rassegna stampa roma

Troppi errori sotto porta. Però cresciamo

(Il Romanista – G.Caccamo) Ennesima nuova formazione per la Roma chiamata ad affrontare il Lecce dopo la sosta per gli impegni delle Nazionali, ennesime novità nell’undici di partenza che Luis Enrique, mai stanco di stupire platea e...

Redazione

(Il Romanista - G.Caccamo) Ennesima nuova formazione per la Roma chiamata ad affrontare il Lecce dopo la sosta per gli impegni delle Nazionali, ennesime novità nell’undici di partenza che Luis Enrique, mai stanco di stupire platea e critici, con scelte non sempre comprese e condivisibili.

Decide di non pressare il Lecce sull’arretrato Gago, ma attende la Roma ben dentro la propria metà campo, dove Lamela funge da vice Totti anche se forse inizialmente troppo appiattito sulla posizione delle due punte Osvaldo e Bojan. È una gestione attenta della partita, quella dei giallorossi, forse troppo scolastici nel possesso palla e raramente incisivi nelle verticalizzazioni. Pian piano le geometrie dell’arretrato Gago e quelle sempre più ficcanti e decise dell’avanzato De Rossi (ottimo anche nell’interdizione e nel rilancio del gioco) producono maggior velocità di palla e quelle necessarie incursioni degli avanti romanisti nell’area dell’ex Julio Sergio; è un lavoro ai fianchi, meticoloso, certosino, in un crescendo di velocizzazione della manovra apparentemente alla ricerca continua del ricamo e del fraseggio sterile e fine a se stesso, che trova improvvisi sbocchi negli unodue al limite dell’area leccese. Pur in surplace, la Roma mette nel carniere del primo tempo, oltre al gol, altre due limpide occasioni, concedendo ben poco ad un generoso Corvia e all’estroso quanto isolato Cuadrato.

La ripresa offre tutto il meglio e nello stesso tempo il peggio che la truppa giallorossa è riuscita a proporci in queste prime 11 giornate di campionato: giocate deliziose ed errori sotto porta impossibili, proprietà di palleggio ed impensabili amnesie a centrocampo ed in attacco, insomma tutto il repertorio che ha messo in seria difficoltà le coronarie dei tifosi romanisti; resta in bilico il risultato, non certamente il gioco e la capacità di tessere trame offensive pericolose, ma la squadra di Enrique resta penalizzata dalla solita mancanza di cattiveria sottoporta e da quel pizzico di sfortuna, che nei momenti cruciali pare perseguitare i romanisti.

La valanga di gioco e di occasioni non realizzate non possono non essere un campanello d’allarme per una compagine così fortemente votata al gioco d’attacco e ad ogni occasione d’errore costretta a soffrire per evitare il gol beffa. Nulla da dire sul gioco, nulla da contestare sul piano della manovra, probabilmente nessuna recriminazione per errori difensivi forse per la prima volta così poco evidenti, certo alle belle prestazioni occorre dare sostanza e peso realizzativo, alle ottime performance individuali occorre aggiungere quell’umiltà nel considerare ogni palla ed ogni occasione l’occasione della vita e il possibile gol il gol da vittoria in Champions; il cantiere è aperto e lo si sapeva, i protagonisti sono nuovi e per certi versi acerbi ad un gioco così innovativo ma affascinante, la ragione dell’ottimismo risiede tutta nell’ottima impressione che in ogni caso, la manovra giallorossa appare sciorinare in un crescendo, che non potrà non portare frutti copiosi nel futuro.