(La Gazzetta dello Sport - L.Calamai) - Provoca. Con quell’aria da primo della classe. «Avete visto il mio calcio? L’idea è di cercare sempre il gol. Nelle ultime tre partite di Europa League il Porto ha segnato quindici reti.
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Villas Boas: «Non sono adatto per l’Italia»
(La Gazzetta dello Sport – L.Calamai) – Provoca. Con quell’aria da primo della classe. «Avete visto il mio calcio? L’idea è di cercare sempre il gol. Nelle ultime tre partite di Europa League il Porto ha segnato quindici reti.
In Italia è un altro mondo. Nessuno pensa ad attaccare o a divertire, l’unica cosa importante è il risultato. Se vinci sei bravo, se perdi finisci sotto processo. Lo scriva: non sono l’uomo giusto per la Juve, per la Roma o per qualsiasi altro club di Serie A. Ho idee troppo rivoluzionarie» . Eccoci nel mondo di Andre Villas Boas, l’ultimo Napoleone della panchina. Look perfetto, mano destra che passa in continuazione tra i capelli, una cravatta azzurra che è un pugno in un occhio. Ma personalità in dosi industriali. Il suo Porto ha già staccato il biglietto per la finale di Europa League. E lui parla, spiega, sorride. In conferenza stampa si esibisce in quattro lingue: portoghese, spagnolo, inglese e italiano. Senza una sbavatura. Perfettino in ogni gesto, in ogni smorfia.
Si attacca in sette Chi lo conosce bene lo «allontana» dal suo Maestro. «Mourinho ha nella testa due schemi: uno quando affronta il Barcellona, l’altro quando deve spazzare via squadre di basso livello. Andre è diverso. Lui insegna un solo calcio. Si attacca in sette uomini. Sempre. Se finisse in Italia farebbe venire il mal di mare ai vostri allenatori. Sempre molto attenti alla parola "equilibrio"» . Vero. Guardi il Porto e resti confuso. Difesa alta, fuorigioco a tutto volume e uno schema che in fase offensiva diventa un 2-1-5-2. Tutto bello, tutto illogico. Villas Boas non è l’erede di Mourinho. Piuttosto è il nuovo Sacchi. La mano del tecnico si vede perché il valore del singolo si esalta dentro il gruppo. «Lo so, in Italia mi guardano con attenzione. Ma io sono nessuno. La fortuna di un tecnico la fanno i giocatori. Nel Porto ci sono calciatori di prima fascia» . Perfettino e modesto.
Il futuro Il presidente Joao Pinto lo ha bloccato con una clausola rescissoria di 15 milioni. La sensazione è che non sarà facile prendere a giugno Villas Boas. Per tre motivi: il Porto è la sua squadra, vuole provare a vincere la Champions e non ha fretta di misurarsi altrove. Però a un giornalista inglese che gli chiede se a settembre sarà ancora al Porto lui risponde: «Sì, credo di sì» . E quel «credo» è tutto un programma. Chi lo vuole veramente si faccia avanti con un progetto chiaro prima ancora che con una montagna di soldi. Porterebbe una ventata di aria fresca nel calcio italiano. La nuova Juve, la nuovaRoma fanno bene a pensarci. E già che ci siamo consigliamo di regalare a Villas Boas anche la sua mente in campo, il brasiliano Fernando. Un fenomeno, un misto di Pirlo e Felipe Melo. E poi il colombiano Falcao, piccolo e sgraziato ma un killer: ricorda un po’ Pippo Inzaghi. Bisogna fare in fretta. Andrea Agnelli ci pensi: Villas Boas è la voglia di esplorare nuove frontiere. La sfida della nuova Juve. Un matrimonio che suona bene.
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