(Il Romanista - D. Galli) - Il prossimo round sui diritti tv è previsto giovedì. Sempre in Lega. L’incontro di ieri è servito ad avvicinare le parti, le cinque grandi contro le quindici piccole. «Non è emerso nulla che impedisca di proseguire verso un accordo», spiegava il presidente del Genoa Enrico Preziosi, «il problema però è che le parti sono ancora distanti e devono trovare la quadra».
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Tv, intesa vicina. Ma a chi piace?
(Il Romanista – D. Galli) – Il prossimo round sui diritti tv è previsto giovedì. Sempre in Lega. L’incontro di ieri è servito ad avvicinare le parti, le cinque grandi contro le quindici piccole. «Non è emerso nulla che impedisca...
In ballo ci sono 200 milioni di euro. In ballo c’è una fetta di torta che per la Roma potrebbe restringersi, se dovesse restare con Milan, Inter, Juve e Napoli. Andiamo per ordine. Alla riunione di Milano erano presenti le cinque big - in rappresentanza della Roma è andata Rosella Sensi - più Lazio, Udinese, Genoa e Palermo. Bisognava trovare il modo di risolvere il muro contro muro. Il punto era, ed è: come distribuiamo 200 degli 800 milioni dei diritti tv? È la parte relativa ai bacini di utenza.
Secondo le big, bisogna prendere in considerazione esclusivamente i tifosi puri. Se uno, dicono, è abbonato ai canali satellitari che trasmettono a pagamento le partite della Roma, del Milan o dell’Inter, evidentemente tifa Roma, Milan o Inter. Le piccole si oppongono. Sostengono che nel concetto di tifoso rientra anche il simpatizzante. Esempio. C’è chi vive a Parma, magari tifa Milan, ma nutre affetto per la squadra della città dove è nato. Tra una tesi e l’altra c’è un oceano di soldi in mezzo. Se vincono le piccole, come finora è successo in Lega producendo la frattura che adesso si sta provando a ricomporre, le grandi ci vanno a rimettere. La Juve perde 15 milioni, il Milan e l’Inter 8, il Napoli 3. La Roma è l’eccezione. È una grande, una grandissima, stando ai dati della Nielsen il 7% dei tifosi italiani è romanista. Però con i criteri delle piccole ci guadagna. I conti sono già stati fatti. Se passerà la strategia portata avanti dalla Sensi, in accordo con Unicredit (l’avvocato Cappelli, all’Olimpico con lei, si è limitato a un criptico «la dottoressa ha seguito una linea in Lega»), la Roma incasserà ogni anno, fino al 2014, intorno ai 58,334 milioni a stagione. Anzi, meno. Perché bisognerà sottrarre l’eventuale plafond di 20-25 milioni che le cinque big potrebbero essere costrette a distribuire alle quindici piccole a titolo di obolo. Se invece la Roma si schierasse con la stragrande maggioranza dei club di Serie A, quei 58,334 sarebbero destinati - con i criteri fissati dalle piccole - a lievitare di altri 3 o 4 milioni. A quella cifra si arriva così. Il 40% della torta da 800 milioni viene distribuito in maniera eguale tra tutti i club. Fanno 16 milioni a testa.
Alla Roma andrebbero poi 20,441 milioni per i risultati sportivi. Aggiungeteci 7,75 milioni per la popolazione di Roma e dintorni. Ci sono infine altri 14,143 milioni che la società giallorossa riceverebbe in virtù del numero di tifosi stimati. Ora, secondo la ricerca della Nielsen, i romanisti in Italia sono il 7%. Se però si includesse nel computo anche chi simpatizza per la Roma, la percentuale crescerebbe. Non è una differenza da poco. I romanisti puri valgono in termini economici 14,143 milioni. Ma i milioni diventerebbero 18 se venissero considerati anche i simpatizzanti. Alla Roma non conviene stare con Juve, Milan, Inter e Napoli anche per un’altra ragione. Se vinceranno le quindici sorelle, le grandi ci rimetteranno. Questo permetterebbe di ridurre il gap, il divario, tra le superpotenze del campionato, tra chi spende e spande, e chi fa una campagna acquisti con una manciata di milioni. E allora, visto che la Roma ci guadagnerebbe 3 o 4 milioni, visto che nell’ipotesi opposta la società andrebbe addirittura a perderci e visto che le dirette concorrenti per lo scudetto vedrebbero contrarsi i ricavi da diritti tv, DiBenedetto & Co. sono convinti che alla Roma converrebbe passare sull’altra sponda, alleandosi con le piccole. Il problema sono i tempi. L’accordo potrebbe essere trovato prima che la cordata americana possa fisicamente comandare a Trigoria. Nessun atto potrà comunque essere impugnato dalla nuova proprietà. L’unico strascico legale è l’azione di responsabilità, che potrebbe essere promossa dai piccoli azionisti.
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