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Unicredit: «Ci importa il futuro della squadra»

(Il Romanista – D.Galli) Chiusura totale ad operazioni definite di low profile. Di basso profilo. L’As Roma non sarà svenduta per qualche giochetto di potere.

Redazione

(Il Romanista - D.Galli) Chiusura totale ad operazioni definite di low profile. Di basso profilo. L’As Roma non sarà svenduta per qualche giochetto di potere.

È questa la giusta chiave di lettura delle parole dell’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni. Che ieri, a margine dell’esecutivo dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, ha spiegato quale è il principio guida adottato dalla banca per la cessione del club. «Il prezzo è importante - ha detto Ghizzoni - ma lo è anche il futuro della squadra. Valutiamo il rapporto fra prezzo e qualità dell’investimento».

Secondo fonti finanziarie vicine al dossier As Roma, Ghizzoni lancia un messaggio preciso. Unicredit non ha alcuna intenzione di accettare delle proposte di basso cabotaggio. Se un gruppo straniero vuole comprare la società, è giunto il momento di farsi avanti. Unicredit pretende una risposta: sì o no.

Allo stesso tempo, l’ad di Piazza Cordusio non fa nomi («gli advisor sono a lavoro e c’è una short list»), ma taglia fuori dalla corsa per l’As Roma gli investitori italiani.

Da Unicredit lanciano a questo proposito un avvertimento alla famiglia Angelucci. Se riproporrà l’offerta economica già rifiutata - si parla di 86 milioni di euro - non solo incasserà un altro secco no. Ma si farà nemica la banca. Piazza Cordusio ha quindi raccolto le sollecitazioni a una maggiore chiarezza. Chiarezza auspicata anche da questo giornale. Chiarezza ritenuta indispensabile per far capire all’ambiente romano, giocatori in primis, che si sta lavorando per un progetto che metta al centro, come ha detto Ghizzoni, proprio «il futuro della squadra». Se però nessun investitore riuscisse ad accontentare le richieste della banca, se nessun soggetto economico rispondesse ai requisiti pretesi da Unicredit, Piazza Cordusio è pronta a prendere in considerazione il piano B. Se ci sono sette o otto imprenditori disposti a mettere una quota "x" - si parla di una decina di milioni a testa - per prendere l’As Roma, la banca è pronta a sentirli.

A ognuno di loro sarebbe assicurata una fetta di business. Sia chiaro: Unicredit non ci sta ancora lavorando sopra. In questo momento, Piazza Cordusio è concentrata sull’obiettivo di cedere il club a un solo soggetto. Possibilmente, straniero. Restano top secret i nomi degli investitori americani. Non lo dovrebbero essere ancora a lungo.

La banca conta infatti di ricevere entro fine gennaio le offerte vincolanti, per poi intavolare a febbraio la vera e propria trattativa con l’eventuale, unico, potenziale acquirente. Secondo fonti vicine al dossier, questo dovrebbe determinare un altro slittamento per l’arbitrato Unicredit-Sensi. Arbitrato che si sarebbe dovuto concludere a ottobre con la costituzione di Newco Roma, la società che controllerà l’As Roma e che sarà quindi il vero oggetto della trattativa per la cessione del club. Ma a ottobre mancava un interlocutore per la cessione e la banca fu costretta a chiedere al presidente dell’arbitrato, il professor Ruperto, un rinvio al 24 gennaio.

Lunedì, alle 18, gli avvocati di Unicredit e quelli dei Sensi si ritroveranno quindi di nuovo davanti a Ruperto. La situazione, di fatto, è però quasi identica a quella che si presentava a ottobre: non siamo ancora alle offerte vincolanti. Secondo le fonti, un ulteriore rinvio è praticamente scontato.