(Corriere dello Sport - L.Cascioli) Un giorno di molti anni fa ci venne il dubbio che Nils Liedholm, invece che un allenatore, fosse un giocatore d'azzardo. Fu quando decise di rivoluzionare il gioco della Roma, scegliendo la difesa a zona. Poteva appena contare su una pattuglia di campioni ormai logori e tardi nei movimenti, come Spinosi, come Santarini.
rassegna stampa roma
Una Roma diversa ma che sia vincente
(Corriere dello Sport – L.Cascioli) Un giorno di molti anni fa ci venne il dubbio che Nils Liedholm, invece che un allenatore, fosse un giocatore d’azzardo. Fu quando decise di rivoluzionare il gioco della Roma, scegliendo la...
Ma volle ugualmente che la società gli acquistasse anche Turone. I giornali titolarono con ironia: 'E' nata la Roma dei lenti a contatto'. Ma si dovettero ricredere perché quella formula di gioco ebbe successo.
Lo svedese aveva puntato sulla bravura tecnica dei suoi senatori: ' Con la marcatura ad uomo disse - li costringerei sempre a patire la velocità di avversari più rapidi. Con la zona invece, potranno tessere una ragnatela e neutralizzare la loro lentezza'. Questo aneddoto può servire come introduzione alla rivoluzione annunciata da Luis Enrique, che è molto più complessa e difficile da realizzare, perché riguarda una formula di gioco offensiva. Il calcio - sostiene lo spagnolo - è un gioco e i giochi devono saper divertire. Siamo d'accordo. Ma questo è un brutto momento per i profeti del calcio offensivo. Un vento di apocalisse ha cancellato dalla Coppa America le due squadre favorite, nonostante avessero dominato la scena con il loro gioco champagne. Il calcio è un goco che rifiuta gli atteggiamenti aristocratici. E' uno sport da poveri, da formiche sapienti. Lo scoprimmo per la prima volta con l'Uruguay di José Leandro Andrade nel 1930 e con quello di Ghiggia e di Schiaffino nel 1950. Pozzo nel frattempo aveva vinto due titoli mondiali costruendo alle spalle di Meazza, Guaita e Piola una poderosa macchina difensiva. Oggi ne abbiamo avuto la conferma. Per quanto poi riguarda la Roma, ogni riferimento al Barcellona, dalla cui scuola Luis Enrique proviene, sarebbe gratuito ed ingiusto. La squadra di Guardiola è un punto di arrivo. La nuova Roma comincia adesso la sua avventura e anche se tutte le attese più ottimistiche venissero esaudite, sarebbe una squadra diversa perché gestita da giocatori diversi. Certo l'idea di una Roma che gioca ogni partita con la lancia in resta è bella ed affascinante. Seduce anche un vecchio cinico come il sottoscritto.
Piace anche il programma di una Roma nuova e pulita, esposto da Baldini. Ma lui sa che i programmi si realizzano meglio se arrivano i risultati. Il suo non sarà un viaggio pericoloso. Vogliamo tutti una Roma e un calcio diverso. Lo aiuteremo a realizzarlo. E' però importante che la squadra che Di Benedetto ha promesso non galoppi troppo sulla sella del ' domani'. Ci piace un presidente bene intenzionato. Ci piace un allenatore rampante, ma al momento di giocatori capaci di promettere una grande Roma, oltre quelli che già fanno parte della rosa, non se ne vedono molti. Siamo ancora alle nozze coi fichi secchi. Bisogna avere fiducia. Bisogna avere speranza. Ma l'ambiente ha già consumato l'intero serbatoio di fiducia e di speranza e ormai siamo in riserva.
A sentir parlare della Roma nello slang di Boston e in perfetto castigliano ci è parso poi d'essere tornati all'infanzia quando andava di moda la canzone che diceva: “ Oggi Roma mia / senza nostalgia / segui la modernità! / Fai la riformista / metti il nuovo in pista / dici okey, thank you, ja, ja”. E' vero è ora di sprovincializzarsi come dice Baldini. Ci avevamo già provato nel 1946.
© RIPRODUZIONE RISERVATA