(Il Romanista-V.Valeri) «Vinco la Champions e poi smetto». Tra passato e futuro, Francesco Totti non si nasconde nell’intervista rilasciata ieri a Radio Monte Carlo, e a un anno dalla consegna del Golden Foot avvenuta per mano del Principe Alberto,
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Totti: «Americani, fateci grandi»
(Il Romanista-V.Valeri) «Vinco la Champions e poi smetto». Tra passato e futuro, Francesco Totti non si nasconde nell’intervista rilasciata ieri a Radio Monte Carlo, e a un anno dalla consegna del Golden Foot avvenuta per mano del Principe...
svela i piani. Il Capitano parla di quello che è stato e di quello che sarà: «Vorrei una Roma forte, capace di vincere anche a livello internazionale».
Come già fatto sulle pagine del Corriere dello Sport, nella sua consueta rubrica, Totti comunica a distanza con la nuova proprietà americana che entro luglio dovrebbe definitivamente insediarsi: «L’aspetto economico è importante in una società – premette il numero 10 - , i nuovi proprietari possono fare tanto e io mi aspetto tanto da loro». Da simbolo di Roma e della Roma, da condottiero e da “sopravvissuto” di una realtà che negli ultimi 18 anni è cambiata molto, superando cicli e ricostruzioni ma anche momenti vicini al fallimento, Francesco manda chiari segnali a Thomas DiBenedetto e James Pallotta, i due trascinatori del consorzio bostoniano che guiderà la Magica da qui in avanti: «Noi giocatori dovremo contraccambiare ciò che loro ci daranno».
Una squadra competitiva, che corra e si sacrifichi, che abbia in rosa giovani talenti e qualche campione, che possa onorare l’Europa League e conquistare un posto diretto in Champions nella prossima stagione. Già, la Champions. Nel 2009 la Roma uscì agli ottavi di finale contro l’Arsenal, arrivando a un soffio dalla qualificazione, sfuggita ai rigori con quel pallone calciato da Tonetto finito in Curva Sud. Quella notte il Capitano pianse, in mezzo al campo e davanti al suo Popolo, coprendosi il volto con l’unica maglia mai indossata da professionista. La finale sarebbe stata nella sua città, un’occasione irripetibile, a 25 anni dalla disfatta firmata Liverpool. È ovvio, quindi, che il suo desiderio sia quello di alzare la Coppa più importante: «Se ci riuscissi, potrei anche smettere subito dopo», spiega. E non si preoccupa del Pallone d’Oro mancato: «La Roma ha meno visibilità – risponde - , ma non mi pento. Ho fatto una scelta di vita, ne sono orgoglioso, l’ho fatto col cuore». Come col cuore ringrazia la famiglia Sensi: «Siamo entrati nella Roma quasi insieme – spiega Francesco – e alla squadra e ai tifosi hanno dato tutto ciò che avevano. Con loro il rapporto umano va oltre quello professionale, sono persone vere. Li posso solo ringraziare, per me hanno fatto moltissimo».
Immancabile il commento sulla maglietta “The King of Rome is not dead”, ripresa dalla frase di un commentatore irlandese dopo il secondo gol segnato alla Lazio nell’ultimo derby: «Mi piaceva quella frase – continua Totti – perché ho potuto rispondere alle tante cose brutte dette sul mio conto da qualcuno. Sapevo che non erano vere, ma ho voluto ribadire certi concetti». Per noi è stato superfluo, ma è sempre meglio ricordare all’Italia – e a qualche “romano” - chi è Francesco Totti. L’autore di 207 gol in serie A con una sola maglia, il miglior marcatore in attività. Che un giorno smetterà, speriamo il più tardi possibile, speriamo lo faccia alzando una Coppa, la più bella, quella con le orecchie.
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