rassegna stampa roma

Una stagione fantastica E quel 7-1 alla Lazio

(Il Romanista) Il miglior attacco d’Italia, venti vittorie nella regular season, il 7-1 nel derby. E ancora, il gol di Montini al Milan, le punizioni di Viviani, il gioiello di Caprari a Crotone, la rovesciata di Antei, gli assist di Florenzi e...

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(Il Romanista) Il miglior attacco d’Italia, venti vittorie nella regular season, il 7-1 nel derby. E ancora, il gol di Montini al Milan, le punizioni di Viviani, il gioiello di Caprari a Crotone, la rovesciata di Antei, gli assist di Florenzi e il rigore sbagliato da Ceccarelli sempre in quel 7-1, bis di quello fallito in Coppa Italia qualche mesi prima.

Se si volesse riassumere in pochi scatti il cammino in campionato della Primavera, sarebbero queste le prime istantanee della raccolta.

La Roma di Alberto De Rossi aveva iniziato la stagione con una rosa rivoluzionata per la partenza di tutti i ’91 tranne Florenzi e Mladen e dei ’92 Scardina, Pettinari e Sini e per il travaso in blocco del gruppo dei ’93 campioni d’Italia con gli Allievi. Ne è venuta fuori una squadra giovane ma piena di talento, che non appena ha messo a punto i meccanismi di gioco e trovato l’equilibrio fra i reparti, ha infilato una serie di quindici risultati utili che, fra novembre e maggio, le hanno permesso di vincere il girone C in scioltezza, lasciando la Lazio indietro di otto punti.

La strada per Montecatini – per la prima volta le prime due classificate di ciascun girone si sarebbero qualificate direttamente alle fasi finali – è iniziato a Trigoria in un caldo pomeriggio di inizio settembre: 4-1 al Siena, doppietta di Caprari, gol di Ciciretti e Leonardi, tanto per ribadire che i ’93 non erano lì per caso. La settimana successiva il ko a Palermo, poi due mesi fra successi convincenti (il 2-1 in rimonta a Reggio Calabria) e scivoloni più o meno clamorosi (il 4-0 nel derby, il 4-3 a Lecce), la testa della classifica mai davvero in discussione e i meccanismi che cominciano a girare, al punto che da quel 30 ottobre contro i salentini, la Roma non ha più conosciuto sconfitte fino all’ultima giornata a Grosseto, a qualificazione ormai acquisita. Uno strapotere reso possibile dalla straordinaria prolificità dell’attacco, il migliore d’Italia con ottantadue reti segnate in ventisei partite. Le goleade più clamorose? L’8-0 al Grosseto e soprattutto il 7-1 alla Lazio, in una partita da leggenda cui però assistettero solo pochi giornalisti, visto che a Trigoria era in corso una pesante contestazione alla prima squadra. Quei sette gol dissero tutto: che la Roma era cresciuta, pronta a confrontarsi con le migliori d’Italia, che i ragazzini terribili sono diventati grandi e anche che con una squadra così sognare era più che lecito.

Qualificazione alle finali con un mese d’anticipo, ultime quattro partite senza pressioni (una sconfitta, un pari e due vittorie), mentre in tanti andavano ad allenarsi con Montella. Quando a Montecatini viene designato l’avversario nei quarti di finale – il Milan dei vari Verdi, Calvano, Beretta, Fossati, che nei playoff aveva eliminati l’Inter vincitrice del Viareggio – qualcuno teme che peggio di così non potesse andare. Niente di più sbagliato: a Lucca i giallorossi dominano il primo tempo, Montini segna quello che lui stesso definisce il gol più importante della sua carriera, poi si soffre per i venti minuti finali, ma la semifinale è realtà. Tre giorni dopo a Pistoia arriva il Genoa campione d’Italia in carica, la Roma sfodera una prestazione di grandissima personalità, costruisce tanto ma riesce a concretizzare solo a dieci dalla fine, quando Antei e Montini mandano il Genoa a casa e la Roma in finale. Storia di ieri.