(Il Romanista - T.Cagnucci) - L’immagine è poetica: una squadra in un buco in mezzo alle Dolomiti mentre tutti gli altri stavano sotto a parlare di closing,
rassegna stampa roma
Una cena alla baita, «Todos unidos», mentre gli altri parlano di closing
(Il Romanista – T.Cagnucci) – L’immagine è poetica: una squadra in un buco in mezzo alle Dolomiti mentre tutti gli altri stavano sotto a parlare di closing,
a dire che Vucinic se ne è andato dal ritiro, gli americani da Roma, che Totti e De Rossi litigano, che Bojan non è mica un acquisto... Tutti a cena, così Lucho somiglia sempre di più a Lucio. «Todos unidos» tanto da diventare la stessa cosa, non Luis Enrique e Spalletti, ma la squadra della Roma: «El mismo pensiero», la stessa anima, così gli altri possono solo interpretare. «Perché solo io so», parola di Luis Enrique. Sa di Creatore. Il paragone ci sta tutto visto come sta plasmando questo mondo. Modello Roma, lo chiama, quale Barcellona! Giustissimo. L’ottavo giorno di ritiro della Roma è stato il suo ottavo giorno veramente. Quello della Pasqua. Senza scomodare Gesù che appare agli apostoli, basta Sabatini che arriva a Bruneck di notte. O Bojan che finalmente arriva qui veramente tra trequarti d’ora. O Heinze che è già arrivato per la sua prima cena. Fenucci che arriverà lunedì, come DiBenedetto che quel giorno sarà a Roma per essere incoronato. Ieri l’hanno annunciato. Anche se ci sarà sempre qualche Tommaso poco santo (Rocchi?) che non ci crederà. L’ottavo giorno della Roma è stato quello del suo compleanno, e c’è qualcosa di magico o di acchittato perché tutto sia cambiato e sia capitato proprio in un giorno, e in questo giorno: 22 luglio. L’alba dall’Alba e non solo dal Roman e dalla Fortitudo.“Roma che bello averti al mondo” e tanti auguri, c’era scritto sullo striscione. Giovedì sera tutto sembrava finito: Stekelenburg più vicino alla Spal, Bojan alla Lazio, e poi, senza scherzare per niente, avevano detto che gli americani se ne erano andati via. Proprio ieri sono tornati. Non se ne erano mai andati. Mi sa nemmeno nel 950. La radio lo trasmetterà oggi. E lui, Luis lo sapeva, lo raccontava in chiaro, in conferenza, alla luce del mezzogiorno e di Sky: «Il closing? Noi non siamo preoccupati di niente». «La Roma è un grande club». «Cosa mi piace della Roma? Tutto». «Il mercato va bene così». «Franco e Francesco? Entrambi vogliono il meglio per la Roma». Todos unidos, pure loro. Sembrava un allenatore con due palle così che si arroccava a difesa della sua squadra, e uno pensava che forse per questo l’aveva portata la notte prima sulla baita, un fortino pure eroico ma alla fine – proprio per questo – sconfitto; e invece era soprattutto un allenatore tranquillo, sereno e concentrato, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita (oggi pomeriggio bisogna spezzare le reni all’Alto Adige) e convinto, felice di essere qui al centro del mondo, Roma sulle Dolomiti e dovunque. «Benedetta pressione » e benedetto Luis Enrique che viene nel nome di DiBenedetto e parla a tutti noi di felicità. Convertitevi.
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