerra dei mondi. E un appuntamento con il destino.