rassegna stampa roma

Via i gufi

(Il Romanista – C.Fotia) – Sulla Nuova Roma targata DiBenedetto hanno ricominciato a svolazzare i soliti corvacci e i gufi si sono appollaiati sul ramo sperando che il loro malanimo ottenga l’effetto desiderato e la Nuova Roma cada...

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(Il Romanista - C.Fotia) - Sulla Nuova Roma targata DiBenedetto hanno ricominciato a svolazzare i soliti corvacci e i gufi si sono appollaiati sul ramo sperando che il loro malanimo ottenga l’effetto desiderato e la Nuova Roma cada prim’ancora di aver mosso i primi passi.

Dal pulpito del Corriere dello Sport, che non nasconde il proprio trasporto per le imprese della terza squadra della capitale che si allena a Formello, le cui imprese sono sempre narrate come epiche, i soliti Soloni Incipriati hanno già emesso la sentenza bocciando la scelta, che pare ormai certa, di Luis Enrique quale allenatore giallorosso. Che i dirigenti che l’hanno compiuta, Franco Baldini e Walter Sabatini, siano riconosciuti come tra i migliori manager sportivi in Italia e nel mondo, non conta nulla. Che l’abbiano compiuta dopo aver sondato e valutato altre decine di candidati, non conta nulla. Che abbiano seguito attentamente il lavoro di Luis Enrique, non conta nulla. Che abbiano ascoltato i consigli di un signore che si chiama Pep Guardiola che con l’allenatore del Barcellona B lavora fianco a fianco, non conta nulla. Conta solo il loro smisurato ego, la pretesa arrogante di dover dettare le scelte alla nuova società. Per carità, ognuno è libero di pensare e scrivere quello che vuole, e i dubbi che attraversano una parte della tifoseria, sono del tutto legittimi. Ma dalla stroncatura dei Soloni Incipriati traspare un livore del tutto incomprensibile. Per chi si occupa di calcio, Luis Enrique non è affatto un illustre sconosciuto. E’ stato un grande giocatore del Barcellona e della nazionale spagnola, attualmente allena il Barcellona B, che è assolutamente riduttivo definire la “Primavera” della squadra catalana. In Spagna, infatti, le squadre giovanili dei grandi club non disputano un torneo a sé, ma giocano nelle categorie inferiori. Con Enrique, il Barcellona B, è al quarto posto della loro serie B. Tenendo conto che le prime tre vengono promosse in A e che una società non può avere due squadre nello stesso torneo, è praticamente il massimo risultato ottenibile, dal momento che, anche se avesse raggiunto il primo, il secondo o il terzo posto, la squadra di Enrique non avrebbe potuto fare il salto di serie. Inoltre, il legame che esiste tra il Barcellona A e quello B è molto più organico di quanto avviene in Italia tra le primavere e le squadre maggiori. Intanto, il modulo di gioco è lo stesso, poi il travaso di giovani dalla squadra B alla squadra A è continuo, infine il mitico Pep Guardiola è passato direttamente dalla B alla A, lasciando la guida dei giovani proprio a Luis Enrique. E’ tutto questo che fa la Cantera, ovvero la scuola di calcio più straordinaria del mondo e la squadra che gioca un calcio stratosferico, come avremo modo di apprezzare questa sera. Altro che il ditino alzato del rimprovero! Dovremo essere grati a DiBenedetto, a Baldini, a Sabatini se davvero porteranno un rivoluzionaria, e sarà un bell’inizio per l’era DiBenedetto, che ha già fatto capire di voler rompere tutte le pastoie, i giochi di potere, le vecchie consuetudini a Roma. E’ un rischio? Sì, come tutte le scelte coraggiose, ma vale certamente la pena di correrlo. Anche perché, alle spalle del giovane, grintoso e ambizioso allenatore spagnolo, ci saranno manager come Baldini e Sabatini ad allestire una squadra forte e competitiva, con i grandi campioni che abbiamo, a cominciare dall’immenso Capitano, e i nuovi talenti che stanno per arrivare. Abbiamo parlato fin dall’inizio di Rivoluzione Americana e di Rifondazione Romanista. Ci attendevamo naturalmente resistenze di ogni genere, perché, come diceva il Presidente Mao, “La Rivoluzione non è un pranzo di gala”. Ora queste resistenze sono venute allo scoperto, a difesa di interessi spesso opachi. In questa interminabile fase di transizione, profittando di una estenuante lentezza nel completare tutti i passaggi, si muovono piccole e grandi macchine di delegittimazione, molti hanno paura di perdere piccole o grandi posizioni di privilegio, vola anche qualche schizzo di fango. Diciamo la verità: si cerca di insinuare nel popolo romanista il dubbio che si tratti di una gigantesca sòla, incuranti degli impegni presi in tutte le sedi ufficiali e delle scelte già compiute. Che senso ha, altrimenti, demolire e criticare prim’ancora che la nuova proprietà si sia insediata? Continuare a insinuare dubbi sulla solidità economica dei soci americani, quando i dati ci dicono che la cifra che la Roma investirà quest’anno sul mercato non si vedeva dai tempi dell’acquisto di Gabriel Batistuta? Denigrare il curriculum di un allenatore è cosa ben diversa dal criticare una scelta che non convince. Significa voler fare ostracismo, magari pensando che qualcuno, prima o poi, si piegherà a prendere ordini. Per quanto abbiamo appreso, si tratta di una speranza vana. DiBenedetto, Sabatini e Baldini sono infuriati per queste campagne denigratorie, ma decisi a seguire la loro strada fino in fondo, senza guardare in faccia a nessuno. Faranno piazza pulita, dentro e fuori Trigoria, di tutto ciò che cerca di frenare i loro progetti. Per quanto ci riguarda, siamo rivoluzionari per vocazione e quindi totalmente in sintonia con il nuovo corso del quale, ovviamente, criticheremo gli errori quando ci sembreranno tali e appoggeremo le scelte che ci convincono. Non ci faremo intimidire da nessuno. Diciamo oggi, come poco più di un anno fa, quando abbiamo dato via al nuovo corso de Il Romanista: “la Roma prima di tutto”. Crediamo di sentire nel cuore del popolo romanista tutta la legittima preoccupazione per l’insopportabile dilatazione dei tempi burocratici per la nascita della nuova società, lo sgomento per conflitti tra vecchia e nuova gestione che potevano e dovevano esserci risparmiati, la rabbia per una stagione buttata via. Ma anche la speranza di un futuro esaltante, gladiatorio, arrembante. Di una vera e propria Cantera Romanista. Dice un antico proverbio cinese. “Quando il saggio indica il cielo con il dito, lo stolto guarda il dito e non il cielo”. Esattamente come i nostri Soloni Incipriati. Dicono i soloni incipriati: Luis Enrique è troppo giovane e inesperto. Esattamente come lo erano ai loro esordi il Pep, Roberto Mancini (allenatore del Manchester City), Fabio Capello (allenatore della nazionale inglese), Villa Boas (allenatore del Porto), tanto per fare alcuni nomi. Hanno conosciuto alti e bassi, ma sono certamente allenatori di straordinario valore. Stupisce poi questa valutazione negativa sulla giovane età. In tutti i paesi moderni, a cominciare dagli Stati Uniti, la gioventù è considerata un valore inestimabile. L’inventore di Facebook, per dirne una, ha creato il social network che ha rivoluzionato il nostro modo di comunicare, quando aveva meno di vent’anni ed ora è un plurimilionario. In giro per il mondo, e vale anche per il calcio, funziona così: largo ai giovani, alla freschezza delle idee, alla spavalderia, alla mentalità aperta di cui la gioventù è portatrice. Capisco che nel paese della gerontocrazia, delle oligarchie, delle burocrazie parassitarie, ciò suoni come una bestemmia, ma siamo noi che funzioniamo male, non il resto del mondo. Se sarà Luis Enrique il nuovo allenatore della Roma, sarà una scelta coraggiosa e