(Il Messaggero - E.Maida) - Totti è il capitano e il simbolo sentimentale di una squadra che non ha mai lasciato, è il calciatore di cui viene richiesta la presenza nelle amichevoli commerciali (anche il contratto con Sky ha un plusvalore legato al suo nome).
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Un campione non è mai un problema
(Il Messaggero – E.Maida) – Totti è il capitano e il simbolo sentimentale di una squadra che non ha mai lasciato, è il calciatore di cui viene richiesta la presenza nelle amichevoli commerciali (anche il contratto con Sky ha un...
Ci sarà una ragione se Totti è stato scelto come testimonial di grandi multinazionali, compresa la Fiat che lo preferì a Del Piero. Ci sarà una ragione per cui Lippi decise di recuperarlo a tutti i costi per i mondiali del 2006, quelli giocati e vinti su una gamba sola. Pretendere di appiattire una figura del genere non è soltanto una banalità, è una sciocchezza paragonabile a quella di un tour operator che esclude dal programma turistico di un viaggio a Roma la visita al Colosseo. Altri allenatori hanno avuto problemi con Totti, da Carlos Bianchi che aveva autorizzato la sua cessione alla Samp, a Ranieri che lo escluse a sorpresa in qualche occasione, ma la storia del calcio è piena di questi conflitti ai quali non sfuggirono nemmeno fuoriclasse indiscutibili come Rivera e Baggio. Dice: ma ha quasi 35 anni e corre poco. Sarà, ma è ancora dai suoi piedi che si accende il gioco migliore. E però da quando Franco Baldini rilasciò a Repubblica l’inopportuna intervista sulla pigrizia del capitano, si sente parlare di un caso Totti, mentre sarebbe più corretto parlare di un caso Luis Enrique. Perché è il tecnico spagnolo che deve dimostrare a Totti e ai tanti tifosi romanisti che erano corsi all’Olimpico di essere all’altezza e non viceversa. Il processo di svecchiamento della Roma è sicuramente lodevole ma non può essere portato avanti in maniera integralista. Sostituire Totti con Okaka (avendo lasciato Borriello in tribuna) al 29’ del secondo tempo di una partita che rischia di avviarsi ai supplementari è un errore di ortografia calcistica aggravato dal fatto che si trattava della terza sostituzione: un infortunio avrebbe lasciato la Roma in inferiorità numerica. Aggiunto agli errori commessi nella partita di andata a Bratislava, quando vennero esclusi in partenza Totti, Perrotta e Borriello, il comportamento di Luis Enrique produce una somma di negatività incomprensibile tanto più dopo avere ascoltato le spiegazioni, anzi le non spiegazioni del dopo partita. Sostenere che tutti sono uguali è un altro sbaglio oltre che una piccola bugia visto che, per esempio, Luis Enrique non esclude mai Bojan, suo pupillo, nonostante fatichi a entrare in forma. Il progetto della Roma americana porta con sé una buona dose di fascino, ma non vorremmo chiederci già oggi se Luis Enrique sia l’uomo giusto per gestirlo.
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