(Il Messaggero-A.Angeloni) Punto uno: Gianluca Vialli conosce bene Carlo Ancelotti. Punto due: Gianluca Vialli vive a Londra, sa del Chelsea e del calcio inglese come Carlo Ancelotti.
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Vialli: «Carlo potrebbe tornare è amato e ama la città»
(Il Messaggero-A.Angeloni) Punto uno: Gianluca Vialli conosce bene Carlo Ancelotti. Punto due: Gianluca Vialli vive a Londra, sa del Chelsea e del calcio inglese come Carlo Ancelotti.
Punto tre: Gianluca Vialli capisce perfettamente Carlo Ancelotti quando dice di voler restare in Inghilterra. Anche se, punto quattro, Gianluca Vialli capisce pure cosa significhi lasciare tutto per rispondere al richiamo del cuore, nel caso di Carlo Ancelotti, Roma.E’ successo anche a lei, quando doveva andare alla Juve. «Poi non se ne fece nulla, ora mi sento troppo vecchio per fare l’allenatore. Forse mi vedo di più nelle vesti di dirigente». Vialli, perché è così difficile lasciare l’Inghilterra? «Perché è un posto meraviglioso, perché a Londra si lavora e si vive bene. La gente ha rispetto per tutti, anche per chi è famoso. Chi è abituato all’Italia, va lì e apprezza subito questo aspetto». La qualità della vita è importante. «E Carlo è uno che certe cose le sa valutare. Si lavora con serenità. Ti chiedono impegno, risultati, e se non arrivi a tagliare i traguardi, non ti considerano un idiota». Anche lì se non vinci, ti cacciano. «Ma nessuno ti toglie il rispetto. Del resto, se alleni grandi squadre come Chelsea, Barça e Real, non ti puoi permettere una stagione normale, devi sempre fare qualcosa di speciale. Ci sta essere esonerati». E ora non è facile dire di no alla Roma? «I sentimenti possono avere il loro peso. Lui a Roma è amato e ama la città, a cui da sempre è legato. Poi però ci sono tutte le cose che abbiamo detto». Tanta roba in effetti. «In più in Inghilterra non ci sono polemiche e sospetti sui finali di stagione. Tutti fanno il loro dovere». Torniamo ad Ancelotti: secondo lei alla fine cosa deciderà? «Non escludo che si prenda una pausa di riflessione». Si dice: Carlo non verrebbe a Roma perché la Roma non sarà subito una grande squadra. «Non credo. Lui è uno che sa vincere subito e sa costruire con i giovani. Non avrebbe problemi in questo senso». La Champions però non ci sarà. «Può anche non pesare visto che si tratta di Roma e della Roma». Una domanda personale: lei ha fatto pace con Roma? «C’è stato un periodo in cui non potevo avvicinarmi, prendevo insulti da tutti i romanisti». E come mai? «Due motivi. Il primo: per il processo sul doping. Il secondo: mi collegavano a Sky che, per la questione dei diritti tv, dava più soldi alla Juve rispetto alla Roma. Mi dispiaceva molto». E pensare che poteva venire alla Roma. «Da allenatore, è vero. Ricevetti una telefonata. Ma non era il momento giusto». Correva la stagione 2004-2005, di allenatori quell’anno la Roma ne cambiò molti.
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