(Il Romanista - S.Romita) - La Roma è la casa di Francesco Totti. E ieri Sabatini gli ha dato le nuove chiavi chiedendogli di non mettere la musica a palla dopo le due di notte. Perchè nella palazzina c’è tanta gente.
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Un passo avanti
(Il Romanista – S.Romita) – La Roma è la casa di Francesco Totti. E ieri Sabatini gli ha dato le nuove chiavi chiedendogli di non mettere la musica a palla dopo le due di notte. Perchè nella palazzina c’è tanta gente.
Totti, campione moderno, campione silenzioso, campione generoso, "privilegio" e non "problema", prenda in mano la nuova Roma, sia lui il conduttore della sua vicenda, faccia entrare il sorriso non solo dentro ma anche fuori e intorno a se stesso, per esaltare così la nuova impresa, la nuova sfida giallorossa di DiBenedetto, Enrique, Baldini e Sabatini. La sintesi dell’appello onesto, esaltante e celebrativo, di Walter Sabatini è un po’ questa. Passare alla storia per quello che fulmina gli allenatori piuttosto che i portieri avversari sarebbe assurdo e sbagliato. E consentire che si pensi che «chi tocca i fili muore» dove a toccare è Enrique, o chi per lui, sarebbe ingeneroso oltre che calcisticamente sbagliato. Venti partite e non trenta, per un campione moderno, posson bastare. Come le dieci ragazze per Lucio Battisti. La cosa fantastica di questo appello - dichiarazione d’amore di Sabatini, (perchè c’è tanto amore e tanto coraggio nelle sue parole) è che, passati alcuni minuti, veniva già stravolto sui siti e sui titoli dell’edizioni internet dei giornali. Sabatini ha messo la questione sul tavolo invece che nasconderla nel cassetto. L’ha depotenziata portandola alla luce prima che esploda in modo sbagliato. Ha usato tutto il rispetto, lo stile, la classe, la cultura e l’italiano di chi frequenta buone letture e viene da studi regolari, per affrontare un silenzio che nessuno vuole affrontare. Non la si può liquidare, per semplificazione da titolo giornalistico, o peggio di comodo, come un ben servito o la richiesta di fare un passo indietro per il bene generale. Perchè così non è. Tutt’altro.
Totti è stato invitato a fare un passo avanti, a prendere per mano i giovani che saranno il futuro di questa squadra, e amarli e rispettarli con i comportamenti e gli atteggiamenti. Totti è stato sollecitato a prendere ancora per mano i tifosi giallorossi e regalarci un nuovo campionato esaltante. A non offuscare, lui non volendo, il nuovo progetto che inevitabilmente andrà avanti verso il futuro. Non deve arrendersi Francesco, non deve essere contento se l’allenatore lo fa uscire e non lo fa giocare. Deve solo nascondere il suo disappunto naturale dietro un sorriso d’accettazione. Un po’ difficile da accettare per il Dio del calcio italiano. E’ chiaro. Ma non impossibile. Andare incontro all’allenatore e all’esigenze del momento. E’ difficile. Ma nel suo immenso potere, alla sua età, c’è indubbiamente anche questa capacità. La Roma contemporaneamente si è impegnata - e lo ha fatto Sabatini - a una più morbida gestione in campo dei suoi cosiddetti "patri Lari", cioè di quanto di più sacro abbia, del suo Re-Capitano. Noi verificheremo che sia effettivamente così. Troppo intelligente Sabatini per non aver annunciato a Totti il suo appello. E troppo intelligente Totti per non aver già in testa una risposta all’altezza della sua posizione. Nel rispetto della Roma, che è la sua casa. Una risposta tuttavia che si farà probabilmente attendere o che verrà, come sempre è accaduto nella sua ventennale storia, con l’impegno sul campo
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