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Totti e l’Udinese, gol ed emozioni

(Il Romanista – B.DeVecchi) – Era proprio d’aprile, al Friuli contro l’Udinese, un lancio lungo quanto questi tredici anni e poi uno stop di Francesco Totti per la definizione dell’attimo.

Redazione

(Il Romanista - B.DeVecchi) - Era proprio d’aprile, al Friuli contro l’Udinese, un lancio lungo quanto questi tredici anni e poi uno stop di Francesco Totti per la definizione dell’attimo.

Stop. Lì, proprio lì. Sull’unghia. Al centimentro. Quando la palla non è ancora terra ma non più scarpino. Tu chiamale se vuoi... Sospensioni. La palla cade dove ha toccato e un attimo dopo – percentuale infinita di secondi – è in gol. Forse il più bello di Francesco Totti come coefficiente di difficoltà anche se quasi nessuno se ne ricorda, forse solo perché quella partita la Roma la perse 4-2 (l’altro gol, un altro capolavoro di Totti Francesco). Qualcosa di simile, ma molto migliore, allo stop and gol di Roberto Baggio contro la Juventus nel 2001 col Brescia dell’orribile Delle Alpi di Torino. Era il primo d’aprile. Era il primo di novembre del 1998 quando Totti Francesco segnò un’altra doppietta all’Udinese, un’altra magia, stavolta di prima sotto la traversa per correre un secondo dopo sotto la Sud, per un paffbum da stropicciarsi gli occhi, un gol che da solo valeva tutto il 4-0 di quella partita. Così come da solo un altro gol contro l’Udinese poteva valere tutto lo scudetto del 2001, quello se lo ricordano quasi tutti: un tiro di sinistro da un emisfero all’altro, un tiro che partì piccione viaggiatore per finire Sputnik, meglio del prologo preistorico dell’Odissea di Kubrick, dietro le spalle del portiere per un 2-1 che – questo sì e senza esagerazioni – valeva ed è valso un pezzo di scudetto: era il 10 dicembre del 2000. Roma Campione per 2 punti: quel gol. Se non è stata definita cone la più bella rete di Francesco Totti forse è perché soltanto sette giorni dopo quella perla, proprio nella stessa porta, proprio contro la stessa rete, Paolo Negro riuscì a fare di meglio. Ma tant’è. Chapeau. Chapeau Monsieur Tottì lo disse una volta pure Michel Platini. Un’altra volta contro l’Udinese: era il 6 ottobre del 2002, la Roma non stava andando bene, Totti non stava bene, per questo finì soltanto 4-1 per la Roma con due gol del Capitano (certo già allora era il capitano, lo è da quando aveva 21 anni e mezzo, il più giovane capitano della storia della Roma). Forse fra tutti questo è il più bello. Come fai a non sceglierlo? I gol di Totti sono come le canzoni del tuo gruppo preferito, sono sempre le più belle, i più belli: quello lì fra tutti e i duecentodue è sicuramente unico. Totti Francesco quel pomeriggio riuscì a fare biomeccanica applicata al calcio, somma sapienza teatrale sovietica abbinata alla fantasia brasiliana, un controllo al volo con la testa mentre si gira da destra a sinistra incrociando contemporaneamente di prima il pallone dall’altra parte della luna. E si fece giorno quel pomeriggio d’inverno. Si fece male quel pomeriggio e non potè poi andare in Nazionale. Lo accusarono per questo: in verità erano gli stolti che non riucivano a credere a quello che avevano visto. Poi c’è stato un tempo della sua carriera in cui Totti Francesco si è fatto male e dopo un’altra doppietta di un altro 11 marzo della nostra storia (il giorno di Roma-Arsenal, il giorno della cacciata dei laziali dalla Sud) il 26 ottobre del 2008 contro l’Udinese al Friuli tornò a segnare un gol dopo il suo più brutto infortunio. Era d’aprile. E contro l’Udinese ricominciò un’altra volta tutto. Sabato 9 aprile 2001. To be continued.