(Il Romanista - La Redazione) Ci sarebbe da non rispondere, talmente tante sono le falsità che ha scritto il signor Andrea Cuomo su Il Giornale.
rassegna stampa roma
Un Cuomo senza qualità
(Il Romanista – La Redazione) Ci sarebbe da non rispondere, talmente tante sono le falsità che ha scritto il signor Andrea Cuomo su Il Giornale.
E’ difficile. Però va fatto. Bisogna rispondere al signor Cuomo non tanto quando sbagliando ci chiama foglio, scrivendo un’inesattezza, quindi facendo male il mestiere di giornalista, visto che un foglio ha 4 pagine, e Il Romanista ne ha 16 (e in passato è stato per lungo tempo a 20 e a 24 e mai sotto alle 12 dell’inizio). Bisogna rispondere al signor Cuomo non tanto quando ci chiama quotidiano ultrà visto che per noi "ultrà" non è un’offesa, ma anzi - soprattutto per alcuni di noi - un complimento. Anche qui però il signor Cuomo non fa correttamente il suo mestiere visto che dovrebbe sapere che sono gli ultrà a non voler fare i giornalisti e quindi non è possibile il contrario. Non bisogna rispondere al signor Cuomo perché si è accorto dell’esistenza de Il Romanista leggendo (contento lui) blog juventini e laziali, visto che basterebbe stare al mondo per sapere della nostra esistenza o se proprio non gli riesce basterebbe leggere l’Agenda del Giornalista dove nella sezione dedicata ai quotidiani sportivi italiani ci sono solo Gazzetta, Corriere, Tuttosport e - appunto - Il Romanista. Bisogna rispondere al signor Cuomo non tanto quando dice che siamo il quotidiano della Roma visto che noi non siamo un quotidiano della Roma. E questa è un’altra inesattezza, bella e grossa. Siamo un quotidiano sulla Roma. Non bisogna rispondere al signor Cuomo perché non sa fare il giornalista, quello è evidente, ma per un altro motivo: il cuore. Bisogna farlo per il tono che usa e per quello di cui subdolamente ci accusa. Bisogna rispondere per le nostre famiglie, per i lettori che da sette anni non ci hanno abbandonato, per la verità, per la storia di questo giornale. Bisogna rispondere alle falsità e alle accuse infami che sottende il pezzo di ... Cuomo. Ci fa passare per giornalisti arricchitti (sapesse i mesi che abbiamo lavorato senza stipendio, in totale si arriva a 8, oltre a 7 passati in cassaintegrazione) facendo passare la teoria che i soldi dei contribuenti vanno nelle nostre tasche mentre il Paese è in crisi. Magari è colpa del Romanista se l’Italia va a rotoli. Soprattutto adesso. Il signor Cuomo però non dice che ci sono trecento giornali che prendono il contributo, e che il nostro è minimo rispetto ad altri, che ci sono giornali molto più più piccoli che prendono un contributo più grande del nostro, che qualcuno magari lo prende perché la politica chiude un occhio, o un occhio e mezzo. A noi non ha mai regalato niente nessuno. E’ la nostra forza. E’ quella che ci permette di rispondere ai signor Cuomo di questo mondo. E’ una ricchezza infinita. Ognuno dei componenti di questa redazione - su 9, 7 sono Giornalisti Professionisti e due stanno per fare l’esame di Stato per diventarlo - potrebbe raccontare come e quanto ha lavorato per questo giornale, come ci è arrivato, come ha scelto di restarci, come ha lottato di fronte a ben altre ingiustizie. E’ per questo che rispondiamo, signor Cuomo. Perché è una questione di cuore. E di rispetto. Di verità. Di giornalismo nella sua accezione più idealistica se vuole, ma anche se non vuole. Sono sette anni, 7 anni, che ogni giorno usciamo in edicola cercando di fare qualcosa di speciale senza avere mai avuto un contributo fino all’anno scorso, senza aver mai avuto privilegi, favori o corsie preferenziali da nessuno, nemmeno dalla As Roma. Per noi la Roma è una passione, per noi la Roma è una passione come per tutti i tifosi della Roma. Qualcosa che ci portiamo da piccoli e che non vogliamo lasciare. Il Romanista è un’esperienza unica non tanto perché è l’unico quotidiano al mondo dedicato a una squadra di calcio (è così signor Cuomo, anche se lei fa ironia su questo, evidentemente non ha mai letto i servizi che ci ha dedicato in passato France Football proprio per questo motivo) ma perché per molti di noi è un piccolo capolavoro: riuscire a lavorare per il sogno che si aveva da bambini, riuscire a coniugare la scrittura e la passione per una squadra di pallone (stranito? Si legga qualcosa di Carmelo Bene e Pier Paolo Pasolini in tal senso). Non è facile. Non sempre ci si riesce. Ma sempre ci proviamo. Sempre. Noi lo facciamo da 7 anni e vorremmo farlo per molto ancora, se i signori Cuomo di questo mondo non si mettono in mezzo per invidia, per ignoranza o per paura. Noi lo facciamo da 7 anni tutti i giorni, ognuno di noi 6 giorni a settimana su 7, facendo anche più e molto del giornalista visto che lei (ma la gavetta l’ha fatta? O com’è arrivato a Il Giornale?) forse non sa che in un quotidiano "piccolo" bisogna saper fare tutto (scrivere, impaginare, titolare, scegliere e pure fare foto, e siamo solo a metà giornata...). Lo facciamo senza avere la garanzia di poter arrivare a fine anno. Ogni giorno far uscire un quotidiano sulla Roma è una piccola scommessa, ogni giorno c’è il rischio che non esca. E’ sempre uscito. E’ uscito anche bene a volte signor Cuomo. Pensi, lei non ci crederà perché lei non s’informa, ma questo quotidiano fra il 2006 e il 2007 ha venduto di media 10.000 copie al giorno (molte e molte di più di tanti quotidiani politici che prendono molti e molti soldi in contributi più di noi). Che dopo la vittoria in un derby vendemmo 33.896 copie in un giorno. Che siamo andati per anni sopra le ventimila dopo eventi importanti legati alla Roma, che dopo il periodo di cassa integrazione stiamo ritornando a crescere nelle vendite. Perché questo giornale vende, non regala copie. Non possiamo permettercelo. Lei non sa che questo giornale è riuscito a regalare invece un’ambulanza a questa città - dedicata a Luisa Petrucci - a contribuire a costruire una palestra nel carcere femminile di Rebibbia, 30.000 copie in dvd de La Vita è bella di Roberto Benigni per cercare di spedire un messaggio importante - contro il razzismo - dopo un brutto striscione dell’Olimpico. Che Roberto Benigni scelse di scrivere in prima pagina sul Romanista per questo. Che in prima pagina, ma anche dentro ci hanno scritto colleghi del calibro di Paolo Franchi, Oliviero Beha, Giovanni Floris, Darwin Pastorin, Giancarlo Dotto, Giuseppe Di Piazza, Pierangelo Sapegno (solo per citarne alcuni). Che siamo entrati nella rassegna stampa di Al Jazeera nel periodo di Calciopoli visto che se è scoppiata Calciopoli un "pochino" è merito di questo giornale (si riguardi - magari su internet visto che è così pratico - servizi su Ballarò, e su Le Iene in particolare). Forse questa è la colpa, così come adesso la colpa è fare una battaglia - senza se e senza ma - contro l’obbrobrio giuridico e morale della Tessera del Tifoso. Lei non sa che tutto questo è stato fatto e continuerà a essere fatto per passione, dieci ore al giorno, sacrificando affetti, tempo e altre opportunità. Venga a trovarci signor Cuomo, purché riesca a guardarci negli occhi, perché sicuramente l’articolo di ieri ci ha fatto male visto che qui si conserva per scelta una certa ingenuità (sa com’è, uno che scrive per la Roma...). Ci fa male nella stessa maniera in cui lo cantava Giorgio Gaber nel suo "Mi fa male il mondo" quando parlava di "coraggiosi leccaculo travestiti da ribelli". Chissà perché - risentendola - viene in mente un giornalista che scrive su Il Giornale, che accusa una cooperativa di 9 persone e un piccolo giornale di rubare i soldi ai contribuenti. non le sembra un "pochino" troppo? Sa cos’è l’eleganza? La coscienza? La verità alla fine l’ha dovuta scrivere visto che non poteva non constatare che siamo perfettamente in regola dal punto di vista della legge (ma allora che ha scritto a fa’?). Per lei evidentemente rispettare la legge è una colpa. Si vede che da quelle parti funziona così. Qui no. Qui siamo romanisti. E giornalisti. E’ per questo che le scriviamo e per un altro motivo: perché Magica si scrive con una G non con due. LA REDAZIONE
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