(Il Romanista - C.Zucchelli) - Una giornata al mare con la famiglia per mettersi alle spalle l’amarezza di Bratislava. Ha scelto ancora una volta la via del silenzio, Francesco Totti.
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Totti lungo la via del silenzio
(Il Romanista – C.Zucchelli) – Una giornata al mare con la famiglia per mettersi alle spalle l’amarezza di Bratislava. Ha scelto ancora una volta la via del silenzio, Francesco Totti.
Non ha replicato alle dichiarazioni di Baldini di un mese fa sulla sua presunta «pigrizia», non ha commentato neanche l’esclusione contro lo Slovan. Inaspettata. Deludente. E non c’è neanche bisogno di spiegare perché. Bastano, magari, le parole di Sabatini subito dopo la partita di giovedì sera quando ha detto: «I grandi calciatori sono sempre arrabbiati quando non giocano». Totti non fa eccezione. Se avesse preso col sorriso l’esclusione alla prima partita ufficiale della stagione (per far posto poi a un diciottenne ex Primavera e a un altro che non ha neppure fatto il ritiro con la Roma) sarebbe stato quantomeno singolare. La delusione di Francesco quindi non è una notizia. Lo è, semmai, la spiegazione data da Luis Enrique: «Ho scelto i giocatori che pensavo fossero i più adatti a questo impegno». Il tecnico e il giocatore non hanno avuto modo di parlarsi a Bratislava, dove si sono vissute ore concitate anche per la presenza di DiBenedetto, ma potrebbero farlo oggi. Totti almeno spera che sia così. Perché lui, 206 gol solo in Serie A, accetta anche le panchine (vedi Milano col Milan per far posto al fantasma di Adriano o Genova con la Sampdoria) ma vorrebbe che gli venisse spiegato il perché. Perché uno che viene definito un giorno sì e l’altro pure «il centro del progetto» poi viene escluso al debutto? Non c’erano problemi fisici, visto che l’affaticamento muscolare di cui era stato vittima un paio di giorni prima era stato superato. Scelta tecnica e basta, magari fatta anche per lanciare un messaggio chiaro alla squadra: qui non ci sono intoccabili. Una scelta che Luis Enrique (che non era rimasto soddisfatto della prova di Valencia, non solo di Totti e Borriello) ha fatto in piena autonomia, comunicandola ai giocatori e ai dirigenti, i quali non intendono entrare nel merito delle sue decisioni. L’allenatore è lui ed è lui chi sceglie chi mandare in campo. Anche quando queste decisioni fanno rumore. Come nel caso di Totti, ma anche di Perrotta - non al meglio fisicamente ma al quale è stato preferito un altro che non era andato a Riscone, come Simplicio - e soprattutto di Borriello. L’attaccante non si trova a suo agio nel modulo di Luis Enrique, si sente una prima punta e nonostante anche di recente abbia ribadito di voler restare a Trigoria il suo futuro è tutt’altro che certo. Se arriverà un’offerta adeguata, magari dall’estero, Marco andrà via. Totti invece no. Lui non se ne andrà, magari qualche altro giocatore sì. Dall’America sarebbero pronti a ricoprirlo d’oro, ma lui non è il tipo da prendere e scappare. Totti resterà alla Roma perché è la Roma. Punto.
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