(Corriere dello Sport - S.Agresti) Lassù, in testa alla classifica, ci sono otto squadre in due punti: equilibrio straordinario. Anzi unico, visto che da quando si danno tre punti per la vittoria, diciassette anni fa, la capolista non si trovava a una quota così bassa - otto punti - dopo quattro giornate di campionato.
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Visto quanto conta Totti?
(Corriere dello Sport – S.Agresti) Lassù, in testa alla classifica, ci sono otto squadre in due punti: equilibrio straordinario. Anzi unico, visto che da quando si danno tre punti per la vittoria, diciassette anni fa, la capolista non si...
Livellamento in alto o in basso? Il dibattito è aperto. Diciamo che di sicuro a questo equilibrio contribuisce molto la partenza-no delle milanesi, che non compaiono ai primi posti nonostante le vittorie negli anticipi di sabato, e delle romane (la Roma proprio ieri ha finalmente ottenuto il primo successo della stagione): quattro formazioni che hanno aspirazioni decisamente superiori rispetto alla loro attuale posizione.
E’ comunque bello che, osservando la classifica, possano sognare i tifosi di tante squadre che non si aspettavano di essere così in alto: non solo le attese Juventus e Napoli, ma anche Udinese, Fiorentina, Palermo, Cagliari, Genoa, Chievo. Non bisogna però dimenticare che questo appassionante equilibrio non esisterebbe se in estate non avessimo vissuto la brutta esperienza di un altro calcioscommesse. Senza la penalizzazione rimediata nel processo sportivo, infatti, l’Atalanta sarebbe al comando della classifica, sola e in fuga: è l’unica ad avere vinto tre partite, conquistando dieci punti. Il cammino della squadra di Colantuono è inatteso, entusiasmante e fantastico. Un plauso speciale a tutto l’ambiente, che ha saputo compattarsi anziché sfaldarsi dopo una sentenza che ha obbligato i bergamaschi a partire da meno sei. Una mazzata che avrebbe potuto piegare le gambe al gruppo e invece ha forse fornito una spinta in più per volare. Non si tratta di un miracolo, perché i miracoli non sono di questo mondo, ma del frutto di scelte azzeccate e di un lavoro proficuo sotto tutti i punti di vista. Come quello che stanno facendo a Verona (il Chievo non perde un colpo) e a Siena, dove Sannino ha saputo costruire una squadra che occupa e sfrutta il campo in modo straordinario: complimenti a lui e a chi l’ha scelto. lla lunga, la classifica riacquisterà certamente una fisionomia più vicina al valore assoluto delle squadre. Inter e Milan risaliranno, qualcuna delle formazioni ora al vertice perderà terreno. La sensazione è che la Juventus rimarrà in alto, a lottare fino in fondo per posizioni di prestigio assoluto. Anche ieri i bianconeri non hanno vinto, ed è il secondo pareggio consecutivo dopo quello in casa contro il Bologna, ma hanno raddrizzato una partita complicata su un campo difficile e contro un brillantissimo avversario, il Catania di Montella. Partite del genere, insomma, si possono anche perdere, ma la Juventus trasmette ogni volta la sensazione di crederci tanto, tantissimo. E alla fine questo pesa molto sui risultati che si ottengono. Pessimo il debutto di Elia, un “ frullino” che non ci è mai sembrato l’esterno di spessore cercato da Conte; confortante il segnale di ripresa lanciato da Krasic; brillante come al solito la prestazione di Pepe quando è stato buttato nella mischia (ed è forse la più bella sorpresa di quest’inizio di stagione bianconero, visto che Pirlo può stupire solo chi ha poca, pochissima memoria). Dicevamo delle romane. Che qualcosa finora non abbia funzionato, lo conferma un dato statistico: nessuna delle due ha ancora vinto all’Olimpico, dove in quattro partite ( due a testa) hanno raccolto la miseria di due punti ( uno a testa) con identici risultati (un pareggio e un 1-2). Ieri è toccato alla Lazio fallire l’appuntamento con la vittoria in casa: nel primo tempo ha sofferto il Palermo organizzato di Mangia, poi ha sfiorato il successo. Reja può consolarsi con il riavvicinamento del pubblico, che per una volta non lo ha contestato, dimostrando di avere digerito le inopportune frasi - poi rivedute e corrette - pronunciate in settimana dal tecnico nei confronti del popolo biancoceleste. I tifosi, che hanno anche esposto uno striscione per invocare unità d’intenti, hanno dato un’altra lezione di attaccamento alla maglia: la vera anima della Lazio sono loro.
In serata si è celebrato un evento atteso più di un mese: la prima vittoria della Roma di Luis Enrique in una partita ufficiale, al sesto tentativo. E’ un successo di straordinaria importanza, perché trasmette fiducia e ottimismo in un momento molto delicato per i giallorossi e per il loro allenatore, reduci dalla lezione di gioco ricevuta dal Siena. In più, questo risultato permette alla Roma di dare spessore alla classifica, che adesso potrà essere osservata con ansie e preoccupazioni inferiori. Anzi, i cinque punti rappresentano un bottino assolutamente accettabile in un campionato tanto equilibrato: sono gli stessi del Milan e uno in più dell’Inter. Il successo di Parma non è arrivato a conclusione di una prestazione entusiasmante, ma mai come stavolta contava il risultato. E’ stata la Roma forse meno... azulgrana della stagione: il possesso palla non è stato continuo come nelle ultime gare, quando si raggiungevano i livelli del Barcellona ma con una sterilità offensiva quasi imbarazzante. Ieri sera i giallorossi hanno avuto il comando del gioco per il 59 per cento della partita, decisamente meno rispetto al solito, però hanno impostato la manovra con maggiore rapidità, soprattutto nella ripresa. E forse è proprio per questo che le occasioni sono state più numerose, benché anche il Parma abbia avuto le sue opportunità per pareggiare. Tra le note positive, oltre alla conferma di De Rossi e Totti ad alto livello (Luis Enrique sembra essersi accorto che il capitano è più utile non solo di Caprari e Okaka, ma anche di Bojan...), c’è il secondo gol consecutivo di Osvaldo. Adesso i giallorossi possono affrontare la settimana con maggiore serenità, pronti per sfidare, sabato all’Olimpico, la capolista del campionato: l’Atalanta.
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