rassegna stampa roma

Venditti: «Amore ed unità per noi»

(Il Romanista – M.Macedonio) – UNICA. In caratteri cubitali. La Roma? Certo. Ma non solo. E non è forse un caso che Antonello – parliamo di Venditti – abbia scelto proprio quell’aggettivo per parlare di un amore.

Redazione

(Il Romanista - M.Macedonio) -UNICA. In caratteri cubitali. La Roma? Certo. Ma non solo. E non è forse un caso che Antonello – parliamo di Venditti – abbia scelto proprio quell’aggettivo per parlare di un amore.

Perché “Unica” è anche il titolo del suo nuovo album, che dopo le anteprime su iTunes, esce giusto oggi, 29 novembre, a quattro anni dall’ultimo, Dalla pelle al cuore. E’ in fibrillazione, il cantautore romano, com’è normale che sia alla vigilia di un evento importante. E l’uscita di tanti nuovi pezzi (nove, che diventano dieci con il videoclip de “La ragazza del lunedì”, ndr) lo è certamente. Ma non per questo rinuncia a parlare dell’altro suo amore. Quella Roma che per un tifoso come lui è altrettanto Unica. «Proprio come il mio disco» sottolinea al telefono, sorridendo.

E allora, parliamo di Roma e, tanto per stare sulla notizia, partiamo da Osvaldo e Lamela.Di storie come queste, nelle squadre di calcio, se ne sono sempre avute. Non è la prima e non sarà l’ultima. E che nella Roma ci sia trasparenza da questo punto di vista, mi sembra un fatto positivo. A patto, però, che tutto questo non vada a danno proprio della Roma.

Danno e amore - come canti anche nel tuo pezzo - che spesso viaggiano insieme. Da romanista, spero davvero che questa vicenda di Osvaldo messo fuori squadra, sia pure solo per una partita, possa risolversi in altra maniera. Perché la punizione, a conti fatti, va a colpire soprattutto la Roma.

La società ritiene però che sia un modo per mandare un segnale, in materia di comportamenti, a tutta la squadra.Questo posso capirlo. Ma parliamo di una cosa che in tutte le società viene calcolata in modo da non arrecare danno alla squadra. E, in questo caso, vai a mettere fuori proprio l’attaccante più in forma e più forte che hai. Preferirei allora una multa più salata. Perché, a meno che a Udine non sia successa l’ira di Dio, credo che ci sia modo e modo per punire un giocatore. E siccome tutti i calciatori hanno interesse e attaccamento alla maglia, sia pure a volte in modo sbagliato, da una parte dico che va assolutamente condannato il gesto di Osvaldo, ma dall’altra che non va condannato oltremisura e in maniera autolesionistica per la Roma. Anche perché i giocatori conoscono soltanto un tipo di punizione “corporale”, ovvero togliergli i soldi. E allora, togliamogli quelli, ma non la passione e la voglia di giocare.

Veniamo a Luis Enrique e alle critiche che gli vengono mosse.Mi sembrano ingenerose. Io continuo ad avere fiducia. In lui, nella squadra e nel progetto. Ci vuole unità d’intenti, se tutto il mondo Roma è unito può fare grandi cose e andare lontano. Credo sia questa la cosa più importante e se serve per unirsi ancora di più, allora va bene pure questo caso Osvaldo-Lamela. Quanto al tecnico, al punto in cui siamo, credo che ormai sappia, tecnica-mente, quali sono i giocatori sui quali può contare o comunque fare più affidamento. Anche se ci sono ancora cose sorprendenti, almeno per noi che sappiamo di calcio, ma forse non quanto lui. Noi che conosciamo però bene la Roma e gli equilibri che da sempre ne regolano certi meccanismi. E se mi chiedi se avrei messo la squadra in campo nello stesso modo, onestamente ti dico di no. Anche se capisco che lui possa avere le sue ragioni, vedendo i giocatori tutti i giorni. Un esempio evidente è però José Angel. Pur non volendo condannare il giocatore, a Udine, dopo otto minuti, anche Luis Enrique doveva capire che non poteva lasciarlo in campo. Troppo timido, a mio parere. Al punto di sbilanciare la squadra, con la conseguenza che i due esterni non si sono mai mossi. Né lui, né Taddei. E allora, perché non rimettere Rodrigo a sinistra e Perrotta a destra? Ce l’ha insegnato lui! Siamo quasi costretti a dire: “Luis, continua in quel tuo discorso. Su quella stessa strada che hai intrapreso. Non ti fermare!”. E invece, anche lui mi è apparso quasi intimorito, impaurito. Con il risultato che gli esterni, che sono alla base del suo gioco, non hanno fatto quello che avrebbero dovuto. Come dire che è stato inutile, allora, fare quel gioco. E’ come se lui non avesse fiducia in se stesso o nei giocatori. Taddei aveva fatto una partita da 8 a sinistra. E allora, se hai trovato una certezza, non tornare indietro: mettilo lì. E lo stesso dicasi per altri.

Ti riferisci anche a Lamela, schierato di punta anziché trequartista?Proprio così. A volte, mi sembra che si incarti da solo. Deve invece capire che i tifosi della Roma stanno con lui, non contro di lui. E siccome abbiamo capito tutti che c’è un cambiamento radicale, anche condiviso, allora che continui nella sua proposta di gioco. Non sia conservatore. Perché sennò, alla fine, perde.

Si è detto più volte che, almeno per quest’anno, l’obiettivo è costruire, e che nessuno pensi che si possa già vincere lo scudetto. Nel tuo disco si respira grande ottimismo, che tu trai da una rinnovata voglia che avverti in giro, soprattutto tra i giovani, di lottare per cambiare le cose che non vanno. E’ così. E infatti, anche nella Roma, a me non piace che non si pensi allo scudetto. Perché i valori tecnici della squadra ci sono tutti. Però, dico, caro Luis Enrique, dai anche tu una stabilità alla squadra! Hai deciso di fare un gioco coraggioso, continua ad essere coraggioso! E non un giorno sì e un giorno no. Se lo fai per stupire, sappi che non va bene. Anche per la tua salute mentale. Ne guadagneremmo tutti. E ne guadagnerebbe soprattutto la Roma. Perché è UNICA, come sempre