(Il Romanista - B.De Vecchi) «Ci aspetta una partita complicata tra una settimana, in cui avremo bisogno dell’appoggio del nostro pubblico, contro un avversario che recupererà quattro giocatori » (Luis Enrique, 18 agosto 2011)
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Tutti allo stadio, per sostener la Roma
(Il Romanista – B.De Vecchi) «Ci aspetta una partita complicata tra una settimana, in cui avremo bisogno dell’appoggio del nostro pubblico, contro un avversario che recupererà quattro giocatori » (Luis Enrique, 18 agosto 2011)
Quando la Roma erano Paolo Conti, Peccenini, Maggiora, Boni, Santarini, Spinosi, Casaroli, Di Bartolomei, Pruzzo e De Sisti, non c’erano la pay tv, la pay per view, non c’erano i social network, per comunicare c’era il Duplex e per vedere la Roma c’erano l’Olimpico la domenica e la sintesi di 90° Minuto. E se poi la Roma scendeva in campo il giovedì, non era mica Europa League, ma Coppa delle Coppe. Erano i tempi di Happy Days. Erano happy days in assoluto.
Perché non c’era bisogno che un tecnico chiedesse al pubblico romanista di venire allo stadio per sostener la Roma. Bastava la parola. E allo stadio facevi 70 mila spettatori. Li facevi sempre. L’avvocato Fabrizio Grassetti ha ragione: è assurdo che si debba lanciare un appello per riempire giovedì prossimo l’Olimpico. È assurdo.
E infatti non sono più Happy Days. Non lo sono più in assoluto. Se contasse la logica, non ci sarebbe un solo motivo per cui andare allo stadio. Primo, l’Olimpico è improponibile. Con tutto il rispetto per il Coni, è impensabile che la Roma paghi oltre un milione di euro l’anno, più tremila biglietti omaggio a partita, per un impianto che in Curva serve il binocolo, che per arrivarci devi parcheggiare a chilometri di distanza e che non offre alcun servizio aggiuntivo. Secondo, Roma-Slovan la fanno in tv. Terzo, Totti in panchina è l’antistoria. Però poi pensi che la Roma è quel qualcosa che ti accompagna dalla nascita. Che non t’ha mai lasciato solo. Che ti segue ovunque, che te la porti dentro, che se hai passato da un pezzo gli -entasono stati Falcao, Conti, Pruzzo e poi Giannini, Voeller, Aldair. E Totti. E chi ha passato gli -anta sono stati, forse, pure quella Roma lì: quella di Paolo Conti, Peccenini, Maggiora. Cambia la storia, cambiano i presidenti, cambiano i giocatori, ma la Roma sono sempre quei colori. Quella maglia. Possiamo rinnegare un allenatore, possiamo non capire che un progetto tecnico rivoluzionario ha bisogno di tempo per essere appreso da undici interpreti, possiamo stare dalla parte di Totti perché lasciarlo fuori è antistorico. Però, ed è pure banale sottolinearlo, la Roma è oltre. È über alles, è sopra tutto.
È sopra i moduli, i calciatori, le idee, è sopra anche gli appelli. Conta solo esserci, giovedì. «Ci aspetta una partita complicata tra una settimana, in cui avremo bisogno dell’appoggio del nostro pubblico, contro un avversario che recupererà quattro giocatori». E non è che dell’appoggio ne avrà bisogno Luis Enrique. Ne avrà bisogno la Roma. Lo pensano tutti: dal tifo organizzato, all’azionariato popolare romanista, dai vip a un mito tricolore come Righetti.
LANDO FIORINI«Vorrei vedere l’Olimpico pieno Ci vuole fiducia. E tanto amore» «Ci vuole fiducia. Perché i cambiamenti, soprattutto quelli grandi, hanno bisogno di tempo. E di sostegno. Ecco perché mi auguro che giovedì l’Olimpico sia pieno». Appelli non vuole farne. Ma Lando Fiorini ci tiene, interpellato dal Romanista, a dire la sua. Ci tiene a ribadire che la nuova Roma di Luis Enrique ha bisogno più che mai dei suoi tifosi. Anche se il ko in Slovacchia ha messo di cattivo umore tanti tifosi. Anche se sarà 25 agosto e qualcuno sarà ancora in vacanza. Anche se la rosa è ancora incompleta: «Dobbiamo stare accanto alla squadra, cercare per quanto possibile di essere noi tifosi la forza trainante. Con lo Slovan non servirà un’impresa di quelle storiche perché la Roma due gol glieli può fare in 5 minuti, ma serviranno comunque attenzione e concentrazione. E servirà anche tanto amore. Ecco perché spero che lo stadio sia pieno ». Magari per applaudire, per l’ennesima volta, Francesco Totti: «Anche con una gamba sola è il più forte di tutti. Non voglio entrare in nessuna polemica, non mi compete e non fa bene alla Roma, ma questo va sempre ribadito. Guai a chi tocca il nostro Capitano, l’elettricista che accende sempre la luce».
GIACOMO LOSI «Sarebbe il colmo essere eliminati Bisogna stare vicino alla squadra» Anche per Giacomo Losi è un dovere morale esserci, giovedì prossimo. La Roma ha bisogno del suo pubblico. «Certo, sarebbe il colmo uscire con questa squadra qui...», dice Core de Roma. Che però è ottimista: «Penso che non ci dovremmo preoccupare. A patto, ovviamente, che il tecnico non commetta altri errori. Uno come Totti, ma pure uno come Borriello, non può stare fuori squadra se è in grado di giocare. Sennò vai incontro a certe figure che la Roma non può permettersi di fare. E poi, se cominci così, a Roma hai vita breve. Il tecnico deve provare a fare qualcosa di importante per i romanisti. Il tifoso deve stare vicino alla squadra sempre e comunque. Deve far sentire il suo calore. Perché, anche nei momenti difficili, i romanisti hanno sempre supportato il gruppo. È la forza della Roma. Ha un vero dodicesimo uomo. Amiamo questa squadra, anche se ora servirà che questo tecnico giovane faccia la sua parte, non sbagliando più. Io mi ricordo quanto fu dura in Coppa delle Fiere, proprio a Bratislava. Sono squadre che non sembrano forti, ma c’è sempre il pericolo di venire eliminati. E questo sarebbe un peccato mortale. La gente deve stare vicino alla Roma, anche rientrando prima dalle vacanze. Io ci credo».
FABRIZIO GRASSETTI, UTR «Non dovrebbero servire appelli Progetto nuovo, ci vuole tempo» «Perché è necessario andare giovedì all’Olimpico? Non c’è bisogno nemmeno di dirlo, secondo me. Il tifoso della Roma ha sempre riempito lo stadio alla prima uscita casalinga, anche quando si trattava solo di amichevoli». Il presidente dell’Unione Tifosi Romanisti, Fabrizio Grassetti, non vuol sentir parlare di appelli. «Mi ricordo che la società era stata criticata per avere abolito l’amichevole di presentazione. Ricordo le file sulle strade del mare: ci ritrovavamo tutti all’Olimpico. A maggior ragione ora, che è una partita importante, non ci dovrebbe essere bisogno di appelli. Serve sostenere la squadra per un risultato che sarà sicuramente recuperato. Io ero a Bratislava, ho rivisto anche la partita in tv e lì ero stato severo. Invece ora mi sono ricreduto, la Roma non ha giocato male come sembrava. L’amarezza ci sta, ma il tifoso non può aggrapparsi alla prima delusione. E’ un gioco completamente nuovo, uno staff nuovo, dei giocatori nuovi. E’ evidente che i risultati non possono arrivare subito. Se si crede al progetto innovativo, è inevitabile che occorra avere pazienza. Per giovedì sono ottimista. A Kosice pareggiammo 3-3 e al ritorno vincemmo 7-1. Non voglio sbilanciarmi pronosticando un risultato così eclatante. Però...».
WALTER CAMPANILE, MY ROMA«Ho anticipato apposta il rientro I giocatori diano ora il 110%» «Neanche una Salerno - Reggio Calabria di un fine settimana targato bollino rosso (poco più di dodici ore di guida) mi ha fatto cambiare idea: anticipare il rientro e rinunciare a qualche giorno di ferie per comprare i biglietti per questo primo match già così decisivo ». Giovedì, il presidente di MyRoma, Walter Campanile, sarà regolarmente al suo posto. All’Olimpico. «Sicuramente questo precampionato non è stato dei più entusiasmanti, ma solo un ingenuo poteva pensare di vedere una Roma stellare in così poco tempo dopo aver assemblato un nuovo gruppo, nuove idee, una nuova filosofia di gioco e di vita. Chi dice il contrario o non capisce molto di calcio oppure è in malafede. Mi sembra un po’ ipocrita chiedere un cambiamento così radicale alla società e alla squadra mentre noi tifosi commettiamo sempre i soliti errori: l’altalena emozionale non serve alla Roma e non serve a noi. Allora a chi serve? Ho vissuto il ritiro di Riscone ed ho visto personalmente la voglia dei tifosi di cambiare rotta, ma per fare questo ci vuole il tempo necessario pur nella consapevolezza che esigere impegno e serietà è un gesto di amore e non un atto avverso. Mi aspetto di vedere una partita dove chiunque indossi i colori giallorossi dia il 110%... i tifosi lo faranno».
GIANFRANCO ROSATI, AIRC «Dobbiamo tifare per la maglia A prescindere da chi la indossa» «Bisogna esserci innanzitutto perché è la prima partita in casa della Roma. La prima uscita stagionale». Gianfranco Rosati parla a nome dell’Associazione Italiana Roma Club, di cui è consigliere responsaibile per le trasferte. Aggiunge Rosati: «E poi, alla luce del risultato dell’andata, serve il sostegno alla squadra. Un Olimpico pieno può dare la spinta emotiva a un gruppo che deve imparare col tempo ad avere fiducia in se stesso. Sarebbe grave comunque il contrario, ovvero se la gente giovedì all’Olimpico non ci fosse. Questi appuntamenti i romanisti non li hanno mai mancati. Quando la Roma chiama, bisogna rispondere tutti e spingere insieme, dalla Sud alla Tevere. La pazienza è indispensabile, si tratta di una squadra e di un tecnico giovani e vanno sostenuti con tutte le nostre forze. Dobbiamo tifare la maglia a prescindere da chi la vesta. E Luis Enrique va sostenuto anche quando pensiamo che possa sbagliare, come a Bratislava dove ha commesso un errore di valutazione. L’augurio è che la situazione con Totti ora si ricomponga, anche con la mediazione dei dirigenti. Ora bisognerà remare tutti nella stessa direzione. La stagione è appena iniziata e delle contrapposizioni in questo momento sarebbero assurde. Alla Roma serve un aiuto psicologico. Siamo noi che dobbiamo trasmettere forza alla squadra. Dobbiamo restare uniti».
UBALDO RIGHETTI «Il romanista è un trascinatore Ci sarà grande entusiasmo» «Il tifoso romanista è sempre presente, è un trascinatore per definizione, è il vero dodicesimo uomo in campo. Era così quando giocavo io, è così ancora adesso. Il boato della Curva Sud è qualcosa che ti resta dentro, che non va via, che non puoi dimenticare. Sono sicuro che tutto lo stadio Olimpico non abbandonerà la Roma giovedì prossimo». Ubaldo Righetti ne sa qualcosa. Non calca più da tantissimi anni i campi di calcio, ma con i colori della Roma ha vinto lo scudetto ed è arrivato a tanto così dalla Coppa Campioni. E l’urlo dell’Olimpico se lo ricorda bene. Spiega l’ex terzino della Roma tricolore: «Anche se la gara d’andata è finita male, anche se abbiamo perso 1-0 contro lo Slovan Bratislava, sono sicuro che ci sarà un grande entusiasmo all’Olimpico. Sia che le cose vadano bene, sia che vadano male, il pubblico giallorosso è un elemento necessario per dare la spinta giusta ai giocatori. È quel qualcosa in più che solo a Roma abbiamo. L’ho sempre detto, se li si sa ascoltare e gli si parla chiaro, i tifosi della Roma sono un’arma eccezionale, una chiave imprescindibile ». Righetti ne sa qualcosa. Forse, quella Roma deve parecchio alla voce dell’Olimpico. (ha collaborato Valerio Valeri)
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