rassegna stampa roma

Totti attende e non digerisce

(Il Romanista – C.Zucchelli) Francesco è arrabbiato. E deluso. E aspetta di sapere, di ascoltare, di chiarire. Perché quello che è successo a Genova potrebbe rappresentare un punto di non ritorno. È vero: una bandiera è sempre una...

Redazione

(Il Romanista - C.Zucchelli) Francesco è arrabbiato. E deluso. E aspetta di sapere, di ascoltare, di chiarire. Perché quello che è successo a Genova potrebbe rappresentare un punto di non ritorno. È vero: una bandiera è sempre una bandiera, anche quando sventola solo per quattro minuti.

E un campione è sempre un campione, anche quando la carta d’identità suggerirebbe (secondo alcuni) di risparmiarsi un po’ e di non giocare due partite di fila in tre giorni. Francesco Totti è una bandiera e un campione. E come tale si è sempre comportato, fin dalla prima volta che ha indossato la maglia della Roma. Lo ha fatto anche l’ultima volta, appena un paio di giorni fa. Ma adesso qualcosa è cambiato. In lui. Dentro di lui. Non l’attaccamento alla Roma, non l’amore per questi colori (quante volte si abusa di questa espressione, che invece andrebbe utilizzata col contagocce), quanto piuttosto la considerazione che Totti sente dall’esterno. Dal mondo Roma, da quel mondo che a parole dice di metterlo al centro del progetto e invece, coi fatti, non sempre lo fa. Ma adesso basta. Adesso le cose devono cambiare, già da oggi.

 

Oggi Francesco tornerà a Trigoria. Ha trascorso due giorni lontano dalla Capitale insieme a Ilary e ad alcuni amici, raggiunti subito dopo la trasferta di Marassi. Totti ha preferito staccare la spina e isolarsi. Non facile però, soprattutto perché non è riuscito a non pensare a quei quattro minuti in campo in cui avrebbe voluto spaccare il mondo e invece... Invece ha vissuto una cosa mai provata in carriera, perché l’unica volta che era entrato nel recupero era stato il 23 dicembre del 1995, Juventus-Roma 0-2, sostituì Balbo allo scoccare del 90’. Aveva 19 anni. Ed era, come oggi, il più forte di tutti. Solo che allora in pochi lo sapevano, mentre adesso tutti lo sanno. O dicono di saperlo. Perché da domenica Totti non ha sentito nessuno. Né la società, né tantomeno l’allenatore, con cui non ha avuto un confronto neanche negli spogliatoi di Marassi. Se lo aspettava, Francesco. Ma se lo aspetta ancora di più oggi. E probabilmente ci sarà. Sarà lo stesso Ranieri a cercare il Capitano, per chiarire con lui e con tutti, quello che, a suo dire, non era in alcun modo un affronto. Anzi, era un modo per fargli capire che solo un campione come lui avrebbe potuto risolvere una situazione ormai impossibile. Totti ascolterà, poi farà le sue valutazioni.

Le parole che il Capitano si aspetta dovranno essere più convincenti di quel «non mi ero reso conto mancasse così poco» che Ranieri ha dato in conferenza stampa. Una presa di posizione decisa se le aspetta anche da parte della società: domenica sera Montali aveva provato a spegnere sul nascere le polemiche («Totti è un professionista esemplare»), ma non è bastato. Sono i vertici che devono parlare e Rosella Sensi oggi potrebbe addirittura incontrarlo a Trigoria. Per confermargli, ancora una volta, che il suo ruolo nella Roma non è in discussione. Anche in questo caso, Francesco ascolterà e rifletterà. «Sono pronto a farmi da parte, se il problema sono io», aveva detto ad ottobre dopo il ko di Napoli. E ancora oggi la pensa così. Non ama sentirsi la quarta punta, a volte anche la quinta, non ama giocare così lontano dalla porta, non ama segnare così poco (solo 2 gol in campionato finora, mai così pochi dal ’96-’97), non ama sentirsi dire «quello non corre» perché sa che non è la verità. Se però questi attacchi dovessero continuare, senza che nessuno ponga un freno deciso, allora farà le sue valutazioni. Quali? Tutte quelle a disposizione, nessuna esclusa. Da un addio al calcio, a un addio alla Roma per vivere un’avventura all’estero. Sembrava fantascienza, fino a qualche mese fa. Scriverlo, ma anche pensarlo. Adesso però le cose sono cambiate e Genova è stato un punto di non ritorno. Francesco è entrato, ha anche provato a sdrammatizzare la situazione - «ma che inizia adesso la partita?» - e non ha mancato di rispetto a nessuno. Compagni (in primis), allenatore e società. Adesso però pretende la stessa cosa. Da tutti. E subito.