(Il Romanista-C.Zucchelli)Quindici gol in campionato, diciassette in stagione. Duecentosette volte a segno in serie A, sempre con la stessa maglia, ed è pure superfluo dirlo.
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Totti: «Adesso una grande Roma»
(Il Romanista-C.Zucchelli) Quindici gol in campionato, diciassette in stagione. Duecentosette volte a segno in serie A, sempre con la stessa maglia, ed è pure superfluo dirlo.
Per raccontare l’ennesima grande notte di Francesco Totti non si può non partire dai numeri. Freddi, forse. Ma che spiegano, ancora un altro po’, non solo l’immensa classe di questo eterno campione, ma anche la sua costanza e la sua determinazione nelle partite che contano. In una sola parola: diecisivo. Anche ieri sera, che contava poco o nulla per tanti, ma non per lui, deciso «ad onorare la maglia» fino all’ultimo secondo dell’ultima partita. Ed ecco, allora, un gol, una punizione da cui ne è scaturito un altro, tanti recuperi, pressing (meravigliosa la sua rincorsa da centrocampo all’area della Samp nel secondo tempo) assist, colpi e giocate. Insomma, una serata da Totti. Anche e soprattutto quando, da Capitano, prende, con De Rossi, Cassetti, Perrotta e Pizarro accanto, un mazzo di fiori e una maglia giallorossa da consegnare, con affetto ed emozione sinceri, a Rosella Sensi. Un rapporto, il loro, che va al di là di quello tra presidente e giocatore e bastava vedere gli occhi di Totti al momento dell’abbraccio con l’ormai ex presidente per capirlo.
Poco prima, quando aveva lasciato il campo sostituito da Florenzi, all’esordio in serie A, l’Olimpico gli aveva tributato l’ennesima standing ovation. Della stagione, ma anche della sua storia: «È stato un piacere perché sappiamo quanto affetto mi danno questi tifosi. Io cerco sempre di ricambiarli». Come, lo aveva spiegato nell’intervallo, proprio lui stesso: «Scendo sempre in campo per onorare questa maglia». Totti però non si nasconde: agli applausi per lui hanno fatto da contraltare i fischi per quasi tutti i suoi compagni. Uno striscione, posto proprio davanti l’ingresso degli spogliatoi, era emblematico in questo senso: «Fate schifo tutti tranne Totti». Lui incassa i complimenti, ma pensa soprattutto al gruppo: «E’ stata una stagione negativa - l’ammissione del quinto marcatore di tutti i tempi in serie A - avevamo altri obiettivi che, per demeriti nostri e per sfortuna, non siamo riusciti a raggiungere. Io ho passato momenti difficili, ma alla fine sono riuscito a fare una grande stagione. Il problema è stato di squadra perché quando le cose vanno male bisogna parlare di questo: non siamo riusciti ad ottenere quello che ci eravamo proposti. Adesso speriamo di dimenticare in fretta questa stagione e speriamo di fare presto grandi cose». Il futuro inizierà prestissimo, già questa settimana. Intanto, ieri Totti, che si aspettava la presenza di Pallotta allo stadio («volevamo fare bene anche perché pensavamo ci fosse») ha mandato al manager statunitense la sua maglia. «Noi sappiamo che arriverà Sabatini a Trigoria, qualcosa ci dirà… Speriamo che facciano una grande squadra». Chi la guiderà ancora non si sa. Tra i tanti nomi, sembra tornato prepotentemente in corsa Carlo Ancelotti, che ieri è stato esonerato dal Chelsea. A precisa domanda, Totti, candidamente ha risposto con un laconico «speriamo» che lascia intendere come al Capitano piacerebbe essere allenato dall’ex tecnico del Milan. Lo aveva già detto nei mesi scorsi e lo accoglierebbe a braccia aperte, ma non si esporrà più. Aspetterà serenamente le decisione della società, con la consapevolezza che tanto – lui – ci sarà sempre. Nei prossimi giorni se ne saprà sicuramente di più, intanto Francesco può iniziare a pensare alle vacanze dopo essersi messo alle spalle l’ennesima stagione da record. Una stagione che ieri è stata celebrata anche dalla società, visto che Rosella Sensi, prima del fischio finale, ha accompagnato Cristian e Chanel, i figli del Capitano, e Aurora, la nipotina figlia di Riccardo, a consegnare al loro papà (e zio) un piatto celebrativo per i 206 gol in serie A. «Erano emozionati – ha raccontato Totti – tanto che non hanno dormito per due notti e anche io forse ne ho risentito». A vederlo in campo non sembrava proprio. Che Dio lo conservi a lungo. Sempre e per sempre.
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