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Totti: «Ora impegno e sacrificio»

(Il Romanista – C.Zucchelli) «Così dovremo affrontare i prossimi incontri. Lo dobbiamo alla maglia che indossiamo e ai tifosi. Un onore le 600 presenze con la Roma, che è una parte di me, anche se avrei voluto festeggiare in maniera...

Redazione

(Il Romanista - C.Zucchelli) «Così dovremo affrontare i prossimi incontri. Lo dobbiamo alla maglia che indossiamo e ai tifosi. Un onore le 600 presenze con la Roma, che è una parte di me, anche se avrei voluto festeggiare in maniera diversa».

Alla fine le parole giuste le ha dette, come sempre, lui. Non in zona mista, dove Francesco Totti è passato con gli occhi bassi e senza alcuna voglia di sorridere, ma attraverso il suo sito ufficiale: «Le prossime settimane ci porteranno nel cuore della stagione, la fase più calda, quella che segnerà il nostro cammino. È nostro dovere affrontare tutti gli incontri che verranno, uno per uno, con concentrazione, impegno e sacrificio. Lo dobbiamo alla maglia e a tutti i nostri tifosi». Impegno, sacrificio, sudore: parole che il Capitano conosce bene. Da diciotto anni. Da seicento partite, tante ne ha giocate da quando indossa la maglia della Roma. Ieri sarebbe stata la sua giornata di festa e fino al gol del 2- 1 di Amauri lo è stata: un gol, tante giocate, tanta voglia di portare in alto la sua Roma. Bastava vederlo fin dal riscaldamento, unico giocatore applaudito di tutta la rosa, come lui solo Montella. La sostituzione con Borriello, decisa dall’allenatore prima del gol del Parma, il pareggio firmato ancora da Amauri, i fischi dello stadio hanno rovinato tutto, come ha ammesso lui stesso: «Seicento partite in maglia giallorossa, seicento momenti in cui ho avuto la possibilità e l’onore di scendere in campo vestendo questi colori: lo sento come un traguardo importante… perché la Roma è una parte di me. Ma avrei voluto festeggiare questa ricorrenza in maniera diversa, con una vittoria sul Parma». D’altronde con la squadra emiliana Totti ha da sempre un conto aperto, avendole segnato, con quello di ieri, 15 gol in carriera. Il primo nella stagione ’97- ’98, al Tardini, quando la Roma si impose due a zero grazie ai gol di Francesco e di Paulo Sergio. Prima del rigore a Mirante, l’ultimo era stato sempre in trasferta lo scorso primo maggio, quando la Roma, che veniva dall’incubo della sconfitta con la Sampdoria, fece due gol necessari a consentire di sperare ancora nello scudetto. Scudetto che ormai, come è evidente, non fa più parte dei programmi giallorossi. E non può essere un caso se questo avviene nell’anno in cui Totti ha segnato appena 5 gol in 22 gare di campionato (a cui si devono aggiungere i 2 in Champions). Il Capitano però è in netta ripresa, come ammesso anche da Montella nei giorni scorsi: «È sotto al peso forma, si allena benissimo e sta bene. È un punto di riferimento per tutti i compagni». Francesco, anche ieri, è stato il migliore, dopo che sette giorni fa a Genova finché le sue gambe avevano girato avevano girato anche quelle dell’intera squadra. Com è andata poi si sa, ma se c’è una certezza a cui la Roma si deve aggrappare in questo momento, è - deve essere - Francesco Totti. A Lecce non ci sarà per squalifica (ieri, diffidato, è stato ammonito per aver bloccato con il braccio una punizione di Giovinco), ma sarà presente contro lo Shakhtar in Champions e in campionato contro la Lazio. Se giocherà, non è dato sapere. Ma la sua presenza, in qualsiasi caso, sarà fondamentale. Se non altro perché la strada da seguire la traccia sempre